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Asili a Barcellona

di Maria Luisa Barcellona
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Asili a Barcellona

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Asili a Barcellona

Questo articolo mi è stato richiesto da varie mamme.

Sono tante quelle che vogliono venire a Barcellona e mi chiedono come funzionano gli asili qui. Proverò a spiegare la situazione al momento in cui scrivo questo articolo (novembre 2020) ma vi prego di considerare che molte delle cose che scriverò sono narrate attraverso il filtro della mia esperienza, quindi non pretendo di dire verità assolute e mi aspetto opinioni discrepanti.

Ci possono essere esperienze di altre mamme che vivono qui molto divergenti dalla mia.

Mi soffermerò solo sui bambini nella fascia d’età 0-3 anni. Quando dico 0 anni, voglio dire dai 4 mesi in poi perché il congedo per maternità in Spagna dura fino ai 4 mesi del bambino. Siccome non ho figli più grandi, non posso ancora opinare su come sono le scuole dopo i tre anni, anche se ne ho sentite di tutti i colori! Nei prossimi anni arriverò a parlare anche di queste, quindi stay tuned!

Le opzioni

Per quanto riguarda la fascia d’età 0-3 anni ci sono le opzioni seguenti. Spero di essere più o meno esaustiva e di classificarle in modo corretto.

  1. Canguro

  2. Madre de día

  3. Ludoteca

  4. Llar d’infants o guardería (asilo privato)

  5. Escola bressol (asilo pubblico)

  6. Asilo privato con lingue

  1. Canguro

Qui nota come “canguro” o “niñera”, corrisponde alla baby sitter e non è per tutte le tasche, soprattutto se si tratta di lasciarle il proprio bambino tutto il giorno. Una canguro a Barcellona costa in media 8-10 euro all’ora (scrivo questo articolo a novembre 2020), suppongo che facendo tante ore da lunedì a venerdì ci sia un certo risparmio, ma non è tra le opzioni più economiche. A me non piace perché sono a favore della socializzazione in un contesto classe, anche in tenera età. Qui ci sono più informazioni su questo sistema di cura del bambino in Spagna.

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Canguro

  1. Madre de día

Si tratta di un’alternativa all’asilo che piace a molti genitori e che ruota attorno alla figura di una o più educatrici che lavorano in una casa o in un appartamento e accolgono un gruppo ristretto di bambini. Normalmente si ispirano al metodo Montessori o Waldorf. Viene dato molto spazio allo sviluppo cognitivo del bambino e l’ambiente di accoglienza deve rispettare una serie di norme igieniche. Io non ho una gran esperienza con questo sistema e ho visitato solo una di queste case. Costa circa 600 euro al mese e mi spaventai quando mi dissero che i genitori venivano coinvolti nelle attività quotidianamente per mezzora o anche più a lungo. Se al mattino avessimo il tempo di cantare la canzoncina del “buen día” e di sederci in cerchio a giocare con loro e a cantare altre canzoncine, probabilmente non lasceremmo i nostri figli da nessuna parte. Starebbero solo con noi, che li porteremmo al parco a socializzare con gli altri bambini e con i cuginetti. Più informazioni sono disponibili in questa pagina.

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Madre de día

  1. Ludoteca

Qualcuno ha definito le ludoteche “aparcamientos para niños”. Suona un po’ dispregiativo, non trovate? Sono spazi dove ci si prende cura delle necessità basiche dei piccoli con attività ludiche che ne fomentino la socializzazione. Le persone al loro interno non devono essere necessariamente dei professionisti in materie pedagogiche e la ludoteca non deve essere ispirata a un modello o a una teoria pedagogica. È un luogo di diversione. Io ne ho visitata solo una e costava circa 400 euro al mese. Ma ci sono diverse possibilità orarie e molta flessibilità. La ludoteca che ho visitato io era sì ispirata a un metodo pedagogico, attingeva al metodo Montessori. Ho scartato l’opzione ludoteca perché mi è sembrato che non fossero soggette a nessuna normativa educativa e non vi fosse nessun controllo statale. Quando si fa la dichiarazione dei redditi non si può neanche sgravare dalle tasse perché non sono riconosciute dallo Stato.

