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Il mio Bed & Breakfast in India

di Susanna Delhi
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bed-&-breakfast-indiaVi ho lasciate qualche mese fa, dopo avervi raccontato come sono sbarcata in India per lavoro, accolta da quello che sarebbe diventato il mio futuro capo, un ragazzotto bello alto proveniente dal Rajasthan, lo Stato che mi aveva fatto innamorare dell’India due anni prima durante un viaggio di soli 12 giorni.

Vi ho raccontato di come mi avesse messa a sedere in ufficio, per osservare il lavoro altrui ed imparare il concetto di “pazienza”, senza il quale, in India, sei morta.

E badate bene che “pazienza”, almeno per noi espatriati provenienti dall’Occidente, non significa sopportazione all’estremo – mentre per gli indiani, che hanno un livello molto, ma molto più elevato di pazienza può significare “all’infinito”.

Vi ho raccontato anche di quanto sia difficile ottenere un regolare visto di lavoro in India, a causa della politica di conservazione della specie, come amo chiamarla io- e considerando il miliardo e passa di indiani, direi che il Governo applica una linea corretta. Orbene, qualcuna di voi mi ha chiesto che fine avessi fatto, come mi mantengo, insomma se lavoro o vado a rubare – come si dice a Napoli ed ecco in breve gli ultimi tre anni della mia vita da espatriata in India.


Il primo anno e mezzo quindi ho lavorato presso un Tour Operator, specializzato per viaggiatori italiani.

Inizialmente non ne sapevo nulla, ma non dovendomi occupare dell’aspetto tecnico, ho potuto concentrarmi su altro come l’attenzione al cliente, la corrispondenza via mail, la gestione del sito internet dell’agenzia, il blog, l’aggiornamento degli itinerari. Insomma una gavetta che mi è stata poi utile dopo. Conoscere gli italiani e conoscere i viaggiatori italiani sono due cose diverse ed inoltre l’agenzia non vendeva pacchetti preconfezionati ma si elaborava un itinerario specifico in base alle richieste del viaggiatore così come alle sue esigenze.

E così impari a capire cosa può piacere e cosa no, quando proporre un itinerario più naturalistico piuttosto che di stampo culturale, capisci se proporre una meravigliosa guesthouse in un’antica casa del maharaja oppure se è preferibile un albergo a 5* con la piscina privata sul balcone. Poi ci sono stati una serie di eventi che mi hanno fatto chiudere una porta ed aprirne altre. Tra queste l’idea di aprire un piccolo B&B proprio a Delhi, qualcosa di intimo, con un feeling indiano ma dove i viaggiatori in transito per turismo o per lavoro potessero sentirsi a casa…lontano da casa. È nata così Outland, la mia compagnia indiana, con lo scopo di accogliere i visitatori in India e poter condividere con loro il mio sapere su questa terra meravigliosa, ma più ancora i miei sentimenti, le dritte sul mercato più conveniente, sul thali più appetibile, sulla night life della Capitale, su come cucinare il pollo al curry che in realtà non è il curry come lo intendiamo noi (la miscela di spezie si chiama masala e la parola curry vuol dire salsa, quindi se ordinate un chicken curry vi arriverà un piatto di gustosi bocconcini di pollo in salsa accompagnata da chapati o roti)

Al momento sono in una fase di pausa, o stallo se vogliamo, in quanto le regole per aprire una guesthouse o B&B sono complicatissime in India. In particolare, essendo io un’expat ho due scelte: la prima – ovvero quella che ho seguito io – è aprire una compagnia in India con almeno 2 soci, e poi una guesthouse che prevede regole differenti, come ad esempio il fatto che l’edificio debba trovarsi in una strada larga 18 metri e questo, ovviamente, limita moltissimo la scelta. La mia scelta di aprire un’azienda e quindi una guesthouse è stata dettata dal fatto che non avrei potuto optare per la seconda, ovvero aprire un B&B a mio nome.

