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Agli arrivi

di Chiara - Parigi
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Agli arrivi

Uno dei luoghi per me più belli al mondo è senz’altro l’area arrivi degli aeroporti.

L’area arrivi di un aeroporto è un tripudio di emozioni, di alchimia, di magia tra gli esseri umani.

Dopo ogni atterraggio resto sempre qui per qualche minuto, incantata, ad osservare le persone.

Mi piace guardarle ed immaginare ciò che avranno da raccontare sul loro viaggio, le emozioni che provano rivedendo le persone che sono andate a prenderle.

E di emozioni, agli arrivi, ce ne sono tantissime. 

Ci sono due innamorati che magari si ritrovano dopo due settimane, un mese o forse più: nei loro occhi lucidi vedo tutta l’attesa di quel momento, percepisco la felicità di godersi qualche giorno tutto per loro, senza pensare alla distanza che li separa.

Li osservo baciarsi e sembrano rinchiusi in una bolla, nella quale ci sono solo loro per qualche minuto e tutt’intorno più nessuno. Non posso sentirli ma osservo i loro sguardi, i loro sorrisi smaglianti: è il momento magico in cui uno sguardo basta per dirsi tutto.

Vedo bambini gioiosi e scalpitanti, impazienti di ritrovare i loro genitori di ritorno da un lungo viaggio di lavoro.

Altri attendono felici i loro nonni, che vedono sempre troppo poco spesso. Magari li aspettano con un cartellone di benvenuto fatto con le loro manine, con gli occhi sgranati, impazienti, come per dire “ma quando arrivano?”.

Ricordo ancora una scena all’aeroporto di Pescara, un paio di estati fa: una bimba minuscola che accoglie i nonni venuti dal Belgio con una scritta “Bienvenus Papou et Mamie” (Benvenuti Nonna e Nonno).

Da sola, con questo cartellone più grande di lei, corre verso i nonni e li stringe in un caloroso abbraccio.

Brevi ed intense scene che scaldano il cuore.

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Parigi, Aeroporto di Orly

Ci sono famiglie intere di expats che tornano per le feste o per le vacanze estive.

Bambini piccolissimi, alcuni ancora in fasce, che si guardano intorno stupiti, confusi.

Sono circondati da zii, cuginetti, nonni che magari vedono per la prima volta. Tanti sconosciuti che li riempiono di feste, coccole e gran sorrisi. A questi cuccioli manca ancora la parola, ma i loro occhioni spaesati sembrano dire: “E adesso chi sono questi qui?”.

Poi ci sono amici che finalmente si ritrovano. Expats vicini e lontani che dopo tanto tempo provano da vicino le stesse emozioni. Si scambiano quegli abbracci forti, veri, che ti tolgono il respiro, quei momenti di calore che vorresti durassero per sempre. Si dicono tanti “finalmente”, “da quanto tempo”, ” non vedevo l’ora”, con gli occhi che non sanno se ridere o piangere.

C’è la voglia di stare insieme, di raccontarci tutto ciò che ci è capitato, di confidarsi, di sfogarsi; la voglia di brindare, mangiare, ballare insieme; di divertirsi come ai vecchi tempi, come se nulla fosse cambiato, come se il tempo non fosse mai passato.

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Amiche a Catania, luglio 2018

Ci sono i genitori di noi expats che ci aspettano con impazienza.

Che da due settimane stanno facendo il conto alla rovescia, che da un mese ci chiedono cosa vorremmo mangiare e cosa vogliamo portare in valigia al ritorno. Sanno perfettamente che il volo atterra alle 18, ma loro alle 17:15 saranno già lì, agli arrivi. Se papà non arriva in aeroporto un secolo prima, non è lui.

Ormai conosco a memoria l’Aeroporto di Capodichino. Stessi negozi, stessi gates, stesse scale mobili.

Stesse emozioni all’area degli arrivi.

C’è sempre mamma che mi viene incontro, con gli stessi occhi lucidi e increduli e i suoi abbracci stritolanti.

Papà ci aspetta sempre al parcheggio, ed ogni volta carica lui la mia valigia perché “è troppo pesante”. A seguire, un breve tragitto in auto pieno di racconti, di aneddoti, di aggiornamenti, di telefonate per avvisare che “sei arrivata”.

C’è la pizza ben calda che ti aspetta a casa, comprata dal pizzaiolo di fiducia, sempre lo stesso, senza che nessuno te lo chieda. C’è la mozzarella di bufala rigorosamente acquistata due giorni prima, per farle “prendere sapore”. Ci sono i caffè delle undici di sera, i film di mezzanotte, e tanto, molto altro ancora.

Tante cose da dirsi e tanto da fare, e sempre troppo poco tempo, come se tre giorni durassero poche ore.

Sono tutti momenti che ti fanno capire che davvero nulla è cambiato.

Che nonostante i momenti di sconforto e la nostalgia che ogni tanto fa capolino, anche in capo al mondo saprai che un rapporto vero, leale e sincero durerà per sempre. Che quelle persone lontane chilometri sapranno sempre farti sentire a casa, ed anche vedendole una volta l’anno, le sentirai sempre accanto a te.

All’area degli arrivi il tempo sembra fermarsi.

Non c’è spazio per l’odio, il cinismo, l’avidità che spesso invadono ed inaridiscono il mondo.

Qui c’è solo amore, in tutte le forme in cui può manifestarsi: coppie, amici, genitori e figli, parenti lontani. C’è la gioia di ritrovarsi, l’entusiasmo per il viaggio da cui si ritorna, ci sono sorrisi, baci infiniti, abbracci indimenticabili.

In un’area limitata di un moderno e trafficato edificio, distante dal centro abitato, basterà guardarsi intorno, solo pochi istanti, per rendersi conto che, davvero, l’amore è dappertutto.

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2 Commenti

Ilaria Madrid 18/04/2019 - 11:05

Ciao Chiara, anche io adoro l’area degli arrivi come te. Mi piace osservare le persone e immaginare la loro storia. Poi quando sei tu a tornare a casa, quel calore è davvero ineguagliabile ❤️

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Chiara - Parigi 18/04/2019 - 13:15

Ciao Ila,

che bello!! È proprio vero, agli arrivi c’è un’atmosfera unica e quando ne siamo i protagonisti ancora di più. Già passerei giornate intere in aeroporto solo per stare in mezzo alla folla di viaggiatori… agli arrivi resterei fino alla chiusura per sbirciare discretamente tutte le storie meravigliose che la gente ha da raccontare ❤️

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