Aerei in volo dalla terrazza
L’attesa è durata un po’ più del dovuto a causa di un’ora di ritardo del volo.
Fuori fa molto caldo ma non importa perché qui in aereo c’è l’aria condizionata.
Sono molto carica: il portabebè, la valigia, il passeggino, due borse e ovviamente il bebè. Ma anche stavolta è andata bene, le persone sono buone.
Sono stati in tanti ad aiutarmi e non ho trasportato neanche una borsa.
Tutto mi è stato sistemato nelle cappelliere sopra la mia testa da qualche angelo intenerito dalla mamma che viaggia sola con una bambina piccola.
Prendo il telefono per avvisare la famiglia che l’aereo sta per decollare. Ricevo su Whatsapp un messaggio di mia madre che mi ha accompagnata in aeroporto:
“Buon viaggio…Tra una decina di minuti vado sul terrazzo, come tutte le volte. Vedo l’aereo in decollo. E poi seguo il volo dal computer finché atterri. Un dolce bacino alla bimba.”
Casa dei miei è una villetta a pochi minuti in auto dall’aeroporto.
Ogni volta che sono in partenza, dall’oblò dell’aereo scorgo ampie distese di ulivi, case bianche e il cielo azzurro che incontra il blu del mare sulla linea dell’orizzonte. So che su una di queste terrazze c’è mia madre che fa finta di stendere la roba ma che in realtà cerca il mio aereo e, convinta di vederlo, ha la sensazione di stringere me e sua nipote qualche minuto in più accanto a sé.
Vivere vicino a un aeroporto da quando si è piccole vuol fare i conti con il rumore frequente degli aerei che atterrano e decollano.
A volte li ho visti così da vicino da far impressione. Col tempo ci si abitua al rumore del motore quasi sul tetto di casa.
Ricordo che quando ero adolescente, se andavo in terrazza o facevo il bagno in mare, spesso vedevo un aereo che era appena decollato e spiccava il volo.
Pensavo a quale sarebbe stato il mio e dove mi avrebbe condotto.
È come se, in cuor mio, avessi sempre saputo che me ne sarei andata e che la mia vita sarebbe stata altrove.
Adesso che sono fuori da tanti anni, gli aerei sono un po’ la mia seconda casa, ma qualcosa forse sta per cambiare e presto i viaggi in Italia saranno ridotti al minimo per impegni lavorativi e familiari.
A volte, quando torno, mi sembra che tutto ciò che mi circonda sia rimasto tale e quale a come l’avevo lasciato: imbalsamato.
Le strade, a parte quelle del centro, sono dissestate, i trasporti funzionano male e la mentalità di molta gente è furba, mercantile e retrograda.
C’è chi si è “sistemato” rigorosamente verso i trent’anni e poi c’è chi è fatuo e pensa solo alle serate e allo shopping.
Io mi sento molto cambiata e non sarei più capace di rimanerci a vivere, mi sentirei in una prigione.
Sono un’altra persona, ho conosciuto culture diverse, penso anche in altre lingue, ho vissuto e lavorato in ambienti internazionali, è un po’ come se avessi vissuto più vite. Ma questo è molto difficile da spiegare a chi non è mai stato fuori a lungo. È estremamente facile essere fraintesi e spesso preferisco rimanere in silenzio o parlare molto poco se mi fanno domande.
In questi anni fuori, sono caduta tante volte e mi sono capitate tante cose (non tutte gradevoli).
Faccio tesoro di ogni esperienza, ne avevo bisogno per crescere.
Non so dove mi porterà tutto ciò, ma sono fermamente convinta che, se non avessi abbandonato la mia zona di comfort circa dieci anni fa, non sarei mai stata così felice come lo sono ora.
Chi sono
2 Commenti
Che bei pensieri !
A volte succede anche a me di osservare gli aerei in cielo ed immaginare dove stiano andando… e quando ci sono io su quell’aereo, mi chiedo se le persone che ci osservano dall’alto stiano pensando la stessa cosa! Che storia!
In ogni caso, il tuo “spiccare il volo” è stato coraggioso e determinante, di sicuro sei una persona diversa rispetto a 10 anni fa e con tantissime cose da raccontare ! 😊
Non vedo l’ora di rileggerti!
Un grande abbraccio,
Chiara – Parigi
Ciao Chiara, grazie per il tuo commento. Sì, hai ragione, sono cambiata tantissimo in questi dieci anni fuori! A prestissimo sul blog, un bacione!