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Aria di cambiamenti

di Samanta - Jena DE
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She is free in her wildness, she is a wanderess, a drop of free water. She knows nothing of borders and cares nothing for rules and customs. “Time” for her isn’t something to fight against. Her life flows clean, with passion, like fresh water. – Roman Payne

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Mi ero presa un po’ di tempo per raccogliere idee, avevo in mente almeno tre o quattro articoli e stavo buttando giù qualche riga quando – come spesso succede – un imprevisto mi ha portata a fermarmi per un attimo e pensare. Mi sono trovata a riflettere su quanti cambiamenti ci vedano partecipi, su quante piccole cose di noi mutano con il tempo e in relazione alla nostra decisione di espatriare e su quanto questo possa incidere sui nostri rapporti con le persone che amiamo, lontane o vicine che siano.
Quando parlo di me a chi mi conosce poco, cito sempre il verso di una canzone dei Mumford and Sons “Hold-me fast, ‘cause I’m an hopeless wanderer” e alla loro richiesta di chiarimenti sorrido, indico il mio zaino e mi dichiaro pronta a partire – a ripartire – in ogni momento. Per cercare me stessa, forse delle risposte, sicuramente la pace.
Decidere di trasferirmi all’estero ha portato tanti cambiamenti nella mia vita, piccoli e grandi. Ho imparato a gestire in maniera più o meno efficiente il mio quotidiano, ho lentamente capito come vivere in spazi comuni e soprattutto come vivere in comune, ho imparato ad ascoltarmi un po’ di più e a volermi bene quanto basta per farmi affrontare le giornate con un sorriso. Ci sono stati cambiamenti di look, taglio di capelli, ho attaccato e staccato fotografie e poster, ho dipinto alcuni angoli della mia stanza e ho ripreso ad andare in bicicletta, sorridendo ogni volta che un mio conoscente prende la macchina per fare 800 metri. Ho persino riniziato ad andare a concerti più o meno impegnativi, a dedicare pomeriggi liberi a mostre, fotografia, passeggiate e letture pubbliche. Insomma: ho fatto di me stessa il centro attorno al quale far ruotare tutto ciò e tutti coloro che mi fanno stare bene e che a mia volta amo.
Quello che non avevo messo in conto è stato quanto questo potesse avere delle conseguenze sul mio rapporto con questi ultimi, con gli amici – nuovi e vecchi – e gli amori dei quali mi circondo. In questi quasi tre anni ho visto il rapporto con mia madre diventare complesso e sfaccettato, l’ho vista irrigidirsi davanti alla prospettiva che potessi non avere più bisogno di lei e a volte la vedo chiudersi in un semi-mutismo fatto di domande retoriche e small talk. Ci sono amiche che faticano a vedere in me la stessa persona che ero 6 o 7 anni fa e si barricano dietro frasi come “beh, le persone cambiano ma la base rimane sempre la stessa” e mi lasciano perplessa, ferita, all’angolo.
Ma torniamo a noi, prima che mi senta in dovere di concedermi un piagnucolio da Oscar e una lamentatio infinita. 😉
I cambiamenti fanno parte di noi, siamo noi a dover scegliere in che misura viverli e come reagire a tutte le sfide che la vita ci porta ad affrontare. Di fronte ad un passo grande come quello dell’espatrio è normale registrare tante piccole cose in maniera diversa, adattarsi a situazioni e modi di vivere, cercare di trarre il meglio da ogni avventura che questa esperienza ci offre. Scegliere di interessarsi di politica locale, di musica, arte e cultura che vadano al di là del programma – per quanto valido – del Centro Culturale Italiano non è tradire le proprie radici, decidere di sviluppare interessi diversi da quelli che avevate prima di partire non è tradire voi stessi, scegliere di non accettare compromessi che una volta avreste accettato è semplicemente un atto di amore nei vostri confronti.
Se c’è una cosa che ho imparato – e sperimentato – a proposito dei cambiamenti è che molto spesso non spaventano noi – che li stiamo affrontando – ma coloro che li vedono avvenire in noi. In qualche modo sposta il loro baricentro, fa mettere loro in discussione quello che credevano certo e li porta a chiedersi un sacco di piccole cose che una volta non si sarebbero chiesti.
cambiamenti-bellezza-capriLa ricetta per uscirne senza rimanere soli al mondo? Non esiste.
C’è chi sceglie di adattarsi una volta di più, chi manda tutto e tutti al diavolo, chi si ferma a riflettere… Io sono per carattere una persona mediamente solitaria: ho imparato a stare da sola e – pur non essendo assolutamente un punto a mio favore – in qualche modo so come bastarmi, anche se questo non mi impedisce di rimanere ferita, delusa, a volte anche vuota.
Non so dirvi con esattezza come reagirò l’ennesima volta in cui sarò posta di fronte al sempiterno “sei cambiata. Non ti riconosco più”, ma so cosa farò. Complice la mia terapeuta ho sviluppato un mio piccolo metodo che – anche in tempi particolarmente bui – mi aiuta a rimettere tutto a fuoco: faccio un passo indietro, mi guardo dentro, cerco di capire e di confrontarmi in maniera costruttiva con le osservazioni che mi hanno turbata.
Insomma, ogni volta che vi viene chiesto il conto dei cambiamenti che vi hanno viste protagoniste, ogni volta che il vostro essere voi – raminghe, un po’ selvagge, perennemente alla ricerca e/o alla scoperta di qualcosa, sempre in moto e mai uguali – viene visto come una sorta di disvalore fermatevi, fate un respiro e ascoltatevi. Guardate dentro voi stesse e ponetevi tutti i quesiti del caso. Spesso – nemmeno a dirlo – la soluzione è già dentro di noi.

Au milieu de l’hiver, j’ai découvert en moi un invincible été. – Albert Camus
(Nel bel mezzo dell’inverno ho scoperto in me un’invincibile estate)

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