Questo perché non solo non sono indiana ma…non sono sposata! Eh si perché in India il cosiddetto Bed and Breakfast (che qui viene pronunciato bread and breakfast) è riservato alle “famiglie indiane”, ovvero nuclei di almeno 2 persone legate da un qualsiasi legame familiare, marito e moglie, fratelli, genitori e figli e questo perché l’idea di base del B&B è quella di fornire al viaggiatore un valore aggiunto, ovvero lo spirito indiano, la tradizione, usi e costumi della famiglia indiana e non un semplice appoggio per la notte.

Va da sé che questo comporta una serie di facilitazioni tecnico-amministrative che rendono il percorso di apertura del B&B molto più semplice rispetto alla Guesthouse, ritenendo sufficiente, oltre che basilare, la presenza di una “famiglia”. Devo ammettere che il concetto in sé mi piace molto e d’altronde mi piacerebbe poter fornire un servizio simile, magari però con la variante che posso intendere meglio le esigenze di un viaggiatore italiano. Inoltre, c’è da dire che le facilitazioni concesse dal Governo indiano, in questo caso dal Ministro del Turismo, hanno anche un secondo scopo: di fatto, moltissime famiglie indiane posseggono grandi abitazioni, formate da più stanze, anche a causa del concetto di “famiglia allargata”.

Questo comporta che, una volta che le donne della famiglia lasciano la casa paterna per raggiungere quella del marito o una diversa abitazione, le camere da letto dell’abitazione sono praticamente inutilizzate. Ecco quindi che, grazie alla presenza di centinaia di migliaia di espatriati – nonché di locali – che si recano a Delhi per lavoro o per studio, il proprietario dell’appartamento decide di affittare la stanza e spesso a cifre superiori al valore intero dell’appartamento, producendo un reddito di tutto rispetto. Il tutto, ça va sans dire, esentasse! Orbene, il Governo – che ha le mani un po’ ovunque – regolarizzando la questione dei B&B per “famiglie indiane” e facilitandone l’attività con tasse inferiori, permessi superveloci ecc ecc. ha ottenuto la propria fetta di tasse da un’attività sin troppo remunerativa.Ciò, ovviamente, non va a mio favore perché, in sintesi, non sono sposata ad un indiano e non posso che aprire una guesthouse a nome della mia azienda, con tutti i pro e i contro del caso (per ora non ho trovato ancora i pro, ma vi aggiorno! )

Tutti questi mal di testa comunque derivano anche dal fatto che l’attività per arrivare al mio sogno è eseguita rigorosamente nei limiti imposti dalla Legge perché oltre al fatto che penso di essere una persona onesta e mi piace fare le cose come si deve, non ho di certo voglia di impelagarmi in questioni legali per poi ritrovarmi la porta dell’india chiusa in faccia. Tuttavia, vi lascio immaginare che volendo, in cinque minuti, si potrebbero ovviare tutte queste problematiche, come diciamo qui… “alla maniera indiana” che poi è la stessa di altri popoli in cui il soldone fa chiudere anche più di un occhio.

Eccomi care Amiche, alla soglia dei miei tre anni in India che cerco in tutti i modi di realizzare il  piccolo sogno del mio Bed & Breakfast e nel frattempo, si continua a viaggiare e far viaggiare, con il lavoro di agente di viaggio per un altro tour operator, così da poter imparare sempre di più su questo paese meraviglioso e poter un giorno, raccontare ai miei ospiti le mie esperienze di viaggio ed ascoltare le loro, davanti ad un ottimo chai e magari anche un caffè.

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14 Commenti

tiziano 12/05/2016 - 10:50

stavo leggendo con piacere pur sorvolando sulla solita retorica sviolinata sul meraviglioso paese (de gustibus…),purtroppo arrivato al paragrafo visto lavoro,dove esprimi il tuo gradimento sulla linea del governo circa i visti per lavoro che tu reputi corretta !!!? beh ho semplicemente smesso mi sono cascate le braccia….

