Gli esami non finiscono mai Non vi sentite mai sotto esame? Osservati, confrontati, giudicati. I primi passi nella vita da expat sono tutti su un palcoscenico, davanti – volenti o nolenti –…
Anna - Toronto
Anna - Toronto
“The journey of a thousand miles begins with one step”, Lao Tzu Sono Anna, ho 36 anni. Veneta di nascita, ferrarese d’adozione e riminese d’importazione. Il primo passo del mio viaggio da 7000 km l’ho compiuto poco più di un mese fa (settembre 2018), e ha portato me e la mia famiglia in Canada, a Toronto. Sono sempre stata una “vagabonda”: viaggi, vacanze-studio… Avrei voluto fare di più: student-exchange al liceo, Erasmus all’università, ma non posso annoverare nulla di tutto questo sul mio curriculum. Potrei accampare scuse sul fatto che non volevo pesare economicamente sulla mia famiglia o che non volevo rimanere indietro con gli esami, ma la verità è che l’idea di uscire dalla propria comfort zone, a volte, fa dannatamente paura. Nel 2008 mi sono laureata in architettura, insieme a colui che all’epoca era il mio ragazzo e che, poi, sarebbe diventato mio marito. Ero pronta a fare il grande salto, a lasciare l’Italia e ad andare nel mondo, ma ancora una volta mi sono lasciata frenare: Francesco ha sempre avuto molte più radici di me, per lui la scelta era tra la mia Ferrara e la sua Rimini. Ci è voluta la nostra prima figlia, Emma, per farci prendere la decisione che ci ha portati qui. Un giorno ci siamo guardati in faccia e siamo finalmente stati onesti con noi stessi. Non eravamo felici e non stavamo vivendo la vita che avremmo voluto per noi, né tanto meno per nostra figlia. Il lavoro ci toglieva più di quello che ci dava, non avevamo prospettive e l’idea di crescere Emma in Italia non ci faceva impazzire. Da quella che possiamo chiamare “la nostra epifania”, ci sono voluti 3 anni per arrivare fin qua. Tre anni in cui abbiamo pianificato tutto (a trent’anni suonati e con una bambina al seguito non puoi semplicemente fare la valigia e partire). Abbiamo studiato per togliere la ruggine al nostro inglese e fatto lo IELTS, fatto riconoscere i nostri titoli di studio, pagato con un rene e una cornea l’avvocato dell’immigrazione. Nel mezzo è arrivato anche Sebastiano, il piccolo di casa. Il 16 settembre 2018 siamo partiti in 4, con le nostre vite inscatolate in 6 valigie, pieni di sogni e di paure. Ad aspettarci dall’altra parte dell’oceano avevamo solo una casa in affitto per un mese con Airbnb ed un colloquio di lavoro: zero certezze ma un orizzonte carico di possibilità. Le abbiamo colte tutte e continuiamo a farle giorno dopo giorno: in un mese abbiamo preso casa in affitto, Francesco ha iniziato a lavorare dopo 5 giorni dal nostro arrivo, Emma a breve inizierà ad andare a scuola. Siamo stati pazzi? Incoscienti? Forse sì. Ora, un piede davanti all’altro, percorreremo ogni singolo miglio di questo nostro viaggio, tra strade dissestate e meravigliosi panorami, sotto il sole e sotto la pioggia. Il primo passo, la parte più difficile, l’abbiamo già fatto.
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