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After Trump, pensieri di un’italiana dalla Silicon Valley

di Manuela
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Ecco un’analisi asciutta e senza retorica di una cittadina italiana che vive qui negli States da meno di due anni, che purtroppo non ha potuto esercitare il sacrosanto diritto di voto (sebbene si senta perfettamente integrata nella propria “community”), non essendo titolare di cittadinanza, ma che rivendica la possibilità di voler usare quello al pensiero critico… proprio qui, dove i mass media hanno un ruolo di primaria importanza non solo nell’informare, ma anche nel formare la visione del mondo dell’americano medio, troppo spesso smontando e rimontando ad arte, a seconda delle leggi di mercato e/o finanziare, i gusti e le preferenze dell’uomo comune, a mio avviso estremamente sensibile all’ influenza esageratamente straripante dei social media.

Cominciamo col dire che l’America che vivo io, la California ed in particolare, la Silicon Valley, non è l’America, è una realtà eccezionalmente sviluppata, avanguardista ed all’avanguardia, illuminante ed illuminata, che geograficamente si colloca su territorio americano! La vera America (se non altro numericamente parlando a livello demografico) è quella della Cotton Belt, è l’America della Middle class, sempre più vessata dall’incremento delle tasse, frustrata dalla contrazione dei fondi erogati per il sistema scolastico pubblico, strangolata dall’aumento vorticoso dei costi delle assicurazioni sanitarie, rese di fatto, finalmente obbligatorie dalla riforma Obama. Voglio menzionare che noi (io e mio marito) abbiamo pagato 300 $ di multa (versati tramite dichiarazione dei redditi) perché appena arrivati qui nel 2015 non avevamo avuto il tempo di aderire ad alcuna assicurazione sanitaria, essendoci delle precise finestre temporali atte all’iscrizione.

Credo che, da un punto di vista prettamente legato all’analisi politica, ci sia stato da parte di Hilary un errore di fondo, la sottovalutazione della propria base elettorale, e di conseguenza una strategia politica non adeguata. Ho seguito tutti i confronti politici faccia a faccia trasmessi in tv, ebbene, personalmente, mi è parso che lei non fosse abbastanza incisiva, anzi, estremamente politically correct, per nulla populista, ed assolutamente tecnica nello spiegare alcune dinamiche interne al sistema.
Appeal? Purtroppo, pari a zero!

Lui, debordante, preopotente, ma sempre con lo stesso slogan sterile sulle labbra, ripetuto fino allo sfinimento, “make America great again”, slogan che ogni americano ha potuto pregnare del significato che meglio ha creduto! Lo ha riempito con i propri sogni, le proprie aspettative vanagloriose, e quando presenti, i propri deliri di onnipotenza…”noi siamo la più grande nazione al mondo, la più potente, riprendiamoci il ruolo geopolitico che ci spetta sullo scacchiere internazionale”. Trump anche nei comizi live è stato sempre trascinante, pochi concetti, tanta demagogia che si è retta su slogan chiari e semplici, puntando sull’orgoglio ferito ed il desiderio di rivincita del popolo americano.

Ecco, è a questa base elettorale che ha parlato Trump. Hilary col suo “stronger together “in un momento così difficile (in cui se in qualsiasi luogo pubblico esplode un palloncino, la gente si getta in terra e chiama il 911 pensando ad un attentato, in cui gli attentatori hanno troppo spesso una fede religiosa diversa o un colore della pelle ambrato) è risultata poco credibile! Lo slogan recitava “ Più forti insieme”, ma dalle varie interviste raccolte durante le news, mi è parso che  la domanda a cui l’elettore indeciso  non ha saputo dare una risposta è stata “ma insieme con chi?”  Col profugo arrivato qui troppo in fretta, come rifugiato, su cui è stato eseguito uno screening veloce o sommario, poiché il solo fatto che provenisse da un Paese in guerra gli ha consentito di vivere su suolo americano,e che poi si fa saltare in aria? o con l’afroamericano che uccide a freddo un uomo bianco in divisa nell’esercizio del proprio lavoro? Stronger together??? Really?

