Dopo le 8 cose che non sapevate su di me pubblicate su Instagram, ecco le 8 cose che non vi ho mai raccontato sul mio espatrio.
Mi sono trasferita in Germania il primo maggio del 2017.
Mio marito è partito per trovare lavoro a Settembre del 2016 e siamo stati separati per 7 mesi. Quando è venuto a prendermi all’aeroporto di Düsseldorf, sono uscita e l’ho trovato ad aspettarmi con un mazzo di fiori. È stata un’emozione davvero incredibile che non dimenticherò mai. Portavo con me non solo due valigie ma anche tutto il peso che un trasferimento del genere comporta. Un paese straniero, in cui si parla una lingua che non conosci, la lontananza dalla famiglia e quindi tutto il viaggio con gli occhi rossi pieni di lacrime, e l’ansia per l’inizio di una nuova vita, che non sai come andrà.
Il mio primo anno in Germania l’ho passato a cercare di capire cosa fare.
Sinceramente non sapevo da dove partire.
Cercare lavoro in un ambito qualunque o studiare la lingua per poi trovare e fare il mio lavoro?
Così è partita la fase di ricerca su internet di corsi vari ma anche di invio di curriculum, che, per curiosità, ho inviato sia in Italia che in Germania. Dall’Italia poche volte ho ottenuto una risposta.
Dalla Germania invece quasi sempre mi rispondevano dicendo che o non potevo lavorare con loro perché non conoscevo la lingua, dato che mandavo tutto in inglese e loro volevano il tedesco, o che ero troppo qualificata per quella posizione. Una cosa impensabile in Italia, eh?
I corsi di tedesco mi sono stati pagati quasi completamente dallo stato.
Perché più o meno è così che funziona qui.
Il caso ha voluto che, nell’azienda di mio marito, facessero un corso di formazione in cui ad insegnare era una ragazza che lavorava in un ufficio di una scuola di lingua. Così lui ha preso informazioni ed io sono andata a parlarci di persona. Ovviamente in inglese.
Mi sono iscritta al corso dal livello base al B1 e lei mi ha spiegato che, se avessi superato l’esame al primo colpo, il collocamento mi avrebbe rimborsato la metà della spesa. E così è stato.
Per il B2, invece, ho dovuto lottare un po’, perché vogliono che tu non solo sia motivato ma anche che, per il tuo lavoro, quel livello di tedesco ti sia indispensabile. Come poteva essere altrimenti per me che devo lavorare come psicologa? E quindi, alla fine, mi è stato pagato anche quello.
Per il C1 poi mi sono dovuta muovere completamente da sola, dato che secondo il mio consulente al collocamento, io non avevo bisogno più di tanto di questo livello di tedesco. Loro mi hanno pagato però il riconoscimento dei titoli presso l’associazione di Psicologi e Psicoterapeuti di Berlino.
Io nel frattempo ho trovato il corso C1 all’università, gratuito, dove ho dovuto pagare solo l’esame. Meglio di così…
Il 10.10.2018 abbiamo fatto qui la promessa di matrimonio e ci siamo ritrovati in comune solo con 2 coppie di amici.
Sarebbero dovuti venire i nostri genitori ma per problemi vari e a causa della morte del mio caro nonno, non è stato possibile.
Quindi, con mio marito con la febbre a 39 ed io, con il cuore a metà, che sono andata da sola a comprarmi il mio bouquet, ce l’abbiamo comunque fatta.
Il freddo tedesco è un freddo secco e mi piace.
Non come il nostro che è umido. Di quelli che mio marito, l’inverno di 2 anni fa a Bergamo, toccandosi i capelli mi disse: “Ma… non ho fatto lo shampoo prima di scendere. Com’è che ho i capelli bagnati?!” Umidità a gogò.
Qui è anche piacevole, alle volte. Il freddo ma, attenzione, non il tempo nuvoloso 7 giorni su 7, in cui ci sono settimane intere senza sole.
Quando è scoppiata la pandemia ed ho scoperto di essere incinta, avevo trovato lavoro in un centro di salute mentale come psicologa.
Qui, se sei iscritta al collocamento, ti inviano a casa delle offerte di lavoro a cui potresti candidarti ed infatti così ho fatto.
Mi risposero ed andai a fare il colloquio. Poco dopo ho ricevuto la telefonata di conferma e anche il contratto fino a casa. Purtroppo e per ovvi motivi ho dovuto rifiutare. Ed è stato un peccato… Aber niemals aufgeben!! (Mai arrendersi)
Qui le persone non chiudono la porta a chiave.
Il che è inimmaginabile da noi. Tirano semplicemente la porta senza per forza chiuderla a chiave.
Quando abbiamo traslocato, il nostro padrone di casa, che abitava di fronte, un giorno, vedendoci uscire e vedendomi chiudere la porta a chiave, mi prese anche in giro. Mi disse sorridendo: “Hai chiuso bene?”. Si fidano delle persone e credono nel rispetto e nella bontà. Beati loro! E forse è per questo che qui funziona quasi sempre tutto come deve.
In Estate le giornate sono davvero lunghe.
C’è praticamente la luce fino alle 23 circa. Ed è una cosa che adoro.
Perdi la cognizione del tempo e ti ritrovi che è sera senza neanche accorgertene.
Mi ricordo i primi tempi che eravamo qui, senza lockdown, senza covid o restrizioni varie, quando ancora si poteva andare in palestra, io e mio marito siamo usciti da lì spensierati. Ci siamo guardati ed abbiamo detto: “Ma che ora sarà?” Ed erano le 22 passate, ancora con la luce che ci attraversava. Non ho pensato chissà che, anche perché non era una situazione particolare.
Ma oggi, per come stanno andando le cose, so solo che quel momento di normalità e spensieratezza non lo dimenticherò più.
2 Commenti
Anche in Francia le giornate sono lunghissime in estate, a Parigi soprattutto! E uno degli aspetti più belli dell’estate da expat ❤️
Verissimo Chiara! ❤️