Rispondi
SusIndia 12/05/2016 - 13:14

Ciao Tiziano.
Sorvolo anche io sul fatto che io trovo l’India un paese meraviglioso, ed a volte odioso, come già discusso milioni di volte.
La parentesi in merito alla politica attuata dal Governo indiano relativamente ai visti è altresì personale. Ricordo ancora le lamentele degli italiani quando, mentre lavoraro nel mio bell’ufficio legale a Napoli accanto alla sede della Provincia, sotto la mia finestra, gridavano “lavoro” lavoro”! Il lavoro c’era ma ovviamente “non era degno di loro” perchè “loro” – gli italiani – non si abbassavano a fare un lavoro inferiore alle loro aspettative che di solito erano: stipendio di 1000€ al mese magari dopo una laurea presa a 35 anni, senza esperienza e soprattutto senza modestia ed umiltà. Ora, quel lavoro, che magari era nei “campi di pomodori”, nelle fabbriche del nord italia a spennare i polli, nella scuola del quartiere disagiato, ecc ecc lo straniero lo prende eccome. Ed ecco che l’Italiano si ritrova sotto la finestra della Provincia a lamentarsi che “c’è il lavoro per gli immigrati e non per gli italiani”. Ipocrisia allo stato puro!
Fatta questa premessa, che come sempre è il mio personalissimo e parziale pensiero che non sei costretto a condividere e che meriterebbe un discorso a parte… L’India opera una politica diversa. L’india prima di dare uno stipendio ad un italiano senza laurea che vuole 500€ al mese per fare esperienza, preferisce dare quei 400€ ad un locale che, forse, ha studiato e ha fatto abnormi sacrifici per arrivare a prendersi una laura e riuscire a trovare un lavoro per almeno la metà di quesi soldi. Io non ci trovo sulla di sbagliato nel voler tutelare la propria popolazione – che non è certo formata da 4 gatti in India – prima di aprire le porte agli stranieri. Epperò…. epperò… l’India non chiude totalmente queste porte ma le apre, a coloro i quali hanno EFFETTIVAMENTE e non a parole, una forte e specifica istruzione/esperienza lavorativa spendibile in India. E se è così, è pure vero che lo staniero che entra in india prende un ottimo stipendio di 25000$ (cfr. mio precedente articolo in merito al visto). Ma l’India addirittura offre di più, e forse lo sai meglio di me. Persone quali traduttori e chef etnici possono entrare in India, tranquillamente. Nessuno gli chiude la porta in faccia, perchè l’Indiano la lasagna…non la sa fare. L’indiano…la lingua italiana, non la conosce a perfezione. Ed allora, ben vengano i super geni, ben vengano gli ingegnieri, gli architetti, le imprese ecc ecc, (e con loro gli alti stipendi ai quali non potrebbero mai rinunciare) ma per piacere, se uno stranieo pensa di venire in India a lavare le scale del condominio, deve fare i conti con il fatto che lo stipendio regolare sono 2000 rupie al mese…..e lo straniero in India con 2000 rupie al mese, non ci vuole neanche venire.

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Patrick 12/05/2016 - 14:49

Bella idea, ma quanti ostacoli! Verrò a visitarti se ci riuscirai! 🙂

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SusIndia 13/05/2016 - 07:25

Ciao Patrick, eh si i limiti burocratici sono tanti, così come quelli economici. ma la cosa più difficile è proprio trovare una location carina, che rispetti i vincoli legali, che sia ben collegata, ecc ecc ecc e che non costi un occhio della testa ehehe, insomma spero che San Gennaro mi aiuti anche in India! Comunque sarebbe onore e piacere averti come mio ospite 😀

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gattospaziale 13/05/2016 - 08:52