Ci troviamo di fronte ad una società dilaniata da tensioni interne inimmaginabili, ecco perché “stronger together” voleva essere una forma di risposta credibile. Sì, stronger together significava proprio questo, unire le differenze e trovare in quel “melting pot” la forza per rendere questo straordinario Paese ancora più forte, funzionale, aperto. Hillary non voleva cancellare le differenze, voleva renderle strategia di forza, è nella multiculturalità, nell’accoglimento franco di chi è diverso da noi, che cresciamo non solo come esseri umani, ma anche come cittadini. Paradossalmente, il suo aplomb, la sua classe, la sua estrema competenza in fatto di politica internazionale e burocrazia interna, l’hanno resa impopolare. Lei è sempre stata vista come parte del sistema, dell’establishment, pertanto non in grado di tutelare gli interessi dell’uomo della strada, ma solo di preservare e tutelare il sistema. Trump, invece, ha fatto leva sulle paure ancestrali di ogni essere umano (la minaccia rappresentata dal diverso) e sulla rabbia. E qui è estremamente semplice schiacciare il “rage button”, molti americani ritengono di aver motivo per essere arrabbiati. Di fatto, per molti votare Trump è stato un voto di protesta, non perché si ritenessero rappresentati dalle idee espresse dal magnate, ma perché, a loro è apparso che finalmente qualcuno portasse avanti delle idee,appunto, invece che delle ideologie!

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Trump ha dipinto sè stesso come un uomo semplice, capace di fare la battuta scurrile come qualsiasi altro uomo in uno spogliatoio maschile, quando non ci sono orecchie femminili intorno, dalle idee poche (tuteliamo l’idea di famiglia, recuperiamo l’identità americana mettendo freno all’immigrazione selvaggia, rispediamo a casa i clandestini, ripristiniamo la sicurezza) ma chiare, espresse in modo assolutamente comprensibile senza preoccuparsi del registro verbale adoperato. 

E poi va dato merito a chi ha condotto la sua campagna elettorale sui social media, fb e twitter in primis. Qui al Saturday night show, i comici hanno fatto a gara nel deriderlo perché postava tweet agli orari più assurdi, anche di notte! Ebbene, la gente comune si è completamente identificata! Il commento più comune tra i suoi supporters intervistati a margine di una qualsiasi delle sue apparizioni pubbliche era proprio questo “lui è uno di noi!”, “lo voto perché si prederà cura di noi” .

Hilary, invece , ha puntato sull’endorsement dei media tradizionali, stampa e tv, come era avvenuto nelle campagne elettorali precedenti , senza tener conto che oggi sono i socials ad influenzare la vita reale, dettandone regole, mode, tendenze, creando instant stars e modificando le credenze sociali sin dalle basi (vista la diffusione capillare soprattutto tra i giovanissimi). Anche questo ha contribuito a renderla distante agli occhi dell’elettore medio. Il fatto di essersi ostinata a fare campagna elettorale come dieci anni fa, non l’ha premiata. Lei è stata la prima a resistere al cambiamento, sebbene professasse il contrario! Portare grandi stars sul palco delle conventions, avere supporto pubblico e conclamato da tutta la Hollywood che conta, l’ha resa ancora più impopolare e vicina ad un mondo patinato che è lontano anni luce del mondo reale! Ma di fronte alle parole di incoraggiamento e supporto di una Katy Perry, Oprah Winfrey o George Clooney, solo per citarne alcuni ma la lista è immensa, cosa deve pensare un operaio della Ford del Michigan che teme la rilocalizzazione della fabbrica per la quale lavora in Messico, e quindi sa che perderà il lavoro nonostante la propria dedizione e competenza? “Greater together”…really? Vale molto di più la promessa di Trump che si reca lì sul posto, e in uno dei suoi comizi, promette che mai e poi mai lascerà alla Ford la libertà di delocalizzarsi in Messico e se proprio dovesse farlo, imporrà un’accisa del 35% per ogni auto di ritorno da vendere sul mercato USA. In fondo è stato il sostegno manifesto ed acclarato della Clinton al NAFTA (Accordo nordamericano per il libero scambio) che ha messo in ginocchio gli stati industriali dell’Upper Midwest, e loro ( i blue collar workers, gli operai) sanno molto bene contro chi puntare il dito.

