Quando avevo 18 anni vivevo a Napoli, ma già sapevo che sarei dovuta andare via.
Ho cominciato a spostarmi andando a Roma per ragioni di studio, poi feci un piccolo viaggio a Valencia e li capii: ero spagnola nell’animo!
All’epoca studiavo scienze della comunicazione e, subito dopo quel viaggio a Valencia, chiesi di poter essere ammessa all’Erasmus in terra di Spagna.
Quando me lo concessero mi offrirono come destinazione Madrid.
Madrid è una città “amable”, socievole, simpatica. Un po’ casa.
All’inizio incontrai difficoltà con l’alloggio e con la lingua, ma le superai. A Madrid sono rimasta due anni in più rispetto al periodo dei miei studi e poi la vita mi ha condotta a Barcellona.
Appena arrivata in questa città, piansi.
La città era vuota, silenziosa, piovosa. Era febbraio, non il periodo migliore per Barcellona.
Quando smise di piovere la sensazione di solitudine non mi abbandonò. Non percepivo la stessa atmosfera di Madrid che, per me, significava la Spagna.
“Dove sono finita?”, pensai.
Mi raggiunse il mio compagno con cui stavo ormai da 4 anni, anche lui napoletano, adesso “ex”. Ex perché questa città lo ha assorbito, cambiato, e lo ha allontanato dalla nostra cultura di origine e da me.
Quando mi ha lasciata, più di un anno fa, mi sono ritrovata in un mare pieno di squali.
Per squali intendo gente che non cerca nessun tipo di compromesso: oggi ci sei e domani no. Crearsi un gruppo di amici stabili, qui, sembra essere un’impresa, i ragazzi ti guardano per un attimo ed un secondo dopo sono attratti da qualcun’altra. Ho l’impressione che ci siano troppi stimoli che fungono da distrazione.
Barcellona mi pare una bella città per stare soli. Ma se io non volessi stare sola?
Se volessi che valori come figli, famiglia – ho quasi 30 anni e sono cresciuta al sud ed è inutile dirlo, questi sono valori che abbiamo dentro – avessero la possibilità di esprimersi, trovando qualcuno che li condivida con me?
Tuttavia, a livello professionale, questa città mi ha dato la possibilità di evolvermi. Adesso ho messo su la mia azienda immobiliare dove fornisco stanze per studenti e non posso lamentarmi.
Quello che mi frustra è la mia vita personale.
Tutto si muove nei bar, non c’è CALLE in questa città, non c’è una birra in piazza, una chitarra alle 4 di mattina, non c’è autenticità.
Bellissime le sue strade, bellissime le sue piazze; aria romantica a tratti ma, forse, manca quel punto che la renda più umana.
Spero che la vita mi regali un cambio, un giorno, un’altra opportunità.
Sono qui da ormai 5 anni e, se devo essere onesta, piango come il primo giorno piovoso in cui arrivai a Barcellona.
E dentro di me continuo a pensare: “dove sono finita?”
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