In questo periodo ho parlato spesso con persone appena arrivate in Norvegia che sono espatriate per la prima volta.
Spesso mi domandano come ho imparato la lingua, trovato lavoro, se mi trovo bene con la gente del posto. Quando mi domandano da quanto sono qui accorcio una storia lunga dicendo che ho fatto su e giù tutta la vita essendo una mezzosangue e che avevo famiglia sia qui ad Oslo che in Italia, quindi venivo su a trovare i parenti molto spesso, soprattutto in vacanza prima di trasferirmi definitivamente .
Ogni tanto quando racconto la mia storia penso che per qualcuno possa sembrare quasi irreale quello che ho vissuto, per prima cosa perché ogni mio trasferimento, e sono stati tanti, e’ stato fatto da sola , fisicamente e nell’organizzazione. Solo la prima volta che sono venuta qui in Norvegia per studiare in una scuola d’arte, a 18 anni, mia madre si e’ occupata dei dettagli tecnici, ma dopo quello, la Svizzera, la Norvegia, la Germania, il ritorno prima in Italia e poi di nuovo qui, li ho gestiti sempre da sola, anche quando non c’erano i super mezzi moderni di adesso per trovare lavoro, anche quando non si trovavano biglietti aerei a prezzi vantaggiosi perchè non era ancora l’era dei voli low cost.
Non ho mai avuto nessuno che mi abbia aiutato, sono sempre stata molto indipendente, probabilmente non ho fatto mai avvicinare troppo nessuno per permettergli di farlo, sempre testarda e convinta di poter riuscire da sola.
I miei genitori sono stati molto moderni in questo senso, mi sono sempre stati vicini e mi hanno dato consigli, ma alla fine sono sempre stata io a prendere le decisioni importanti. Oggi come oggi, però, rimpiango che non siano stati abbastanza convincenti con me per farmi capire che era importante studiare, studiare e ancora studiare, per questo li rimprovero un po’. Ne avranno sofferto tanto anche loro a vedere che non mi stavo realizzando come avrebbero voluto, ma nonostante ciò non sono intervenuti, deve essere stato difficile per loro.

La gelateria che gestivo in Germania
Forse e’ per questo che quando sento qualcuno dire: “non avrei mai il coraggio di partire” mi irrito un po’, perché chiunque può farlo, non c’e’ bisogno di essere accompagnati per la manina per scegliere cosa fare nella vita. Quando sento gente che si lamenta della sua condizione ma non vuole allontanarsi dalla famiglia e dagli amici mi sento quasi offesa, cosa vuol dire? Pensi che sono stata una cattiva figlia perché ho lasciato soli i miei genitori ? Una cattiva amica perché ho lasciato i miei amici più cari ?
Pensi che non sono stata abbastanza coraggiosa da rimanere a lottare in Italia contro questa crisi cronica che e’ sottopelle da troppi anni? Forse e’ vero che non sono riuscita a fare carriera e che la mia vita privata non e’ stata delle migliori considerando il matrimonio sfasciato che ho alle spalle. Ma ci ho provato, oh si che ci ho provato a costruirmi una vita migliore, e non passa giorno che non pensi a tutti quelli – amici e conoscenti – che ho lasciato “a casa”.
Ogni giorno continuo a provarci, con le priorità che cambiano sempre: si comincia con obiettivi piccolissimi e raggiungerli e’ una cosa fantastica. Ogni volta che mi sono messa lo zaino sulle spalle ci ho creduto veramente, mai ho pensato: se non va bene torno indietro. A questo proposito consiglio a tutti di leggere quello che le donne fantastiche che emigrano scrivono perché sono stracolme di speranza, di piccole insofferenze, di delusioni, di amore, di voglia di scoprire. Io ho provato a fare un sacco di cose nella mia vita e purtroppo non sono andate come avrei voluto, ma mi sento oggi una persona più forte anche grazie alle mie sconfitte. Mi e’ servito gestire una gelateria, lavorare in cucina, organizzare viaggi e lavorare in cassa al supermercato.
Mi e’ servito assolutamente tutto per diventare quella che sono adesso.
Chi sono
8 Commenti
Ti stimo molto Tatiana. Sul serio. Ho già avuto occasione di leggere la tua storia e credo che dovrebbe essere d’esempio a tanti. Siano essi uomini o donne.