E poi c’è il discorso della base elettorale dell’uno e dell’altra…due universi paralleli. Hilary qui, in Silycon Valley, ha rastrellato milioni di dollari in endorsement da parte delle aziende e delle università più prestigiose, ferme assertrici che la vera ricchezza in un mondo che cambia così in fretta, sia il multiculturalismo da un lato (quindi la capacità di far posto a tutti, anche allo straniero ed al portatore di una ideologia religiosa o politica diversa dalla propria, perché è in quella diversità che risiede la vera ricchezza) e la capacità di adattarsi, mutando, assecondando il fluire del cambiamento (riconversione e sviluppo). Voglio anche ricordare che qui negli USA, c’è un alto tasso di astensionismo, molti americani non vanno per nulla a votare, quando si ottiene il 50% di affluenza alle urne, si parla di grande successo elettorale! Allora i supporter più arrabbiati, convinti e bellicosi sono stati quelli più disposti a fare lunghe code ed attese estenuanti pur di far valere la propria voce in cabina elettorale, ed in questo Trump aveva gioco facile. 

Va anche aggiunto che il sistema è concepito in maniera tale che il Presidente non è solo scelto dalla popolazione votante, ma anche dai Grandi Elettori (538 persone in totale, che a loro volta variano di numero in base alla popolosità dello Stato, ma per statuto, non sono mai inferiori a tre per Stato). A quanto pare, a conteggi effettuati, la Clinton, di fatto, sarebbe il Presidente eletto dal popolo, poiché ha collezionato un maggior numero di voti, non tantissimi, mentre Trump avrebbe ottenuto la vittoria grazie alla combinazione del voto popolare sommato a quello dato per scontato( ma che è ancora da esprimere, di fatto), dei Grandi Elettori, ben 290, rastrellati in Stati densamente popolati e quindi con un numero consistente di Grandi Elettori, per esempio il Texas, la Florida, la Georgia, il Tennessee. Voglio ricordare che i grandi elettori vengono assegnati d’ufficio al partito che ottiene più consensi in quello Stato, senza applicazione del criterio di proporzionalità.

Ora c’è un movimento, ovviamente supportato dai democratici, che vorrebbe impedire l’insediamento alla Casa Bianca del neo eletto Presidente, sulla base del fatto che costui non rappresenta le preferenze espresse dalla gente. Il meccanismo è questo, il 19 dicembre i Grandi Elettori sono chiamati a votare per l’elezione del Presidente e del Vice Presidente, i democratici sperano che alcuni dei Grandi Elettori repubblicani possano “cambiare idea” e attribuire la propria preferenza al candidato democratico. Per i Grandi Elettori, rei di aver rivisto la propria posizione è prevista una multa, ma di fatto la preferenza non viene invalidata…ovviamente la Clinton ed il suo partito sarebbe ben lieta di pagare le multe per tutti!

Personalmente non credo che nulla cambierà, ma se così fosse, sarebbe un esempio reale di democrazia a partecipazione diretta del popolo, una nuova Atene con piazza virtuale (visto che il movimento origina e si propaga attraverso la rete) a sostituzione dell’agorà.
Chapeau America, mi inchino.

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11 Commenti

MA 21/11/2016 - 09:47

Manuela complimenti, non avrei saputo raccontare meglio la realtà americana e questo voto strampalato; sarà pur vero che non hai potuto votare in America, ma almeno hai ricevuto la lettera del nostro caro Presidente Renzo per il grande referendum, che in quanto a democrazia, anche qui ci sarebbe molto da dire…

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Manuela 21/11/2016 - 20:20

Grazie per i complimenti! Hai ragione sul fatto che in Italia tante cose andrebbero cambiate…io sono partita proprio perchè non riuscivo più a riconoscermi nel nostro glorioso Paese. Resto orgogliosissima di essere italiana, ma non mi sento degnamente rappresentata politicamente.

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Alessandra 21/11/2016 - 12:52

Finalmente un post bello, chiaro, interessante, semplice, da leggere dall’inizio alla fine. Ormai l’argomento è noto, ma scritto in questo modo sembra totalmente nuovo. Complimenti!

