Aprire un’attività in Germania:
la storia di Angela
Mentre cucinavo la cena, l’operatrice della TIM cercava di risolvere l’ennesimo problema: “i GIGA sono finiti, ma l’offerta diceva che erano illimitati. Può controllare per favore?” – “Adesso le faccio un reset, cosi dovrebbe risolversi, funziona sempre”. Cerca di rassicurarmi e non posso fare a meno di notare quanto sia paziente e gentile. In sottofondo si sentono rumori di casa, posate che sbattono contro i piatti, qualche sedia trascinata. Penso che, forse, anche lei è in smart working.
Mentre lei digita freneticamente sulla tastiera, ci troviamo a scambiare quattro chiacchiere informali.
Quando scopre che non vivo in Italia inizia a lamentarsi: “io ho già detto a mia figlia che non resterò in Italia per sempre, mi sono stancata, qui fa tutto schifo. Io che lavoro avevo diritto al reddito di cittadinanza ma non me l’hanno dato, vale la pena rimanere solo per il cibo, guardi, in Germania invece so che c’è molto più welfare. Mio fratello è stato più furbo sa, se l’è pensata proprio bene, ha calcolato tutto nei minimi dettagli e adesso è in Colombia, sa lì è ancora un paradiso fiscale, però deve girare con una pistola in tasca perché se ti prendono non ti trovano più, ok, signora ora può spegnere il telefono e fare il reset, mi raccomando lasci passare mezz’oretta, è stato bello parlare con lei buona serata!”.
Questa donna era un fiume in piena, ho pensato, ma non aveva tutti i torti.
Ormai, a prescindere dalle convinzioni politiche di ognuno, penso che siamo tutti d´’accordo sul fatto che sono anni che il nostro paese va a rotoli. Il Coronavirus ha strappato il cerotto e tutto ad un tratto ha cominciato a fare male ovunque. Conosco persone che, in mancanza di lavoro, si sono messe in proprio, ne conosco altrettante che vorrebbero farlo, ma non riescono.
In Germania sono tanti gli italiani “selbstständig” (in proprio) che, anziché aprire un’attività in Italia, lo hanno fatto qui.
Il luogo comune che vige nel bel paese al riguardo di questo tema è da anni sempre lo stesso: “ma lì le tasse sono più basse!”
Oltre all’ilarità che questa frase scaturisce sempre, mi verrebbe da dire che la differenza sta nel fatto che qui le tasse le pagano tutti, ma sfocerei nella polemica fine a sé stessa. Perciò, a proposito di questo tema ho deciso di parlare di Angela.
Angela è una donna solare, una mamma, una moglie, un’espatriata come me e un’estetista qualificata.
“Io faccio questo lavoro da quando avevo 17 anni”, me lo ha ripetuto numerose volte, non per ostentare ma per sottolineare la dedizione e la tenacia che ha investito per arrivare dove è ora.
Zohan Beauty Experten, così si chiama il salone che porta avanti con suo marito Alessandro (parrucchiere) nel centro di Düsseldorf da ormai 2 anni.
Angela, come e perché sei arrivata in Germania?
“Siamo arrivati qui su consiglio di un amico. Avevamo il nostro salone a Floridia, ma lottavamo per arrivare a fine mese. In Sicilia la maggior parte delle donne è casalinga e il trattamento estetico è qualcosa che non rientra nelle spese ordinarie, piuttosto pagano qualcuno in nero, la figlia della cugina del fratello della zia, che viene a casa a fare le unghie. Qui è diverso, la donna è indipendente, lavora e decide cosa fare con i soldi che guadagna senza dover rendere conto a nessuno.”
Come hanno reagito i tuoi figli a questo cambiamento repentino?
“Ho 3 figli: Gabriele ha 11 anni, Federica 14 e il più grande Andrea ha appena fatto i 20. In 3 mesi hanno imparato il tedesco e si sono integrati sia a scuola che fuori. Andrea ha iniziato l’università l’anno scorso, per diventare docente di spagnolo e italiano. Da qualche anno lavora in un ristorante per avere una sua piccola indipendenza. I ragazzi qui iniziano a lavorare molto presto, hanno una cultura della responsabilità. Non controllo che cosa fa con quello che guadagna, non mi chiede mai niente, per la scuola si compra tutto lui, sono una mamma molto fiera.”
Tuo figlio va mai in Sicilia?
“Quest´estate è andato a Floridia da solo per la prima volta per fare un po’ di vacanza e rivedere i parenti. Quando è tornato mi ha fatto spergiurare di non tornare in Italia perché i suoi amici sono tutti disoccupati, o si accontentano di lavorare per poche decine di euro. Sentire queste cose mi fa male, ma sono contenta che lui si rende conto della fortuna che ha.”
È davvero così diverso mettersi in proprio in Germania?
“Aprire un’attività in Germania è stato semplice. Abbiamo presentato un business plan in banca descrivendo il progetto nei minimi dettagli, introducendo le nostre qualifiche, il nostro stile, la nostra visione. Dopodiché la banca ci ha accordato un prestito di 60,000 euro. Con questo fondo abbiamo realizzato il nostro sogno, quello che in Italia dopo 12 anni di sacrifici ci siamo visti costretti ad abbandonare.”