E ti capisco, eccome se ti capisco! Ora descrivo il mio Oman con la gioia di chi dopo tanto tempo, ha un po’ di pace, un compagno affidabile e una posizione economica solida. Ma come te, so cosa vuol dire lottare. Sotto la patina dorata…sono una risorta dalle ceneri..
Buona vita e un abbraccio.
Giovanna – Oman
Tatiana, ti ammiro perché sei una combattiva, che mette in campo tutte le energie per continuare a realizzare i suoi sogni. E’ vero la forza della gioventù aiuta in questo, e sono fermamente convinta che non bisogna arrendersi mai a qualunque età. Ho avuto due genitori splendidi che mi hanno stimolata sempre a migliorare nella vita, hanno insistito affinché studiassi e poi facessi le mie scelte. L’ho fatto, mia mamma mi incoraggiava ad essere forte e a non arrendermi alle prime difficoltà, e mio papà mi diceva di essere sempre onesta.Quando sono partita nei nostri occhi si leggeva la tristezza di quel momento che ci univa, e che ci avrebbe separati. Tutti gli altri famigliari non hanno mai capito il gesto di amore che hanno fatto i miei genitori, lo stesso amore che ci ha uniti sempre. Posso solo ringraziare loro per quello che sono oggi. Ora non ci sono più, il loro amore durerà per sempre e grazie a quel “nostro” coraggio, diventato forza, non mi sono mai arresa. Lo stesso coraggio mi ha permesso da poco di sostenere le scelte di mio figlio. Ogni esperienza nella vita è arricchimento gli ripeto, i tempi sono difficili, è vero, però gli ho insegnato a non arrendersi mai e ad andare avanti onestamente senza scorciatoie e le difficoltà che incontrerà le supererà grazie al suo coraggio e alla sua forza di volontà per raggiungere i suoi sogni.
Cara Tatiana, le tue parole sono pura verita’. Per esperienza personale, studiare e’ servito ben a poco per raggiungere gli obiettivi professionali che mi ero prefissata. Ho sempre fatto lavori che non avevano nulla a che vedere col mio percorso di studi e, ogni volta che ho provato a cambiare carriera e a indirizzarla verso di quelli, purtroppo non e’ mai andata a buon fine. Il mio piu’ grande rimpianto nella vita rimarra’ non aver avuto la possibilita’ di aver fatto il dottorato e conseguire la carriera accademica. Se avessi saputo all’epoca quello che so ora avrei organizzato la mia vita in maniera diversa.
Anche io come te mi sono trasferita all’estero senza l’aiuto di nessuno e, benche’ come ho gia’ detto, professionalmente non sono arrivata dove volevo, il poco che ho e’ frutto del mio impegno e basta.
Penso che sia proprio quello che mi fa andare avanti sempre positiva e sorridente, il poter dire :ho fatto tutto quello che potevo, di piu’ non ne avevo, e quindi deve per forza andare bene cosi’ !
Maria Pia, stessa cosa per me, i miei non ci sono piu’, ma ho chiaro in mente come fosse stato fatto ieri e non cinque anni fa, un discorso che mio padre mi ha fatto mentre stava molto male , mi ha fatto capire che la cosa migliore che potevo fare era tornare qui.Gli altri famigliari continuano a chiedermi dopo anni cosa deve succedere perche’ io torni a casa, senza pensare che per me l’Italia non e’ piu’ casa ma un posto speciale dove andare in vacanza e custodire i miei ricordi…
Non ho capito lo “zaino in spalla” per trasferimenti a lungo termine e non ho capito che lavoro fai in giro per l’Europa.
Però condivido al 100000%.
Solo una domanda: ma ti sei interessata a come gestire la problematica pensione? Io sono in Inghilterra da tre anni e vorrei rimanerci per sempre… ma questa cosa davvero non l’ho capita ancora…
Io ho pagato contributi in Italia,Germania e Norvegia, quando sara’ora dovro’ contattare gli enti di riferimento dei tre stati e vedere come saranno le regole comunitarie in quel momento.Inoltre da quasi dieci anni pago una pensione integrativa .Lo zaino e’sempre stato presente nella mia vita , tutti dovrebbero averne uno, in caso si debba partire, anche solo per una vacanza, anche solo un campeggio.. Lavoro come reception ist-portiere di notte in un albergo, oer ora. Auguri con l’Inghilterra, come la stai vivendo questa situazione del Brexit?
Parole sante! 😀