Mentre viaggio sul Frecciarossa che mi porta da Bologna a Roma, leggo delle ultime novità tecnologiche del Bel Paese e mi compiaccio per l’articolo in copertina, Trieste all’avanguardia.
Sì: mi trovo in Italia, per le vacanze estive.
Mi chiamo Paola, vivo nei Paesi Bassi, conosciuti dai più come Olanda.
Quando fai l’espatriata, i soldi te li fumi perlopiù in viaggi verso mamma e papà. Oddio, in Olanda qualcuno se li fuma anche in viaggi e basta, in effetti, ma io qui sto parlando della mitica vacanza estiva. Di base, niente nuovi paesi da scoprire, niente weekend fuori porta: tu sei già fuori porta. Ma torniamo a noi.
Mentre viaggio sul treno AV – Alta Velocità, mi delizio con le nostre news tecno-nostrane assorbendole con l’emisfero sinistro. L’emisfero destro, nel frattempo, fa il punto della situazione sulle info ricevute da suo fratello a lato – gli occhi al centro – il cuore sotto, e dipinge tante cartoline…
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1. Sono partita da una stazione che ha un bar con la scritta ‘servizio fax’.
2. La tratta Roma-Firenze Alta Velocità al momento (30 luglio 2017) ha un guasto sulla linea e i treni da Salerno verso il nord viaggiano con un ritardo fino a 90 minuti, ci scusiamo per il disagio.
3. Il pannello al quale si aggancia il televisorino con le informazioni balla per tutto il tempo. Ipotizzo scenari apocalittici di schermo splatter che casca in testa agli americani subito sotto, mentre appare la notizia ai tg “Schermo di una carrozza del treno cade durante curva” e io sono testimone, verrò intervistata, diventerò famosa. Mi chiedo che gli costa fissare il pannello con un bullone: i soldi ci stanno.
4. So che i soldi ci stanno perché sul giornalino Trenitalia, questo mese con Gabbani fresco di copertina, c’è l’elenco delle acquisizioni societarie compiute da Ferrovie Italiane.
5. All’elenco delle suddette acquisizioni ne manca una: quella di QBuzz, società olandese proprietaria di bus e tram in Olanda, siamo spacciati, cominceremo ad arrivare in ritardo pure noi.
6. Sul televisorino ogni tanto spiegano come attivare le procedure di protesta, controllo, recupero crediti, ritorsioni, risarcimenti ai parenti e ai discendenti, da fare via posta cartacea entro una finestra temporale che chiunque dimenticherà una volta sceso dal treno.
7. Alla stazione di Bologna non ci sono panchine di attesa nei binari sotterranei, e neppure i bagni, però vuoi mettere che figata la stazione di Reggio Emilia appena fatta da Calatrava.
8. Alla stazione di Roma vedo poster giganti di Tim che dicono che viaggiamo su una banda da paura, siamo super veloci, siamo cool, slay tutti quanti.
9. Siccome arriverò a casa dopo le 22, sono senza latte e domattina andrò a comprarlo all’alimentari che, sulla cassa, ha un cartello stinto: “non si accettano pagamenti con il bancomat per importi inferiori a 10 euro”. Ho solo la carta olandese con me, potrei presentarmi con quella e metterli in agitazione.
10. Sono andata al mare sulla costa adriatica, l’altoparlante per tutte le spiagge risuonava tenendoci compagnia ogni giorno come allora, come quando ero piccola. Certo, la mezz’ora di voce spara solo pubblicità: ma dicono che è informazione, e poi dicono che è in più lingue. In lingua straniera c’è solo il primo spot, quello che “If you like sea food, you can eat for 13 euro”, anche in versione tedesca.
11. Prima della pubblicità, la capitaneria di porto ricorda in italiano i divieti di balneazione. E poi dice qualcosa sull’importanza di mantenere libere le corsie di lancio e atterraggio di non ho capito che. Vedo l’immagine di me al mare tra 50 anni. Nel cielo sfrecciano navette monoposto. Sull’acqua planano macchinine idroelettriche a motore propulsonico alimentato da molecole spaziotemporali. Alieni di Galassia 56 sono fermi al bar, a sorseggiare un caffè shakerato con gas-panna, insieme ad alcuni amici terresti. Le corsie di atterraggio e le piste di lancio sono affollatissime come ogni agosto.
