Cara Chat ti scrivo
Sapevo che prima o poi il momento sarebbe arrivato.
Era inevitabile: questione di giorni, settimane al massimo.
Del resto le condizioni c’erano tutte: figlia in età prescolare, nuova classe, anno scolastico appena iniziato, attività pomeridiane in partenza.
Il quadro era completo. Mancavo solo io.
E’ stato così che, senza troppo preavviso, un bel giovedì pomeriggio mi sono trovata nella chat whatsapp di classe.
‘Paese che vai, chat di classe che trovi’ dice il proverbio, no?
No?
No perché io pensavo – molto ingenuamente – che cambiare paese, usi e costumi comportasse un cambiamento radicale anche in quel senso. Addio chat scolastica, addio tonnellate di messaggi al giorno.
E invece anche qui a Las Palmas, ad ogni bimbo scolasticamente attivo corrisponde un genitore chat-inserito.
Le prime volte ero in ansia.
La vivevo come una punizione.
Ogni volta che ricevevo un messaggio scattavano mille domande, il dubbio del ‘cosa fare e come farlo’: capire il senso, rispondere (o no?) e se rispondere, cosa scrivere e come.
Perché quello che in una normale routine quotidiana viene vissuto come un semplice e veloce scambio di informazioni, per un neo espatriato è molto di più: è un delicato momento di integrazione socio-culturale.
E’ la manifestazione linguistica di un contesto sociale, di un gruppo ben definito che usa parole e suoni in base all’età, all’ambiente, alle abitudini.
La chat si esprime con un linguaggio veloce, diretto, immediato, fatto di acronimi, abbreviazioni, omissioni, detti ma soprattutto sottintesi.
E chi può cogliere tutto questo appieno se non un madrelingua che magari vive ancora qui? Che ne so io – neo espatriata – di come si vive qui, di come ci si parla ma, soprattutto, di come ci si scrive?
Insomma, l’abbiamo letto, riletto e lo viviamo tutti i giorni: se non appartieni dalla nascita a un determinato luogo e al suo idioma, difficilmente potrai coglierne in pieno tutte le sfumature linguistiche e semantiche. Lo sperimentiamo nel linguaggio verbale quotidiano figuriamoci in una chat!
E quindi eccomi qui, (non) pronta a dover interagire in questo gruppo sociale così composto:
1) mamme che si conoscono da almeno un anno e mezzo;
2) mamme Canarie – tutte Canarie – che vivono da sempre in questo quartiere della città;
3) mamme piuttosto giovani (25/30 anni circa) e con 2/3 figli al loro attivo.
Per completare il quadro aggiungiamo un altro dettaglio: il mio livello di spagnolo all’epoca dei fatti era piuttosto scarso. Ok, diciamo pure quasi inesistente. Per rendere meglio l’idea: avrei avuto serie difficoltà a comunicare con un bambino di tre anni, figuriamoci con sua madre.
In uno scenario del genere, direi che l’ansia da prestazione linguistica era il minimo che mi potesse succedere.
Però, c’e’ un bel però.
Come molto spesso accade, quello che inizialmente sembra un limite con il tempo può trasformarsi in un’opportunità.
Ecco come il mio peggiore nemico con il passare dei giorni si è rivelato un prezioso alleato.
Spettatrice esterna quasi invisibile, cellulare in una mano e dizionario nell’altra, ho iniziato a vivere la chat come strumento di studio.
Leggevo i messaggi e lavoravo con il dizionario. Rispondevo poco e solo lo stretto necessario, e intanto appuntavo vocaboli, modi di dire, espressioni tipiche del contesto scolastico e del mondo infantile.
Ma anche nomi di bambini e di mamme.
Costruivo un nuovo vocabolario: quello colloquiale che abbrevia, contrae e propone modi di dire e frasi fatte almeno 3/4 volte al giorno.
“Por favor” diventa porfa, “fin de semana” diventa finde, “igualmente” diventa igual, “que guay” per dire “wow, super!”. Questo solo per fare alcuni esempi.
E poi i nomi dei malanni più frequenti nei bambini, le diciture relative a tutto il materiale scolastico (ma quante cose si usano in classe?), come si organizza una festa di compleanno e quali sono le usanze per i regali.
E come si chiama chi, e chi è figlio di chi.
Settimana dopo settimana, la chat è diventata un’importante risorsa per la mia integrazione sociale e per il mio apprendimento linguistico.
Nel giro di poco tempo ho iniziato a muovermi con maggiore facilità in ambito scolastico e mi è un po’ passata quella sensazione da alieno appena atterrato in un pianeta non suo.
Certamente molti fattori hanno contribuito al mio ambientamento, ma la chat ha avuto un ruolo chiave.
Oggi, dopo 7 mesi, ancora non capisco tutto e non colgo tutti i significati. So che questo non succederà mai e non ho certo questa pretesa.
Ma interagisco a un livello sicuramente superiore; a volte riesco perfino a fare qualche battuta!
Mi ha sempre affascinato il potere del linguaggio, in tutte le sue sfaccettature e in tutti i suoi contesti. E adesso che lo sto studiando da questo punto di vista – l’espatriata che si integra in un nuovo mondo utilizzando anche la comunicazione social – mi viene voglia di tornare all’universita’ a studiare Linguistica moderna applicata ai social media.
Ovviamente non lo farò. Sono troppo impegnata a studiare la mia chat.
Plin!
Messaggio.
Cara Chat ti scrivo .. (ma non posso distrarmi neanche un po’).
(Grazie Lucio)
Chi sono
4 Commenti
Cara Pamela, mi hai riportato indietro nel tempo 20 anni quando anch’io era una nuova expat. Ti assicuro che il tempo aiuta a decifrare i misteri di una lingua e puoi arrivare a dominarla quasi alla perfezione. Anzi ti troverai a pensare che una determinata espressione non esiste in italiano, peccato. Allora come si direbbe qui “la paciencia es la madre de la ciencia”…
Buona Spagna e un abbraccio,
Daniela (Madrid)
Grazie Daniela!
Sicuramente il tempo aiuta tanto così come l’essere totalmente inseriti in un ambiente permette di “assorbire” velocemente. Fortunatamente poi lo spagnolo non è così complesso dunque rispetto a tante altre nostre amiche Expat sono fortunata 🙂
Ma l’inizio … non si scorda mai credo!
Buen finde!
Sai che ti dico, cara Pam? Che tu sicuramente hai imparato, stai imparando e continuerai ad imparare tanto anche attraverso una “banale” (che come ci insegni tu è poi tutto fuorché banale) chat whatsapp di classe, ma sai quanto possiamo tutti imparare dal tuo approccio ad ogni situazione ed emozione della vita.
E la capacità che hai di trasformare in racconti queste emozioni, in modo così “educato” e delicato, condito da fine ironia, è davvero meraviglioso.
Hasta la siguiente historia….
Muchas gracias Barbara!
Diciamo che la necessità spesso aguzza l’ingegno (non fosse altro che per la “banale” sopravvivenza) e che la scrittura per me è davvero terapeutica e … liberatoria! Trovare un canale di sfogo e sbocco è importante per tenere sempre in equilibrio gli umori e malumori. Anche se poi – per fortuna – si è sempre, costantemente, in movimento …
Grazie ancora e buen finde 😉