Eccomi qua.
Dopo una decina di giorni in giro per la Polonia, paese che mi ha preso il cuore e di cui vorrei accennare in futuro, adesso mi trovo in Italia. Sono nella “verde Brianza”, da me purtroppo sempre mal sopportata, per cui passo il mio tempo in giro per Milano (città in cui sono nata, ho vissuto i primi anni e che è stata centro di tutta la mia vita lavorativa) e sull’amato lago di Como. Ormai sono 4 anni che vivo a Barcellona; le prime volte che tornavo in Italia mi riabituavo alle amicizie, gli hobby, i luoghi che avevo messo in un angolo del mio cuoricino per evitare che la loro mancanza mi ferisse, e quando veniva il momento di riprendere l’aereo per la Spagna mi sentivo svuotata. Svuotata sì, anche se sapevo che avevo un amato compagno ad aspettarmi, mi assalivano i dubbi e la nostalgia di quella quotidianità che per me era sempre stata CASA e che in quel momento mi veniva negata. Poi, dalla fine del secondo anno di permanenza, ho visto un cambio.
In genere durante il viaggio che mi porta da Barcellona a Milano non penso, non progetto, non sono neanche presa da un grandissimo desiderio di rientrare. Ma quando scendo dalle scale dall’aereo e capisco che sono in Italia, bacerei la terra! Lo so che posso sembrare una pazza esaltata a dirlo così, forse è come se mi dessi l’opportunità di potermi rilassare ed accettare che la mia vita “di prima” mi riprenda a braccetto, fatto sta che mi sento tutta un sorriso e fremo all’idea di rivedere i miei genitori, la pappa di mamma, i miei amici e…gli italiani.
Sì, anche gli italiani. Per il discorso della lingua mi succede una cosa buffa: da una parte mi sembra di non sopportare più cadenze troppo marcate, volutamente “milanesichic, hipster, designer, siamoalcentrodelmondo” (permettetemi la definizione), dall’altra, non riesco ad abituarmi al fatto che la gente mi parli in italiano. Per strada, in metro, nei negozi, quando mi capita di sentire una conversazione tra due persone penso “Ma dai! Anche loro sono italiani!”,perché è quello che mi succede a Barcellona, dove tra lo spagnolo, il catalano e l’ inglese capita spesso di scovare anche l’italiano.
In Italia sono in vacanza ma mi sento una super manager con l’agenda fitta di colazioni, pranzi e aperitivi volti a rivedere quanti più amici e familiari possibili, nonostante è normale che il cerchio ogni anno si restringa. Inoltre mia mamma mi delizia con tutte le voglie che mi passano per la testa, manco fossi una donna incinta , e via alla casseoula, al bollito, alla trippa, ai fegatini, alla cotenna, allo zampone…quando poi invece a Barcellona non compro carne e mi rimpinzo di verdura e zuppe facendo la finta salutista!
Poi, dato che con i miei vivo fuori Milano, mi entra anche una specie di pigrizia al pensiero di prendere la macchina per muovermi in serata: tutto quello che facevo anni fa, le cose pazze per uscire a Milano, Como e i vari paesi limitrofi mi sembrano una spesa di energia incredibile, visto che oggi a Barna mi posso spostare con la metro in 10 minuti.
Però, appena mi do l’opportunità di farlo, ri-eccomi nel tram tram milanese: metro (hanno fatto la lilla! che bella! che nuova!), passeggiata sui Navigli (lungo il canale è stato tutto rimesso a nuovo, ed è pieno di gente che deambula curiosa e beata senza meta),breve salto diurno alla zona di Corso Como (il nuovo skyline di Milano, città che ormai, almeno apparentemente, sembra davvero europea), fino alla Chinatown di Paolo Sarpi in cui mi sono anche affidata al parrucchiere cinese, invaso dalle più disparate signorotte della “Milano bene” che non disdegnano il trattamento di questi giovani cinesi dall’unghia lunga del mignolo e il ciuffo di capelli rosso, verde e viola. E mentre aspetto l’amica per il caffè, guardo questa vita milanese, e mi chiedo come sarebbe, di nuovo, viverla nella quotidianità.
Quando si è expat si entra in un’ altra dimensione: non sei turista, conosci i segreti della città che ti ospita, eppure c’è qualcosa che non ti permette di rientrare nel girone al cento per cento e ti lascia sempre un po’spettatrice.
Passati i giorni stabiliti, si avvicina il volo di ritorno per Barcellona. Come dicevo all’inizio, anni fa mi era difficile tornare in Spagna, poiché vedevo i miei amici attori che continuavano nel vortice milanese e gli invidiavo, sapevo mi sarebbe di nuovo mancata la facilità di un thè con un’amica, di una chiacchierata in casa con i miei, e venivo assalita dai mille “chissà se..”
Oggi invece…
…questi pensieri ci sono ancora!
Poi però, quando seduta vicino al finestrino l’aereo si accinge ad atterrare, vedo nettamente la meravigliosa skyline di Barcellona e, ebbene, mi sento a casa. Sono serena, e finalmente a casa. Un ‘altra, diversa, più lontana, ma pur sempre casa..
PS.Ho scritto l’articolo e poi sono andata a passare due giorni sul lago di Como, il paese di mia nonna. Lo ammetto, mi manca da morire! È il paradiso! Vorrá dire che di “casa” non ce n’é una sola!
7 Commenti
Ci sono entrata con tutte le scarpe dentro questa storia e mi sembrava di averla scritta io, e’ tutto così vero che leggerlo attraverso le tue parole me lo fa vivere doppiamente FELICE, perché non è così per tutti e io trovo sia una gran ricchezza.
Salutami la Spagna mia prossima dimora spero. ????
Grazie Margherita! Te la saluto certamente, ti aspetto!
Grazie Margherita, te la saluto certamente e ti aspetto!
Ciao Caterina,
mi è sembrato di leggere i miei pensieri di qualche anno fa…anche quelli durante i viaggi di andata e ritorno. Sì perchè per me, dopo più di 4 anni a Barcellona, la “casa”, quella d’origine, mi ha chiamata con tanta forza da decidere di tornare ed ora sono da 1 anno e mezzo nella tua cara Milano.
Di Barcellona ho un ricordo meraviglioso, ma sono contenta di aver fatto la scelta di tornare. Credo che ci sia un momento per tutto e per me era arrivato quello di rispondere ai dubbi del tipo “chissà se…?”. Per questo ti faccio un in bocca al lupo, di poterti godere le tue “case”, ovunque esse siano. 🙂
Ciao Micol, che bello, mi piace molto leggere questa tua riflessione sul darti una risposta a quei “chissà se…”. Crepi! E in bocca al lupo anche a te! 🙂
Anche io. A pieno.
Solo che lo scenario è tra Roma e Sydney.
E il tempo che passa tra una visita e l’altra amplifica al massimo tutte quelle sensazioni che hai descritto.
Ci sono tante case per noi.
E tantissimi amici, che sanno di famiglia.
Siamo fortunate.
Caspita immagino! Hai ragione, siamo proprio fortunate:-) Un abbraccio