Se vi dicessero: “Pensate a una bella donna, a chi pensereste?”
Non credo alla vostra vicina di casa, ne tanto meno alla maestra dei vostri figli o alla vostra collega o alla cassiera del supermercato, più probabilmente pensereste a una diva o una soubrette della televisione per lo più giovane e avvenente, purtroppo è questo il prototipo di bellezza che viene proposto alla massa. Dobbiamo essere sempre perfette, sempre “pettinate” come direbbe il milanese imbruttito. Siamo cresciute bombardate dall’idea che la nostra bellezza dipende dal fatto che un uomo ci degni del suo sguardo. Siamo diventate oggetti sessuali e neanche ce ne siamo accorte o peggio, in alcuni casi, ne siamo consapevoli e permettiamo che ci trattino come tali.
Conosco ragazze che passano una vita curando il proprio aspetto nell’attesa di trovare un uomo e appena lo trovano si lasciano andare.
Se abbiamo voglia di farci belle non c’è niente di male ma facciamolo per noi stesse. Sentiamoci belle appena sveglie e vestiamoci del nostro migliore sorriso, è l’unica cosa che ci rende uniche.
In questo viaggio ho avuto la possibilità di incontrare splendide donne che non rispecchiano per nulla i canoni di bellezza tradizionali. Di molte non so nulla ma ricordo i sorrisi, come quello di una madre che portava in spalla nella sporta il suo bimbo e nonostante la fatica per raggiungere i 5000 m di altezza manteneva la sua compostezza e irradiava luce propria. Penso alle “cholitas” boliviane, dalle lunghe trecce corvine e dalle anche pronunciate. A una vecchina dal viso corrugato dal sole che preparava empanadas.
Con qualche donna ho avuto il privilegio di conversare e confrontarmi, come con Rosa Maria Ruiz, fondatrice del Parco Madidi, una donna alla quale non saprei dare un’età, google potrebbe darmi la risposta ma non mi interessa. Ha dedicato la sua vita alla conservazione della foresta e della cultura indigena. Ha dovuto farsi largo in un ambiente maschile e machista, forse per questo si presenta sempre in abiti maschili masticando foglie di coca e con in spalla o in tasca un’ inseparabile scimmietta: eppure vedi la sua bellezza negli occhi, trasmette vitalità, forza, serenità. È stata la mia “curandera”, come si dice in America Latina, parlando di persone guaritrici. Lei non lo sa.
Donne, che siate pronte o no alla prova costume, sentitevi libere di sentirvi belle senza pensare a come vi sta il costume e indossate quel vestito che non osate mettere. Io muoio dalla voglia di indossare un vestito e i miei tacchi e non devo rendere conto a nessuno della mia femminilità.
E voi uomini, che ci leggete, guardate con occhi diversi: potreste avere accanto una donna bellissima e non esservene mai accorti.
Buona estate a tutti.
Chi sono