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Ludoteca

  1. Llar d’infants

Noto come “guardería” in castigliano e “llar d’infants” in catalano, corrisponde all’asilo privato e, anche se è privato, è soggetto a un certo controllo statale. È contrassegnato da un cartello con un codice fuori dalla porta che mi ispira fiducia e che attesta che si tratta di un centro educativo autorizzato dal Departament d’educació de Catalunya. Inoltre si ha un piccolo risparmio economico quando si fa la dichiarazione dei redditi. Chi ci lavora ha molti anni di esperienza ma non necessariamente una formazione pedagogica. Ogni centro si organizza da sé ma in genere seguono modelli pedagogici e realizzano attività educative. Di norma i prezzi si aggirano sui 400 euro (cibo incluso) per giornata completa dal lunedì al venerdì. Sono aperti tutto l’anno tranne i giorni festivi e per tutto il mese di agosto chiudono i battenti. A livello di strutture, in genere non sono niente di speciale ma suppongo che ci sia di tutto. Una cosa è un asilo in Gracia, un’altra a Pedralbes (zona ricca), dove ovviamente i prezzi lievitano e possono arrivare a mille euro al mese. La lingua ufficiale è il catalano.

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Llar d’infants

  1. Escola bressol

Conosciuto come “escuela infantil” in castigliano e in catalano come “llar d’infants municipal” o “escola bressol”. È molto ambito perché è strutturalmente efficiente ed esteticamente molto bello e perché gli insegnanti al suo interno sono dei professionisti nell’educazione. Ogni anno, ad aprile, organizzano giornate di “portes obertes” per visitarne l’interno e, tra maggio e giugno, vi è un sorteggio per accedervi. Vincere una “plaza” è considerata una fortuna quindi val la pena provarci. Spiegare come funziona questo sorteggio meriterebbe un articolo a parte, ma più informazioni si trovano qui. Se si è famiglia numerosa o monoparentale o dal reddito molto basso l’accesso è praticamente assicurato. I prezzi dipendono dal reddito, i costi massimi raggiungono i 400 euro circa (cibo incluso), più o meno come la maggior parte dei privati. Aprono a metà settembre e chiudono definitivamente a metà luglio; ovviamente sono chiusi nei giorni festivi. La lingua ufficiale è il catalano.

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Escola bressol

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Escola bressol 2

  1. Asilo privato con lingue

Nel mio quartiere ne ho identificati due. Uno è una fondazione privata in cui si parla principalmente in inglese e che costa sui 700 euro al mese e un altro dove la lingua veicolare è il tedesco e che costa sui 600 euro al mese. So molto poco su queste realtà perché non mi interessano e poi ogni centro ha le sue peculiarità e le sue regole.

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Asilo privato

Consigli e suggerimenti

Consigli per mamme e papà che sono alla ricerca di un asilo.

– Il primo passo, per me fondamentale, è avere chiaro qual è il “barrio” (il quartiere) in cui si vive. Non complicatevi la vita. Per la vostra salute psicofisica è molto comodo avere l’asilo nello stesso quartiere dove si vive.  Detto ciò, prendete Google Map e cercate tutte le opzioni disponibili che avete nei paraggi di casa vostra.

Visitate i centri, parlate con i responsabili, respiratene l’aria. L’intuito è molto importante quando si tratta dei nostri figli e se per me l’opzione 3 non è convincente non è detto che non sia buona per un altro genitore. Ognuno di noi ha esigenze diverse e ogni asilo è un mondo. Le categorie di cui sopra possono aiutare a orientarvi ma l’esperienza del singolo genitore viene al primo posto.

