Mundus est liber; ii enim, qui non peregrinantur, unam tantum paginam legunt
Il mondo è un libro; e chi non viaggia non legge che una sola pagina. (S. Agostino) „
“Ribelle come i suoi capelli“: sono queste le parole che mia madre usa sempre quando le chiedono di me, riferendosi ai miei ricci scuri dai riflessi ramati. Femminista convinta, palermitana di nascita e francone d´adozione, vivo da cinque anni a Bamberga, città medievale patrimonio UNESCO tra le più belle della Baviera. Ho ceduto solo per un anno alle lusinghe di Friburgo in Brisgovia e della Foresta Nera, dove ho lavorato per conto del Ministero degli Esteri, per poi ritornare con il capo cosparso di cenere e il cuore gonfio di nostalgia in quella che è ormai la mia seconda casa. Motivo del mio trasferimento in Germania è stata una borsa di studio per un Dottorato di Ricerca in Filologia Classica (titolo che ho appena conseguito) e proprio all´Università sono stata docente a contratto di Lingua Italiana e Paleografia Latina. Non sono mai stata una Globetrotter e, a dire il vero, non ho mai amato molto viaggiare non perché non mi interessasse visitare posti nuovi, ma per mancanza di spirito pratico: sono una di quelle persone che deve portare tutto con sé perché ogni cosa potrebbe essere utile, e quindi io non uso il trolley… diciamo che monto direttamente le rotelle all´armadio. La possibilità di realizzare le mie aspirazioni, di fare quello che mi piaceva con mezzi all’avanguardia e in un contesto multiculturale mi ha però spinto a superare la mia pigrizia (e anche un comprensibile timore iniziale) e a buttarmi a capofitto in quella che è stata, fino ad adesso, l’esperienza più importante della mia vita. Primo obiettivo ovviamente l’apprendimento della lingua: se da una parte i tedeschi parlano un perfetto inglese e in alcuni ambiti (Ingegneria, Economia, Medicina) ci si esprime prevalentemente in questa lingua, è invece impensabile in altri settori (quelli umanistici) o più in generale nella vita quotidiana essere presi sul serio senza conoscere il tedesco. Ed in questo i miei studenti sono stati i migliori insegnanti che potessi desiderare e hanno avuto una straordinaria pazienza nell´insegnarmi il lessico (in cui ero carente), migliorare la pronuncia (ancora molto, troppo musicale), vuoi perché dottoranda (posizione considerata importante), vuoi per il mio carattere aperto, vuoi perché italiana (inutile ribadirlo, i tedeschi ci adorano). Ritrovarsi da sola, senza parenti o amici cui fare riferimento, all’estero e conoscere a malapena trenta parole di tedesco (inclusi articoli e preposizioni) non è stato facile, ma ho dovuto attingere a tutte le mie risorse, contare su una forza e una determinazione che non pensavo di avere per andare avanti e poter vincere le piccole sfide quotidiane, dal semplice andare al supermercato fino a tenere una relazione in tedesco all’Università. La solitudine vissuta nelle prime fasi mi ha inoltre indotto non a chiudermi in me stessa ma ad aprirmi di più, a vedere negli altri potenziali amici, a cercare il buono delle persone, a scoprire la gioia del dare e il tenero imbarazzo che si prova nel ricevere, anche solo un sorriso. I miei occhi hanno visto luoghi splendidi, le mie braccia hanno stretto gente proveniente da tanti paesi, mi esprimo e talvolta sogno in una lingua che non è la mia, ma io considero l´arrivo in Germania solo il punto di partenza di un´avventura ancora più straordinaria: la conoscenza di me stessa, la comprensione delle mie potenzialità, l´accettazione dei miei limiti e i tentativi immani di superarli quotidianamente.
E questo, credetemi, è il viaggio più lungo, più faticoso, ma anche quello più affascinante, perché non sai mai dove potrà condurti:
A journey is always a discovery, before the discovery of new places is what ‘the new places to make your mind and your heart. Traveling is always in some form, explore themselves. „Un Viaggio è sempre una scoperta, prima di luoghi nuovi è la scoperta di ciò che i luoghi nuovi fanno alla tua mente e al tuo cuore. Viaggiare è sempre, in qualche forma, esplorare se stessi.
. (Stephen Littleword)