Abbiamo parlato spesso di valore aggiunto come concetto cardine di una scelta coraggiosa come la vostra, e di tanti altri connazionali: cosa ti senti dire a riguardo?
“Qui si hanno tante soddisfazioni, la Germania vuole tutto il tuo tempo, tutta la tua passione, e in cambio ti garantisce l’opportunità di realizzare i tuoi progetti, come quello di far proseguire gli studi ai miei figli. Con 350 € a semestre paghiamo l’università, e dopo i ragazzi iniziano subito a lavorare di modo da poter andare in pensione ad un’età decente. In Italia, se tutto va bene, si iniziano a pagare i contributi dopo i 30 anni perché pochi ti mettono in regola al 100%. Non c’è paragone, questo è un paese che investe nel futuro delle persone.”
Torneresti in Italia?
“Se ti dicessi che l’Italia non mi manca ti direi una bugia, ma a parte quei rari momenti di malinconia, cerco sempre di pensare a quello che mi ha spinto a venire qui, ossia la possibilità di dare un futuro ai miei figli, di garantire loro delle prospettive migliori di quelle che abbiamo avuto noi.”
Credo che l´esempio di Angela sia una lama a doppio taglio, perché se da una parte evidenzia il gap indiscutibile fra Italia e Germania per quanto riguarda i lavoratori autonomi, dall’altra fa capire che niente è dovuto. Passione e dedizione, ma soprattutto una buona educazione civica e sociale, giocano un ruolo fondamentale nel processo di realizzazione dei propri sogni.
Altro aspetto non indifferente da considerare è che emigrare a 23 anni fresca laureata non è come farlo a 40, o a 50, perché in quel caso le radici affondano molto più in profondità.
L’espatrio diventa una vera e propria rinascita, ci si deve reinventare daccapo, ricreare un ambiente per i figli, che sia stimolante ma allo stesso tempo rassicurante, cercando di non dimenticarsi che ogni membro della famiglia vive in una fase diversa della propria vita.”
A me piace pensare che nella vita tutto sia possibile, ma la realtà è spesso più cinica.
Forse, è per questo motivo che quando vedo una persona coraggiosa mi sento meno sola, e Angela è una di queste.
Chi sono
14 Commenti
Bella testimonianza!
grazie Chiara! continua a seguirci!
Scusate per aprire un’attività e chiedere un finanziamento in germania bisogna avere già un’attività aperta? Grazie
Ciao Ada!
Ciao cara
Se non mi sbaglio, bisogna aver avuto una attività per un tot di anni e non averla chiusa da più di due . In Italia Angela ha avuto un attività per 10 anni e l‘aveva chiusa da non più di tre. Per questo tipo di domande però ti consiglio di chiedere al tuo commercialista per essere sicuri.
heheh…quest anno ho avuto il piacere di visitare Monaco di Baviera e devo dire che e’ proprio una citta avanzata. vista dal Peru o anche dall’ Italia, e un altro mondo. Mi e piaciuta molto. E poi l economia gira. La societa tedesca e’ avanti, bisogna imparare da loro. Comincio a farci un pensierino anche io.
ciao Barbara! dovessi venire a trovarci facci un fischio 🙂
Grazie Giulia Robin per la possibilità che mi hai dato. Anche se può far paura un cambiamento così drastico, soprattutto con tre figli , posso dirvi che il tempo vi compenserà di tutti i sacrifici e soprattutto vedere i propri figli felici e realizzati , è la più grande soddisfazione
grazie a te!
Bravissima bella storia
grazie simonetta!
Bellissima storia, brava Angela!
Che magnifico percorso ! Complimenti vivissimi ad Angela per la sua tenacia e soprattutto la sua positività! Un esempio di coraggio z spirito di iniziativa. E bravissima Giulia per averle dato voce.
Chiara – Parigi
Una storia magnifica ..grazie di averla condivisa poiché servirebbe a noi altre che non abbiamo ancora avuto il coraggio di intraprendere questo passo..mi piace molto vivere in Germania..
Un grande coraggio! Bravissima
Non è così facile come sembra. Sono parrucchiere da 40 anni con un salone regolare in Italia con 25 anni di attività. Sono venuto in Germania sei anni fa, ho fatto richiesta per una licenza, mi hanno riconosciuto il titolo di parrucchiere ma per aprire il salone necessita il Meister, che è una trappola burocratica per evitare agli stranieri di aprire attività proprie. Il Meister è una sorta di qualifica di maestro d’arte (devi pagare dei soldoni per averlo). Nonostante avessi presentato documentazione certificata non solo della mia attività di parrucchiere, ma anche di 10 anni di docenza professionale per parrucchiere a tempo pieno presso Enti di professionali finanziati da progetti Europei e collaborazioni internazionali come tecnico formatore stilista per conto di aziende che producono e distribuiscono prodotti per parrucchiere nel mondo, hanno bocciato la mia richiesta. Davanti al mio curriculum che ho formato migliaia di parrucchieri, chi è più maestro di me. La Germania senz’altro un paese bellissimo ma si fanno beffa delle direttive Europee.