A cosa serve la psicoanalisi?
Secondo due autori, Mitchell e Black, serve a raggiungere una più profonda comprensione di sé e una maggiore libertà personale. La disciplina della psicoanalisi è mutata nel tempo.
Partiamo da Freud. Per Freud la mente serviva a scaricare l’eccitamento causato da pulsioni che non riuscivano a scaricarsi altrimenti mentre ora per gli psicoanalisti moderni serve a preservare i legami con gli altri. Anche il concetto di trauma si è modificato nel tempo: da singola esperienza nella quale l’entità generata è troppo elevata per essere scaricata a una serie di modalità disadattive di interazioni.
Vi è un’altra differenza dovuta al cambiamento di concezione filosofiche dal secolo di Freud ai giorni d’oggi: secondo la psicoanalisi classica alla conoscenza di sé corrisponde la cura di sé; ecco questo concetto è estraneo ai modi di vedere contemporanei, secondo i quali non è possibile trovare la verità né su se stessi né sul mondo esterno.
Per Freud la psicoanalisi serviva a curare: aveva lo scopo di ridurre la sofferenza del paziente, rendere l’inconscio conscio, promuovere il controllo e l’autonomia rafforzando l’IO , scaricare l’affetto incapsulato e, in questa maniera, far diminuire l’angoscia. Inoltre cercava di mitigare la severità del Super-IO, attraverso l’interpretazione del Transfert .
Ecco focalizziamoci un attimo sul Transfert secondo la teoria freudiana: il paziente può sviluppare forti sentimenti per l’analista e questo sviluppo ferma il lavoro psicoanalitico di scavo dei ricordi. Il transfert è comunque un importante fattore perché promuove l’insight e la presa di coscienza. In poche parole, il terapista cerca di comprendere il motivo di questi sentimenti verso di lui e prova ad analizzarli perché aiutano a capire i problemi del paziente. Infatti sono sentimenti rimossi verso le figure della prima infanzia che vengono spostati sull’analista. Tramite il transfert, l’analista fa un salto nel passato e capisce cosa sia successo. Va detto che per il verificarsi del transfer non importano le caratteristiche dell’analista: il transfert si basa esclusivamente sugli aspetti del paziente. L’analista ha solo il compito di guidare la macchina del tempo, il paziente torna nel passato e comprende insieme al suo analista cosa gli sia successo. Per Freud l’analista in queste situazione deve rimanere calmo, attento a quello che succede. Deve rimanere obiettivo, visto che i processi di transfer non hanno nulla a che fare con l’analista stesso. Bisogna dire che rimane difficile mantenere la calma in questi casi; infatti l’analista potrebbe fare esperienza di sentimenti forti verso il paziente stesso, chiamati per l’appunto contro-transfer. I sentimenti devono essere nascosti e controllati ed elaborati dopo ogni seduta.
Non so se risulta chiaro da quanto ho scritto ma il pensiero di Freud rimane per molti aspetti distante dalla psicoanalisi di oggi per varie ragioni filosofiche di base.
Prima di tutto Freud era un illuminista, credeva che la verità fosse raggiungibile. Oggi non si crede più che sia possibile e si parla pochissimo di verità nei circoli filosofici e psicologici. La concezione della psicologia freudiana era inoltre unipersonale, ovvero il contenuto psichico per Freud è interno al paziente. Anche questo concetto è stato superato.
Torniamo alla rimozione e alla resistenza.
I processi di rimozione e resistenza vengono innescati per due motivi: 1. Le pulsioni proibite sono pericolose, 2. Il bambino pensa che siano malvagie e cattive, grazie alla visione del mondo che viene interiorizzata dal Super–Io. Il super –io è un concetto importante nella psicologia e non va sottovalutato. Infatti se ci si pensa bene è un conglomerato delle interiorizzazioni delle esperienze passate; permette di affrontare situazioni nuove già con cognizione di causa, ovvero con delle aspettative che sono determinate dall’esperienza passata. Queste esperienze vengono poi interiorizzate rafforzando le idee che venivano dall’ Super -io stesso. Insomma siamo in una sorta di circolo vizioso. Il super-io interpreta le esperienze secondo idee che ci sono trasmesse, aspettative per essere più precise, l’esperienza serva a confermare le aspettative che vengono imposte dal super-io e poi tutto ricomincia con il presentarsi di nuove esperienze. Quando si riesce a portare alla coscienza i contenuti della rimozione, sottraendoli dal subconscio il paziente sta meglio, però il cambiamento non è duraturo se il Super-Io non smette di promuovere quei processi di rimozione che fanno male alla persona. Quindi ci vuole una modifica nel Super-Io: un cambiamento che non provochi lo stesso tipo di processo di rimozione. Questo ultimo concetto ci viene dallo psicologo Strachey che sottolinea l’importanza del super-Io nella teoria freudiana. In effetti se non riusciamo a modificare le aspettative che il super-Io impone sull’Io, allora non cambia nulla. Durante l’interpretazione della rimozione per Strachey se lo psicoanalista comunica che le sue reazioni sono diverse da quelle apprese dal genitore si incomincia a smuovere qualcosa. Quello che lo psicoanalista dice sono delle prove a sfavore del Super–Io e quindi potrebbe essere l’inizio di una nuova strutturazione del Super-io.
E’ Strachey a sottolineare l’importanza del Super-Io e dell’importanza di modificare le aspettative che impone sull’IO se si vogliono ottenere risultati duraturi per il paziente. Il contributo di questo psicologo è importante perché si cambia prospettiva; diviene importante la modalità di relazione fra il paziente e l’analista e l’analisi non si focalizza più sul passato ma sul presente.
Eccoci arrivati alla conclusione di questo post, comunque abbastanza lungo. Facciamo un bel riassunto. Per Freud la psicoanalisi serviva a curare, la sua teoria però era diversa da ciò che seguono i terapisti oggi. Considerava solo il paziente in se stesso come entità quasi unica, monadica, forse detto meglio, la sofferenza era da ritrovare solo nel paziente ed era causata da impulsi disturbanti rimossi. Era il passato la basa della cura: la conoscenza di se stessi è la basa della verità e della salute. La sofferenza invece si trova nelle modalità di relazione con il paziente; il passato e il presente hanno uguale importanza e la relazione tra paziente e terapeuta è la cura all’interno della relazione.
La psicoanalisi è un argomento difficile di per sé ma conoscerne alcuni aspetti ci può aiutare nella vita quotidiana. Spesso ci compriamo dei libri di auto-aiuto, il che va bene, io, però credo che, invece, una conoscenza di ciò che hanno detto i principali autori non sia da sottovalutare anche perché sfata il mito, o meglio lo stereotipo negativo, che si è un poco creato su chi cerca aiuto. Invece cercare aiuto è importante e ci aiuta ad affrontare situazioni pesanti e negative. Immaginiamoci che abbiamo una persona difficile e pesante a lavoro, parlare con qualcuno esterno che non sia un amico o una persona cara ci permette di affrontare il problema in maniera oggettiva. Insomma, ricordiamoci che non è tutto dentro di noi ma sono anche le relazioni con gli altri che ci creano problemi ed esplorare nuovi modi di modulare questi rapporti è solo segno di forza e intelligenza.
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