12. Ho fatto una passeggiata sul bagnasciuga, fortuna che c’è ancora la nave con il muscoloso skipper dentibianchi che fa fare il giretto ai turisti.
13. In albergo mi hanno dato la carta igienica ecologica. L’adesivo sul muro firmato ‘La Direzione’ ricorda che possiamo contribuire a risparmiare l’acqua non cambiando gli asciugamani ogni giorno, e lo fa solo in italiano.
14. A proposito di acqua, il mio Lazio ancora brucia e forse a Roma ce la tolgono, perché gli acquedotti fanno acqua da 30 anni ma se ne sono accorti adesso.
15. Leggo di una compagnia di crociere che vuole assumere, ma i ragazzi che si presentano non sanno l’inglese. Tempo fa, ricordo di aver letto il commento di uno, online: “perché dovremmo sapere l’inglese? Sono quelli che vengono qui a dover imparare l’italiano”. Aspetta che lo dico agli italiani che vengono in Olanda e che pretendono di trovare subito lavoro senza l’olandese.
16. C’è una mini serie tv che fanno sulla Rai, dopo il telegiornale della sera. Mi ha detto mia madre che servirebbe ad avvicinare le persone a internet e all’informatica, perché “la popolazione deve restare al passo con i tempi”. Si chiama ‘Complimenti per la connessione’. La puntata dell’altra sera spiegava ‘influencer’. Ahahah.
17. Qui stiamo tutti a telefono, continuamente. Tutti parliamo di lavoro, contratti, soldi, affari, minacce, lei non sa chi sono io, con descrizioni da autoerotismo appagante. Siamo ricchissimi, per strada e sui mezzi pubblici. Siamo pieni di soldi. Siamo veri imprenditori rampanti anni ’80.
18. Siamo forti, abbiamo tecnologia per tutti. Abbiamo i temporary stores all’avanguardia. Sviluppiamo le app, pilotiamo i droni, controlliamo i cicli di produzione alimentare con un tasto. Parliamo di Big Data, business analyst, security manager. Mastichiamo titoli in inglese sui biglietti da visita. Non conosciamo le lingue straniere, nemmeno nelle grandi città. Facciamo errori di grammatica elementari. Ci arrabbiamo se ce lo fanno notare, sfoggiando un “non è vero, sei un coglione”. L’insulto verso chi non ci abbraccia chiude ogni frase.
19. Siamo stanchi, stressati, maleducati e diamo del tu a tutti, “perché in inglese si fa così, dare del Lei è da antichi”.
20. Siamo dipendenti da telegiornali infarciti di notizie negative ed allarmanti, che l’allarme lo creano anche dove non c’è – ma vogliamo parlare dei pericoli per la vita nascosti nei cubetti del ghiaccio, moriremo tutti? – e alla fine anche il più incallito ottimista si deprime e si dice che non c’è niente da sorridere. Tutti se ne vogliono andare, così.
21. Siamo schiavi di un sistema di manette per l’anima e per l’orgoglio.
22. Siamo la burocrazia che fa richieste così estreme che nemmeno certi scalatori.
23. Siamo la terra desiderata dagli abitanti del mondo intero, l’eden perfetto al centro del Mediterraneo con il buon cibo, il buon clima e l’incredibile arte. L’incredibile arte che non sappiamo usare, valorizzare e nemmeno mostrare. Ci lamentiamo dei cervelli in fuga e dei testoni scienziati in giro per il mondo macinando presunta tecnologia all’interno del paese, mentre monumenti e siti archeologici vanno in pezzi.
24. Mandiamo in pezzi le uniche cose che questo paese ha di eredità vera e che da sole forse basterebbero a risollevare la nostra economia, e non si capisce perché non le curiamo. Anzi, le copriamo con teli, per rispetto ai capi di stato bacchettoni che vengono a farci visita.
25. Agli occhi dei turisti stranieri siamo quelli del riposo dopo pranzo, dell’aperitivo infinito, delle campagne aperte e assolate, dove tutti vanno in giro in stile dolce vita, con occhialoni e cappello gigante, facendo il bagno nelle fontane. Poi il bagno nelle fontane lo fanno pure loro, perché in Italia si può tutto.
