Carriera e famiglia in espatrio: la mia esperienza
Primogenita di una mamma molto giovane che, volente o nolente, si è ritrovata a dover gestire una famiglia assai presto, senza avere il tempo di dedicarsi ai propri studi, ad un lavoro e ad una soddisfazione personale, sono cresciuta con la voglia di crearmi un’esperienza completamente opposta. Non perché alla sua non dessi valore, anzi le sono assai grata – così come a mio padre – per essersi dedicata a me ed alle mie sorelle, indicandoci il cammino dell’indipendenza.
Però sentivo di voler essere una donna moderna, forte, con un lavoro eccitante, grandi responsabilità e dei tailleur di tutti i colori. Quindi, anche incoraggiata dalla mia stessa madre e dalle sue ambizioni mancate, ho studiato, mi sono preparata, ho viaggiato ed ho sognato.
Desideravo un lavoro come giornalista di moda, in qualche redazione in giro per il mondo.
Sognavo tanti incontri interessanti ed un ufficio con una grande finestra affacciata su qualche bella città glamour. E proprio da questa aspirazione è nata la mia esperienza di sei mesi a Madrid. Scrivevo di moda e bellezza per un’importante testata spagnola, avevo colleghi del mondo del giornalismo che mi avevano presa sotto la loro ala protettrice, capo-redattori che mi apprezzavano e mi lasciavano spazio…sembrava proprio che non fosse poi così difficile realizzare i miei sogni.
Una volta rientrata in Italia, però, proseguire su questa strada si rivelò molto più difficile del previsto. Le redazioni erano mondi irraggiungibili, anche solo essere chiamati per un colloquio era una chimera e, proprio nel momento in cui avrei dovuto tirare fuori la mia motivazione e la mia determinazione, HO MOLLATO!
Ancora oggi mi guardo indietro e mi rendo conto di quanto mi sia mancata la cosiddetta “cazzimma”. Un termine partenopeo che esprime quella fame, forza, resilienza che ti permette di raggiungere i tuoi obiettivi, costi quello che costi!
Figlia di una vita troppo facile, di risposte avute prima di fare una domanda, di regali ricevuti prima ancora di desiderarli; non ho avuto la capacità di attraversare le difficoltà che la via verso il giornalismo richiedeva. E così, ho ripiegato su lavori più facili, più pratici ma meno soddisfacenti o, forse, solo meno nelle mie corde.
Poi sono diventata madre e l’esempio della mia genitrice, assorbito senza quasi rendermene conto, ha invaso il mio essere.
Parlo di quel retaggio di dedizione familiare, annullamento personale e senso di colpa prettamente materno. Quello che, inevitabilmente, spazza via ogni forma di realizzazione personale!
Diciamo anche che il primo vero espatrio, arrivato con una fantastica tempistica proprio in concomitanza della prima gravidanza, non ha facilitato le cose. Così, lontana dalla famiglia a cui poter chiedere una mano, ho optato per un comodo lavoro part-time, tutt’altro che creativo, che mi permettesse un giusto equilibrio fra il mio ruolo di mamma/moglie e quello di sedicente donna in carriera.
La realtà era tutt’altra: con questo lavoro mi sono presa in giro. Mi sono data un tono agli occhi degli altri, azzerando però ogni forma di soddisfazione professionale diversa da un accredito mensile sul conto in banca. E forse la verità è che non ho voluto o saputo gestire le complessità che un doppio ruolo a pieno titolo (o addirittura triplo: mamma, lavoratrice e moglie) richiedeva.
Col secondo espatrio, poi, un anno e mezzo fa, mi sono lasciata andare all’illusione che forse un paese nuovo mi avrebbe dato nuove opportunità. E che, a loro volta, queste opportunità mi avrebbero offerto un certo appagamento. Non mi rendevo conto che il malcontento che hai dentro te lo porti appresso, anche dall’altra parte del mondo.
E intanto le mie bambine crescono come la mia paura di rimettermi in gioco e sento ormai di aver impostato la mia vita sull’essere una mamma presente.
Quella che accompagna le figlie a scuola, allo sport, alle feste, che le aiuta a fare i compiti, organizza play-date e pigiama-party. Tutto ciò credendo fermamente che potermi occupare delle mie figlie e vederle crescere da vicino sia un regalo, ma A CHE PREZZO?
Penso davvero – e purtroppo – che nella vita si debbano fare delle scelte e che tutto non si possa avere.
Non sono sicura che se potessi tornare indietro prenderei una strada diversa, però ciò non toglie che ogni tanto una certa frustrazione si faccia sentire e il dubbio che avrei potuto fare meglio o di più emerga!
Chi sono
4 Commenti
Hai dimenticato di dire che oltre ad essere una mamma fantastica sei una figlia meravigliosa. Se questo poi lo hai ottenuto anche a prezzo di qualche sacrificio e a delle rinunce, direi allora che puoi ritenerti più che soddisfatta.
Grazie PAPÀ! ❤
E proprio ora che le bambine stanno crescendo, avrai più tempo per te stessa. Perché non aprire una pagina instagram o un blog di moda? Non devi mica diventare Vogue per avere una qualche soddisfazione! Sarà un modo per coronare un sogno 🙂
Ciao Erica, grazie del tuo consiglio! Da qualche mese a questa parte ho ricominciato a dedicarmi alla scrittura, e non solo con DCEE, e devo dire che mi fa bene! 😊