Rispondi
Manuela 21/11/2016 - 20:24

Grazie Alessandra! Ho scritto questo post proprio con l’intento di rendere quanto più chiara possibile, la realtà che vivo, ad una persona seduta in Italia nel salotto di casa, bombardata da un’informazione manipolata da questa o da quella fede politica…Non sai quanto mi hanno reso felice le tue parole!!!!

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Chiara 21/11/2016 - 14:31

Complimenti per l’analisi azzeccatissima! Anche io sono una expat senza voto negli USA e concordo su tutta la linea!

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Manuela 21/11/2016 - 20:25

Grazie Chiara per aver trovato il tempo di leggermi e per i complimenti. Dove vivi tu? nella mia stessa area?

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anna 21/11/2016 - 19:43

brava hai fatto un’analisi appropriata ciao bacioni

Rispondi
Manuela 22/11/2016 - 21:05

grazie Anna per avermi “letta”, mi fa piacere che tu l’abbia apprezzata. Un abbraccione a te :)))

Rispondi
Quintilio Crovetti 22/11/2016 - 19:52

Complimenti, analisi perfetta.

Rispondi
Manuela 24/11/2016 - 20:04

grazie per i complimenti Quintilio, mi fa piacere tu abbia apprezzato. Un caro saluto

Rispondi
Enza 28/11/2016 - 22:22

Manuela, veramente brava, complimenti per una analisi da un punto di vista unico, cioè il tuo, essendo arrivata qui di recente.

Dopo oltre due decadi di permanenza in California ed 8 di cittadinanza americana mi permetto di condividere un paio di note dal mio punto di vista:

Oltre due milioni di voti portano alla Clinton la vittoria del voto popolare. Se ne stanno ricontando oltre 4 milioni in California solamente dove la stragrande maggioranza dei cittadini ha votato per la Clinton. Verissimo che purtroppo la sua preparazione, intelligenza e tenacia non sono stati riconosciuti da una massa di ignoranti che vivono sull’onda di ciò che “vomitano” le loro chiese, templi, congregazioni, istituti religiosi in cui si impara sin da piccoli che la donna deve seguire ciò che l’uomo decide di fare, ciò che il governo e la religione decidono di fare con il suo corpo e la sua mente… L’anima del puritanesimo… Ne vogliamo parlare? O vogliamo continuare ad ignorare il fatto che molte donne per prime si sono schierate (purtroppo) con un uomo che dovrebbe essere dietro le sbarre per aver abusato sessualmente minorenni e non comprandosene molte a suon di dollaroni?

Sounds familiar? Possibile che nessuno impari da nessuno? Ma sai a quante amiche ho dovuto menzionare la parola “Berlusconi” e spiegare perché non esiste giustizia particolarmente per le donne in Italia e nel mondo?

L’unica differenza fra Berlusconi e Trump è che almeno – e lo dico con disgusto e dolore – Berlusconi se ne vanta e se ne vantava dei suoi Bunga-Bunga parties!

Questo aborto umano racchiuso in quasi 200 libre di razzismo nella forma più vile, abusi e soprusi, bugie, ricatti e corruzione non ritiene assolutamente importante né necessario ammettere qualsiasi evidenza di abuso di potere, violenza sessuale e frode su scala internazionale.

Si, Trump è un bravo venditore di padelle, come lo era Berlusca, ma non per questo lo riconoscerò mai come presidente del paese in cui ho vissuto, lavorato e PAGATO fior fior di tasse da oltre 20 anni.

A proposito di tasse: l’unica cosa di cui si vanta Mr. Trump è che non ha mai pagato federal taxes. MAI. Ripeto: mai. Chiusa parentesi.

L’esperienza di Clinton in materia di riforma sociale ed economica non sono stati compresi da un’altra marea di ignoranti in questo caso i nostri giovani, i “Millenials”, che hanno cavalcato l’onda del super radicalismo con Bernie Sanders (che io personalmente adoro ma che non ce l’avrebbe mai fatta per ovvi motivi storici in cui viviamo).

Quando Bernie non ce l’ha fatta, i nostri giovani sono rimasti a casa con il “broncio” come dei “toddlers” (bambini di 2/3 anni), oppure hanno buttato via il loro voto di protesta in candidati come Johnson che non sa neanche cosa significhi la parola “Aleppo” o “pussy” da ciò che si pensa di lui in generale… Ed è proprio grazie a questi ignoranti con una vita alquanto squallida che oggi ci ritroviamo possibilmente un Trump nella Casa Bianca.

