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Agosto: ci ridate la Summer Card?

di Laura Cavalcante

Agosto: ci ridate la Summer Card?

grano

Ciao Agosto, io ti conosco.

Ed anche bene.

Una volta eri l’ultimo mese dell’estate, adesso sei l’estate, l’unica “de verdad”.

Volete per caso sapere se sono ancora a Barcellona? La risposta è #sissignore.

9 Agosto – giorno in cui scrivo questo post – quasi San Lorenzo, 34 gradi, una salopette di jeans, sandali chiari con un mini laccetto centrale che si estende sui lati fino a circondarmi le caviglie, capelli legati in un maxi chignon basso, rigorosamente Barcellona.

Ma…com’è l’estate in città?

Di getto la risposta sarebbe: un orrore.

In realtà amo dovermi ricredere e sfatare i miti. Quindi lo confesso: no, non è poi così male.

No, dico davvero.

Ve la descrivo: le strade sono nettamente più vuote, riesci a camminare in modo più agile senza dover condividere i metri cuadrati con altre mille gambe, non è strettamente necessario uscire da casa mezz’ora prima per prendere l’autobus (il traffico quasi non esiste), l’aria condizionata dell’ufficio è sacrosanta e ti “far venir voglia” di lavorare (prendere questa frase con le dovute cautele :P), i miei tre supermercati appaiono più rilassati, persino i cassieri hanno i visi più distesi. Le cene a casa degli amici sono più frequenti e anche piacevoli. Come il loro sapore.

A cena dai miei amici Luca e Botto

Di cosa sanno, allora? Sanno d’Agosto. Quel mese che da bambini era familiare, con i compiti delle vacanze neanche iniziati e quell’aura di ribellione che adornava la tua ombra sotto gli alberi della “villeggiatura”. La summer card della Tim ti faceva mandare cinquanta sms al dì. “Sms (quasi) illimitati” dicevano. Cosa vuoi che ce ne importi in questo Agosto, in cui cinquanta sono solo i whastapp della prima mattinata.

Negli Agosto di prima facevo spesso le treccine, mettevo una bandana colorata e andavo al mare almeno tre volte al giorno.

Mamma mi aveva comprato un bikini alla brasiliana giallo con volantes colorati. Faceva quasi scandalo il mio mini sederino abbronzato (avrò avuto 5 anni) tra ombrelloni e famiglie numerosissime, in Sicilia.

Mangiavo la sabbia, avevo la “s” moscia, mi piaceva indossare maglioncini leggeri con le maniche oltre le mie mani, la sera.

Insomma non è che sia cambiato molto da allora: la “s” moscia mi è tornata, la sabbia non la mangio più (ma mi piacerebbe), il fatto che la summer card non ci sia più però non mi piace per niente.

Tim, Vodafone, Tre, Wind se ci volete bene ridateci la summer card. Ridateci quel limite dei cincuanta sms al giorno.

Giuro che non li sprecherei, li doserei, chiederei alla mia migliore amica “metti i tacchi per l’aperitivo?”, a Marco parole secche che sanno restare “Ciao. Sai, sto pensando a te”, a mia sorella scriverei un imperativo categorico “non rubarmi il vestito bianco stasera” e poi un altro con una riga sola “ti voglio bene o TVUMDB”, al mio capo “Lo hablamos a la vuelta, en Septiembre”, a papà chiederei “dove sei?” giusto per collocarlo da qualche parte nel mondo.

Sono tutte cose che chiedo/ dico quotidinamente, tra chat istantanee infinite, ma non hanno lo stesso sapore d’Agosto.

Ringraziando anticipatamente le compagnie telefoniche sopra citate dell’attenzione ricevuta, torno a parlare della mia ragazzina estiva.

Barcellona ad Agosto è semivuota, le vie del centro, invece, sono piene di turisti. Oggi mi sono imbattuta in una colonia di giapponesi sotto la Pedrera da cui sono fuggita.

Una cosa che ho fatto nella tranquillità di questi giorni agostiani è dipingere la mia seconda tela con una frase di Chavela Vargas.

Prima di augurarvi buona estate, vi ricordo che basta solo cambiare il focus. Per esempio se invece di pensare che ci sono 40 gradi e sei sull’orlo di uno svenimento, puoi pensare che riesci ad andare più veloce perché c’è più spazio per te. Immaginati come una supernova a sfrecciare per la città ed il mondo ti sorriderà.

Buona estate a tutti! Buen verano!

P.s. Provate a inviare qualche sms.

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