Hallo!
Mi stai tentando con la cosa degli chef etnici. Ma dài. Cioè, io che di mestiere faccio tutt’altro POTREI riciclarmi visto che per far da mangiare, grazzzzieaaadio, non chiedono lauree, master, picci e pocci.
Covo una esigenza “a metà del cammino della mia vita” di rinnovamento che levete proprio, e mi stai tentando visto che dici che non je fa schifo la cucina ma anzi.
Approfondiamo un pochetto?
:-)))))
Un caro saluto.
Gattone

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SusIndia 13/05/2016 - 10:02

ahahah Ciao Gattone! Non ho mai detto che non serve alcun titolo per fare lo chef! Anzi… serve sempre la prova che tu sia “essenziale” per uno specifico lavoro in India. Cioè, anche a me piacerebbe far venire mia madre a fare le polpette al sugo ma nun se pote!!!! L’unica facilitazione che hanno queste figure professionali specifiche è che non sono soggette allo stipendio minimo di 25000$ a cui sono invece obbligate tutte le altre attività lavorative. Quindi se hai un titolo di studio specifico che dimostri che sei uno chef o quello che sia (non conosco tutte le figure professionali legate alla ristorazione) allora fai domanda e l’India ti apre le porte molto più facilmente che ad un semplice marketing manager (esempio) 😀

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gattospaziale 13/05/2016 - 12:08

Naaa, il diplomino naaaaa! Scuola alberghiera ti temo! Cucina ti invento!
Ora, parlando fra noi, al di là dell’India e delle normative specifiche di ogni Paese, sai che blocco totale alla ristorazione mondiale (specie a quella italiana) sarebbe se chi sa cucinare si trovasse davanti agli stessi maledetti paletti che si incontrano, chessò, per l’insegnamento? Tremo.
Secondo me la mamma che fa le polpette al sugo potresti provare ad introdurla in India come sostanza dopante per la gioia dei molti, eh:-)))
Un abbraccio!

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Gio 16/05/2016 - 13:00

Ciao Susanna, trovo coraggiosa ed interessante la tua esperienza in India. Posso chiederti se I tuoi amici sono indiani, oppure occidentali espatriati? Mi farebbe piacere se mi aggiungessi su fb

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SusIndia 20/05/2016 - 10:22

Ciao Giò,namaste e grazie per il commento. In realtà ho amici di tutte le nazionalità. Devi sapere che la capitale Delhi è una città supercosmopolita. Non solo trovi persone di tutto il mondo – io per esempio ho amici italiani, francesi, sudamericani, indiani, spagnoli, africani, arabi ecc ecc – ma anche c’è anche possibilità di variare il cibo tra indiano, afgano, italiano, thailandese, cinese, messicano, ecc ecc, per non parlare del fatto che in ogni quartiere troverai quasi sempre tutti i luoghi di culto di quasi tutte le religioni che ti possono venire in mente…basta cercare con occhi curiosi e non fermarsi alle apparenze .
A presto,
Susanna

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SusIndia 20/05/2016 - 10:24

Ah perdonami, un’altra cosa….come faccio ad aggiungerti su facebook , non ho tuo riferimenti! Questa è la pagina del mio profilo Fb dove puoi scrivermi se hai piacre https://www.facebook.com/SusIndia-Blog-di-unitaliana-in-India-694672950638864/
saluti

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Silvia 19/06/2016 - 15:44

Ciao. mi servono informazioni sull’India (in particolare Bangalore) e su facebook mi hanno detto di rivolgerti a te. come possiamo fare a “parlarci”?
Silvia

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Susanna 20/06/2016 - 12:32

Ciao Silvia, puoi trovarmi su Facebook con mio profilo Susanna Di Cosimo. È sufficiente inviarmi un messaggio privato. Grazie.
Susanna

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Roberta 06/12/2016 - 14:35

Complimenti per il coraggio e la determinazione e buona fortuna! Poi ho appena visto su fb che ti sei sposata, tanti auguri!

Rispondi
SusIndia 10/12/2016 - 12:43

Ciao Roberta, grazie per i tuoi complimenti e per gli auguri.
Un caro saluto

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