Il mio primo anno “upside down”!
Questa estate non è estate…per me! Di solito da Giugno ad Agosto, infatti, passiamo le vacanze estive in Sardegna, circondati dalle nostre rispettive famiglie. Agosto per noi significa andare a pranzo da mia mamma e a cena da mia suocera, re-incontrarsi con amici di vecchia data che è da un anno che non ci si vede, o forse di più e passare il ferragosto a casa della Sig.ra Fiori o in qualche agriturismo a fare scorpacciata di maialino, ravioli e seadas! Potete quindi immaginarvi quanto per me questo periodo sia anticonformista rispetto agli anni precedenti.
Qui a Gladstone è inverno, mite, molto mite, con una temperature che oscilla tra i 22° centigradi di giorno e 17° centigradi di notte, posso dire senza remore che è uno dei lati positivi del Queensland, qui è sempre estate; la vita all’aperto la fa da padrona e questo rende il trauma della mancata estate in Italia meno pesante; infatti mentre tutti dall’altra parte del mondo boccheggiano, noi ci godiamo il fresco.
Esattamente un anno fa siamo arrivate qui in Australia (l’8 Agosto 2015) e con questo post mi ci accingo a raccontarvi alcune delle cose che ho trovato curiose e particolari durante questo primo anno.
Mio marito, prima che si partisse, mi aveva avvisato “in Australia le persone vanno con i piedi scalzi” (non tutti ma se ne vede più di qualcuno). Io stentavo a crederci perché generalmente Alessandro ha la tendenza ad esagerare una situazione per rendermi l’idea più chiara; questa volta però aveva ragione! Qui vedi tanti piedi scalzi, soprattutto i bambini. Vuoi perché è sempre estate, vuoi perché siamo in un posto di mare, vuoi perché non si trovano scarpe che vale la pena comprare. I motivi possono essere tanti ma noi ci siamo immediatamente immedesimati; così tanto che le mie figlie appena possono si tolgono le scarpe. Abbiamo dovuto però mettere dei divieti, le scarpe si devono usare nei posti chiusi (supermercati, negozi, centri commerciali), per il semplice motivo che fa generalmente freddissimo per via dell’aria condizionata, che senza scarpe si rischierebbe un accidenti!
Uno dei tanti motivi per cui adoro Gladstone è perché è una cittadina ben organizzata, dove si trova tutto, basta rispettare le regole e generalmente si è sicuri di rientrare nella loro normalità; un esempio di queste regole sono mettere fuori i cassonetti dell’immondizia nei giorni giusti! Il camion per il ritiro passa ogni settimana, alla stessa ora, puntuale come un orologio e se i cassonetti non sono messi nel modo da loro richiesto, non raccolgono la spazzatura. I cassonetti devono essere posti sul ciglio della strada e col coperchio verso la strada. La prima volta non avevo letto bene le istruzioni e come da manuale non ci hanno preso l’immondizia. Ho chiesto alla mia vicina di casa che mi ha gentilmente spiegato che i miei cassonetti avevano probabilmente l’apertura rivolta non verso la strada – ma dall’altra parte – e il camion non li ha potuti prendere. Ma non finisce qui: i cassonetti dopo il Martedì e il mercoledì spariscono. La gente locale nelle case private non li lascia esposti. Ogni Martedì mattina ricompaiono e la sera ricompaiono. La cosa positiva è che in questo modo non puoi dimenticarti che è il giorno del ritiro dell’immondizia. Io ovviamente i cassonetti li lascio in bella vista per evitare che mi dimentichi! La cosa per me esilarante è vedere la meticolosità della gente a farli letteralmente sparire per poi ricomparire il martedì di ogni settimana e il mercoledì di ogni due settimane. Le regole sono chiare e grazie a questo hanno un ottima organizzazione!
A proposito di meticolosità nella routine quotidiana, mi è venuto in mente una delle sensazioni più strane che ho provato la prima settimana qui a Gladstone: dopo le 19:00 non si trova quasi più nessuno in giro.
