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Aiutare un connazionale è un dovere?

di Annamaria Ronca
Aiutare un connazionale È un dovere?

Una piccola richiesta di aiuto da parte di una connazionale

Qualche settimana fa ho ricevuto un messaggio su Instagram da parte di una mamma italiana che stava per trasferirsi a Dubai. Aveva letto i miei post su Donne che emigrano all’estero e voleva farmi qualche domanda più specifica. “Perché no?”,mi sono detta. In fondo, anche io mi sono trasferita molte volte in mezzo mondo. Con i figli, poi, tutto cambia. Si diventa più apprensivi e si pensa a milioni di cose a volte con paura.

L'aiuto a un connazionale non si nega mai!Il nostro trasferimento a Dubai

Ricordo che quando abbiamo messo piede su suolo emiratino esplodevo dalla gioia. Tutto nuovo, tutto da scoprire e l’adrenalina saliva. Il mio figlio maggiore aveva 5 anni e sua sorella quasi 6 mesi. Mi iscrissi subito ad un gruppo Facebook di donne italiane. Con qualcuna di loro sono persino uscita, dopo aver trovato casa e sistemato i pupi. Non nascondo che il grande ha avvertito lo stress del cambiamento. Eravamo, infatti, partiti con pochi bagagli, qualche vestito e un paio di giocattoli. L’azienda ci pagava l’albergo per il primo mese ma il caldo di settembre era asfissiante e l’auto in condivisione con mio marito. Oltre ad avere il cambio automatico (aiuto!), non era sempre disponibile: l’umore era sceso sotto i piedi. Non poter passeggiare e vedere altre persone mi snervava e i pupi ne risentivano. Credetemi: ci sono stati giorni in cui non vedevo l’ora che fosse sera per terminare un’inutile giornata emotivamente pesante.

Un playdate per farci sentire meno soli e qualche “sòla”

Furono due connazionali le prime ed uniche ad invitarci per un playdate per far giocare i bambini. Ce lo ricordiamo ancora, credetemi, perché fu runcuorante per tutti. Non importa se poi le occasioni per vedersi si sono ridotte al minimo, è stato decisamente un bel gesto.

Nel giro di poco mi sono dovuta rimboccata le maniche, visitando scuole come un treno e scegliendone una in breve tempo. Volevo infatti sistemare il cinquenne che aveva un grande bisogno di stare con altri bambini e ricominciare una nuova routine. Mio marito trovò casa fra una pausa e l’altra dal lavoro e, prima della fine del mese, lasciammo l’albergo. Ciononostante, vi confesso che qualche sòla da connazionali l’ho presa, qualche delusione pure. Tanti contatti tramite i social ma poi nessuna concretizzazione oppure anche ghosting. Qualcuno, semplicemente, non rispose più ai niei messaggi.

Un connazionale ci ha invitati a un playdateL’unica eccezione fu la mia cara amica Veronica, ex vicina di palazzo, con la quale ci sentiamo e vediamo spesso nonostante abitiamo attualmente in due emirati diversi. Ovviamente, poi, ci sono altre belle persone incontrate qua e là.

Aiutarsi fa bene anche a noi stessi!

Mi sono sempre chiesta perché le altre comunità, come quella francese, indiana e britannica, che ho avuto modo di frequentare, si supportino sia sul piano lavorativo che su quello quotidiano familiare molto più di quella italiana.

Aiutare un connazionale è un dovere verso la comunità? Non so dare una risposta ma credo che le persone dovrebbero imparare ad essere più umane e meno egoiste. Dare informazioni ad un expat appena arrivato nel paese, invitarlo a cena o per un caffé per farlo sentire meno solo non sono cose impossibili da realizzare, compatibilmente col tempo e i ritmi di ognuno. Resto dell’idea che, nonostante tutto, fare del bene renda felici entrambe le parti e la felicità è un bene prezioso fatto di momenti che non bisogna lasciarsi sfuggire mai.

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2 Commenti

Samanta Jena DE 30/10/2023 - 11:46

Trovare connazionali disposti ad aiutarsi l’uno con l’altro è una rarità. Nella mia esperienza di espatriata ho incontrato persone gelose, pronte a lamentarsi che gli rubi il lavoro (pure se lavori in tutto un altro settore), convinte che tu gli voglia fare concorrenza (vedi sopra), un disastro insomma.. la voglia di aiutarsi era poca e le occasioni d’incontro decisamente piene d’imbarazzo. Per fortuna, però, non sempre è così…

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Chiara - Parigi 02/11/2023 - 23:23

Nei miei dieci anni di esperienza a Parigi io ti direi tendenzialmente no. Qui ho trovato supporto ed amicizia vera in alcuni connazionali per fortuna, ma tutti gli altri vanno bene solo per uscire a fare aperitivi. Magari ti danno corda per un paio di anni e poi trovano qualcuno di più simpatico con cui stare. Si lamentano tanto che i francesi sono freddi e scostanti quando invece loro fanno molto molto peggio. Ecco perché al prossimo espatrio non credo cercherò necessariamente la compagnia e l’aiuto di altri connazionali: se capita ok, ma se non capita ho già dato. Dopotutto non sono andata all’estero per fare solo cose italiane.

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