Riguardo al fattore immigrazione, rifugiati politici e non, mi ritengo estremamente fortunata di aver conosciuto attraverso sia il mio lavoro, che i miei progetti di volontariato, un gran numero di immigrati sia da zone poverissime del mondo che da zone di guerra in cui milioni di bambini, neonati, madri incinte vengono quotidianamente seppelliti sotto le macerie delle loro case, scuole, ospedali, edifici che cadono ogni giorno, distrutti da drones provenienti da ogni “civiltà cosiddetta avanzata tecnologicamente”… perché guardiamoci francamente nelle palle degli occhi: queste sono le stesse civiltà che socialmente sono rimaste ai tempi dei Neanderthals.

Questi immigrati e rifugiati per la stragrande maggioranza, sono la forza lavorativa dei nostri paesi. Sono quelli che si fanno il culo come una capanna per permettere ai propri figli di avere un’istruzione superiore, una vita migliore, in cui non vengano trattati come cittadini di terza categoria o peggio, come terroristi, solo perché il colore della loro pelle e più scuro o perché pregano un dio differente dal nostro o semplicemente perché lavorano in media 15/20 ore al giorno in tre differenti lavori se sono fortunati, per ricavarne uno stipendio solo.

Riguardo allo stato della polizia o meglio ancora, la “polizia stato” che stiamo diventando, come in tutte le forze dell’ordine ci sono purtroppo elementi che danneggiano il lavoro di tanti, prendendo nelle proprie mani la giustizia che ritengono sua più adeguata per la loro visione distorta e razzista di questo pianeta.

In 20 anni d’America, e soprattutto sin da quando il primo afro-americano e diventato presidente degli Stati Uniti, non ho mai visto così tanta violenza nei confronti di “black teens” disarmati e “black adults” (uomini e donne) anche loro DISARMATI, come mai prima… Spregevole. Tanto quanto la prima esperienza che ebbi quando uscii dalll’areoporto di Los Angeles nel lontano dicembre 1991: un ragazzo di colore schiaffato brutalmente su una auto della polizia, la testa pressata sul vetro, le mani dietro la schiena, ammanettato come un animale semplicemente perché stava chiedendo le elemosina su una strada affianco ad uno degli aeroporti maggiori degli Stati Uniti.

Vent’anni dopo una scena simile si ripresenta, a Palo Alto, in California. Un “chip” (poliziotto in moto) cerca di sbarazzarsi di un uomo di colore con un cartello che legge “lavoro per cibo”.
Io, seduta in macchina, ferma ad un semaforo rosso. Il poliziotto si trattiene perché nota che la cosiddetta ha sfoderato un iPhone e sta riprendendo video, commentando ciò che vedo.

Milioni di realtà, milioni di vite sono alla mercé di un sistema che sta collassando su se stesso, come l’impero romano, in cui i soldati di frontiera abbandonarono Roma uno ad uno, consapevoli che la giustizia e l’uguaglianza dei diritti umani erano stati strangolati dal benessere e lusso più sfrenati e designati solamente a quel fottuto 1% che non sa e non sapeva neppure come allacciarsi i sandali (per metterla in un modo più dignitoso)…

Concludo pregandoti di seguire le notizie riguardanti l’ultimo “mass shooting” avvenuto presso l’Ohio University proprio quests mattina.

Mentre mi piange il cuore per i genitori degli studenti che sono stati uccisi oggi come nei moltissimi, TROPPI episodi di “mass shooting” in America, ti chiedo di ascoltare come Trump e la sua amministrazione (nelle tasche di NRA) parlerà del 2nd amendment, di come sia incostituzionale prendere le armi dalle mani dei cittadini, invece di schierarsi con i milioni di famiglie che hanno perso i loro cari perché non si riesce a passare nulla riguardo a “background check”, “mental health reform”, e tante altre proposte di legge che potrebbero salvare vite.

Grazie di nuovo per aver condiviso il tuo punto di vista.

Un abbraccio e teniamo le dita incrociate!

Enza

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