Alle 17:00 i negozi chiudono, a parte i supermercati e la città si svuota letteralmente. Se si vuole andare a mangiare un boccone fuori (e onestamente qui a Gladstone lo sconsiglio) bisogna farlo prima delle 19:00 perché in alternativa ti rimandano al mittente dicendoti che “la cucina è chiusa”. Questo è probabilmente dovuto al fatto che essendoci così tanti bambini piccoli, cenano molto presto e li mettono a letto altrettanto presto, il risultato è una città completamente deserta.
La storia cambia invece durante il giorno e nei fine settimana. Basta andare nei parchi per rendersi conto che l’Australia è fatto di persone giovani! In Australia fanno un minimo di tre figli (ho amiche che hanno 4 o 5 figli e tutti in età tra i 2 e i 10 anni!). Gladstone ha una popolazione di circa 60 000 abitanti e si vedono pochissime persone anziane e tantissime famiglie giovani con bambini piccoli. E’ inutile dire che durante i fine settimana i parchi di Gladstone si ravvivano e si riversa una moltitudine di bambini che scorrazzano liberamente per i parchi, con le famiglie più o meno allargate e amici vari, che preparano i BBQ e si godono questo clima memorabile! I parchi qui sono fantastici. Ben curati, pieni di giochi per bambini, generalmente nuovi e mantenuti al meglio. I bagni pubblici sono dappertutto e udite, udite, sono puliti anche a fine giornata e non perché passi qualcuno a pulire ogni cinque minuti ma perché la gente li tiene puliti. Forse è una questione di rispetto e di civiltà ma sicuramente va a vantaggio di tutti se ognuno nel suo piccolo rispetta un minimo di pulizia, piuttosto che non poterli usare a causa della sporcizia.
E a proposito di rispetto delle regole comuni ce n’è un’altra che mi viene in mente: gli Australiani (o quanto meno qui a Gladstone) tendono a non usare il clacson…mai! Io ero abituata a Doha dove, mentre si era in fila al semaforo, era diventato un gioco contare quanti nano secondi ci avrebbero messo a suonare per allertarti che era diventato verde, e la maggior parte delle volte non davano nemmeno il tempo di premere l’acceleratore per partire che già usavano il clacson, come se stessero aspettando da 10 minuti. In questa parte di mondo questo non accadrebbe mai; piuttosto saltano un verde e aspettano con tranquillità che tu ti renda conto, oppure ti aggirano lasciandoti completamente immersa nei tuoi pensieri, fino a che non ti rendi conto che sei l’unica cretina ferma in mezzo alla strada. Qui è vietato usare il “clacson facile” per via dell’inquinamento acustico ma forse, devo dire, così è un po’ troppo!
L’ultima delle mie considerazioni su questo primo anno qui a Gladstone, non perché non ci siano altre cose da dire ma perché vorrei lasciarvi un po’ di curiosità per un altro eventuale post, è che gli Australiani sono molto diversi da noi Italiani nel modo di comunicare. Non parlo strettamente della lingua (diversa) ma di COME si usa la comunicazione e si tende ad esprimerci. Noi Italiani (o molti di noi) siamo generalmente molto aperti, schietti e non abbiamo remore a polemizzare, su qualsiasi argomento, politica, economia, sport, leggi, e chi più ne ha più ne metta; in Australia la gente rispetta molto il pensiero altrui (o quanto meno questa è stata la mia impressione a lavoro e nella vita quotidiana) e non ama discutere, quanto meno non con conoscenti; non si lanciano in argomentazioni che possano creare conflitto tra le persone. La maggior parte delle persone non ama esporre la propria posizione politica o la loro religione, per esempio, sono considerate cose private (e forse hanno ragione). Non so ancora se è perché amano particolarmente il “politically correct” o per una questione, appunto, di riservatezza.
Questa forse è un ottima occasione per me, che sono polemica di natura, e ammetto che spesso cerco il confronto, di imparare una nuova arte, quella di essere più diplomatica nelle varie situazioni.
Chi sono