Valutate la location, la disponibilità economica, il vostro istinto, le vostre esigenze e magari anche il contesto linguistico della vostra famiglia. Io volevo che mia figlia fosse esposta al catalano perché in famiglia le parliamo in spagnolo e in italiano e perché per me è importante che lo conosca. Ma un genitore che sa che rimarrà qui solo un paio d’anni e che poi partirà con i suoi figli per l’Inghilterra potrebbe avere esigenze completamente diverse dalle mie.

La mia esperienza

Con mia figlia ho provato sia l’asilo privato sia l’asilo pubblico (opzioni 4 e 5). C’è poco da fare, quello pubblico è più bello, più grande e più attrezzato ma…

Nell’asilo pubblico ci sono circa 15 bambini per una o due insegnanti, è tantissimo! A volte ho la sensazione che l’insegnante stia diventando matta! In quello privato c’erano meno bambini e più educatrici.

La relazione genitore-insegnante è più fredda e più distaccata nel pubblico. L’asilo privato era più familiare, per me era normale conversare con le insegnanti del più e del meno quando accompagnavo o andavo a riprendermi la bambina. E mi facevano sempre un breve resoconto di come era andata la giornata senza che glielo chiedessi. Quando la porto e la riprendo non ricevo quel minimo di attenzioni che ero abituata ad avere con l’asilo privato e a volte ho la sensazione che devo cavargli le informazioni come un dentista fa con i denti.

Le prime settimane sono di orientamento, per far sì che il bambino si adatti gradualmente all’ambiente. Nell’asilo privato che ho sperimentato io, il genitore non entra in aula, l’orientamento si fa in base alla quantità di tempo in cui il bambino viene lasciato. Il numero di ore aumenta sempre di più giorno per giorno, man mano che il bambino si adatta al contesto. Nell’asilo pubblico che frequenta ora mia figlia, l’approccio è stato un po’ diverso. I genitori devono rimanere in classe i primi tempi, anche per un’ora! Non vi è stata un’evoluzione graduale e sistematica sulla quantità di ore che la bambina trascorreva, un piano d’azione. Ho inoltre la sensazione che sia meglio non mostrare troppa flessibilità e disponibilità oraria e che mi vogliano dentro il più possibile perché hanno bisogno d’aiuto in quanto oberate di lavoro!

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Interno di un asilo pubblico catalano

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Esterno di un asilo pubblico catalano

La guardería in Spagna ai tempi del Coronavirus

Qui la situazione è critica, potrebbe esserci un nuovo “confinamiento” e si comincia a parlare di “toques de queda”, cioè di uscite vietate a partire da una certa ora.

I bar e i ristoranti sono chiusi ma gli asili e le scuole al momento in cui scrivo resistono. E lo fanno adottando diverse misure di sicurezza. Gel disinfettanti, temperatura presa ogni giorno, zero scambi tra le classi, mascherine, molta igiene. Lavo lenzuola, vestitini e bavaglini quasi ogni giorno!

Ogni tanto qualche classe chiude per un caso di Covid-19 e così inizia la trafila dei tamponi e se danno positivo inizia “el rastreo”, cioè si inizia a rintracciare tutta la gente con cui è stato a contatto il positivo. Il mese scorso, un bambino ha dato positivo al Coronavirus. Mia figlia e i suoi compagni per fortuna erano tutti negativi ma nessuno ci ha tolto 15 giorni di quarantena obbligatori. Sarà dunque vero che il rischio di diffusione da bambino a bambino è basso e che la trasmissione da bambino a adulto è rara? Vero o no, ci aspettiamo un anno tutto così, con scuole e classi che aprono e chiudono a intermittenza.

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A parte i bambini, tutti entrano con mascherine

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2 Commenti

Nicolò Paternoster 19/11/2020 - 22:26

Dimentichi “Grupos de crianza” 😉 ce ne sono ormai sempre di piú

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Maria Luisa Barcellona 21/11/2020 - 17:19

Giusto! Grazie per il commento Nicolò, hai proprio ragione 🙂

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