26. Siamo un’immagine lazy, impigrita, che nulla ha a che vedere con quelle quattro città che usiamo come rappresentanza del progresso.
27. Eppure, brilliamo luce nascosta, in tutti quei punti che lo straniero invece vede, e per i quali continua a venire qui. Nonostante noi siamo pessimi albergatori di noi stessi.
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Ci sono tante cartoline, in vendita in Italia.
La mia ha il disegno di una penisola spaccata in due. In lungo per l’Appennino, dalle crepe dei terremoti. In largo, nella discrepanza di massa.
Questa cartolina di casa che ho scelto, e che mi riporto nella casa in Olanda, è un po’ distopica, prendendo in prestito la definizione che dà dell’Italia un mio amico romano.
Se la inclini, vedi il paesaggio che si muove, verso un inevitabile e lento cambiamento, che prima o poi avverrà con o senza il nostro consenso.
Nell’angolo, in alto a destra, ci sono le figure di un uomo e di una donna ben vestiti. Griffati nel look e negli accessori, hanno in mano una lattina underground riempita di mojito.
Se presento la cartolina alla cassa e somiglio ad una delle due figure, ho diritto al 2×1 per l’accesso al Privé.
E pensare che in Olanda vanno in giro con le ciabatte da piscina.
Chi sono
11 Commenti
Colpita e affondata ! Analisi perfetta per un ‘Italia imperfetta !
ciao Katia, grazie per aver lasciato traccia del tuo passaggio. buon ferragosto!
Sono 3 anni che ho lasciato Roma e, contraroamente a quanto mi era stato annunciato, non riesco a vederla con lo sguardo ammirato del turista né con gli occhi della nostalgia. Ti dirò dopo 3 anni all’estero, tutti quei contrasti e quelle inefficienze che mi hanno fatta scappare le noto ancora di più e mi ritrovo a chiedermi come abbia fatto a resistere tanto a lungo in una vita dove la parola d’ordine giornaliera, almeno per me, era “sopravvivi a questa giornata”.
Mio figlio mi ha detto: “mamma so di essere iraliano, ma io mi sento francese”, non so bene quale sentimento abbia susciatato in me questa affermazione, ma non so dargli torto e sono contenta di averlo portato via ancora piccolo così da costruirsi una sua identità e una sfera d’appartenenza.
Piccolo ma con le idee chiare, pare. Auguri per il vostro futuro francese, Annalisa.
Qui notte fonda. Ho letto il tuo articolo tutto d’un fiato! E wow quanto sono con te! Dispiace vedere l’Italia così e non è facile commentare quando “ce ne siamo scappati” perché noi “non capiamo come stanno veramente le cose”
Buona Olanda!!
Che vero, cara Margherita. Proprio come dici tu. Un abbraccio!
Condivido tutti i disagi, ma la cosa che più mi fa arrabbiare è quella del bancomat. Divento scema a pensare che c’è chi non accetta il bancomat e non solo per pagamenti inferiori a 10€.
eh:) ciao, buon ferragosto!
Divertente questo post. Comunque anche in Australia in certi posti, in città prendono il bancomat solo per spese superiori a 10 $…così per dire. Vivo all’estero da 11 anni e io sono una di quelle persone che quando rientra vede tutto meraviglioso come i turisti. Amo sempre di più il mio paese, gli italiani mi fanno parecchio arrabbiare ma l’Italia ha dato un contributo innegabile e importantissimo allo sviluppo culturale del resto del mondo e sono proprio orgogliosa di essere nata italiana anche se ormai ho perso un po’ della mia italianità e forse è per questo che la amo tanto la mia vecchia patria!
Ciao Solare, grazie per aver commentato. E’ sempre interessante conoscere realtà di luoghi differenti, come è il caso dell’Australia che descrivi tu, ad esempio. Sono d’accordo con te, il contributo dell’Italia è innegabile e speciale, e forse anche per questo certe cose fanno più male.
È incredibilmente bello, simpatico e vero il tuo post…uno spaccato tutto italiano da cima a fondo : in effetti rappresenta quasi tutti i motivi per cui me ne sono scappata in Svizzera circa 4 anni or sono e ogni volta che rimetto piede in Italia mi viene il volta stomaco…..che ci vuoi fare, pare faccia parte della vita da Expat!!!