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Cuore basco in viaggio tra Cile e Europa

di Katia
marisol primo piano

Cuore basco in viaggio tra Cile e Europa

trasporti paesi baschi

Mi chiamo Marisol e sono nata a Santiago del Cile.

Il Cile  non l’ho sentito mai il mio vero paese e,  fin da piccola, ho desiderato andarmene e conoscere altri pezzi di mondo.

I miei nonni sono originari dei Paesi Baschi.

Arrivarono in Cile nel 1938 con un bastimento che attraversò gli Oceani impiegando diverse settimane, patendo il freddo e la fame. Vennero per tentare la  fortuna in un’epoca in cui  i paesi baschi erano poverissimi e distrutti dalla guerra civile spagnola.

Il Cile, secondo me, è un paese strano e i cileni li percepisco come un popolo che tende ad appropriarsi di quello che non ha anche con mezzi non del tutto leciti. Nonostante ciò, riconosco anche l’animo profondamente poetico del Cile, che si è manifestato attraverso i suoi autori più noti, come Violeta Parra o Pablo Neruda.  Naturalmente, la mia è un’impressione formatasi da piccola, vivendo a Santiago negli anni in cui il Presidente della nazione era Salvator Allende.

HORTENSIA E SALVADOR ALLENDE

Salvador e Hortensia Allende

Il Presidente Allende e sua moglie Hortensia vivevano proprio di fronte a casa mia.

Mio padre era un giovane ispirato da grandi ideali di libertà e eguaglianza sociale, gli stessi che ispiravano Salvador Allende. In qualità di dirigente della Società Nazionale di Agricoltura,  frequentava la coppia presidenziale con assiduità. Quando ero con mio padre la vita mi appariva bella, ricca, divertente e priva di problemi.

Con mia madre, che ha sempre sofferto di depressione, l’esistenza invece assumeva toni foschi.

Purtroppo, mio padre non fu né presente né  molto fedele alla famiglia. Dopo una lunga convalescenza post ospedaliera, mia madre ha voluto separarsi da lui e ci siamo trasferiti, io, mio fratello e mia madre, nel sud del Cile, in un paese arroccato sulle montagne nella casetta dei miei nonni materni: lì, la vita si era fermata al secolo precedente. Ricordo tanta povertà e tanti stenti. Per i miei nonni rappresentavamo nuove bocche da sfamare e il Cile, in quel momento, era attraversato da una grande diseguaglianza sociale: da una parte c’erano i ricchi proprietari terrieri che volevano mantenere il potere e i propri privilegi, e dall’altra una massa di persone asservita ad un sistema monarchico contro cui la politica di Allende combatteva.

Poi, l’11 settembre 1973, ci fu un colpo di stato ed ogni cosa si rovesciò irrimediabilmente.

Mio padre scomparve. Avemmo notizie che sembrava avesse trovato rifugio in Argentina. Più tardi, scoprimmo che fu fucilato.

Per noi, la vita era diventata paura soverchiante. Se ci penso adesso, mi sembra impossibile che siamo tutti sopravvissuti: non c’erano medici – erano spariti quasi tutti – e quelli che ti curavano erano, in realtà,  veterinari. Se ti ammalavi, spesso dovevi accontentarti di un brodo caldo. Non c’erano vestiti e indossavamo sempre le stesse cose. Non c’era la televisione. C’erano soldati, quelli sì, e potevi scomparire da un giorno all’altro senza lasciare traccia. Io ero una ragazzina e vivevo uno stato di perenne malinconia per tutto ciò che avevo l’impressione di aver perso.

Marisol famiglia 1971

Io, mia madre e mio fratello, Cile 1971

Quando lo scorso marzo 2020 siamo entrati in lockdonw in Italia, io che oggi vivo a Firenze, ho provato una strana sensazione nel vedere le strade deserte e l’imposizione a non uscire di casa. Sebbene le ragioni fossero diverse, l’associazione al periodo della dittatura militare è avvenuta in maniera spontanea.

Ad un certo punto, per volontà di mia madre, ci siamo imbarcati per tornare nei Paesi Baschi, il luogo da dove proveniva la mia stirpe, e dove chiedemmo asilo politico.

Da quel momento ho cominciato a sentirmi una sorta di apolide il cui unico pensiero è sempre stato legato alla propria sopravvivenza.

Trovandomi in un paese non distante da Biarritz, iniziai a scoprire la cultura locale da cui provenivo e capii che io ero una nomade come  lo erano  i baschi delle origini, di cui si dice provenissero dall’Asia e, in particolare, dall’area del Tibet. La lingua basca è particolare e unica, come suoni potrebbe somigliare al rumeno ma in realtà non è simile a null’altro, si chiama lingua euskera. Altra curiosità dei paesi baschi è che gran parte della popolazione registra il gruppo sanguigno RH negativo. Alcune fonti scientifiche sostengono che si tratti di una evoluzione particolare dell’uomo di Cro-Magnon che viveva in quel territorio già 40.000 anni fa. Insomma, se questa teoria ancora allo studio fosse completamente accreditata, i baschi rappresenterebbero un’eccezionalità da analizzare attentamente.

Dopo qualche anno mia madre si è accompagnò ad un uomo cileno e, alla fine, decise di tornare in Cile.

Io restai in Europa e fui accolta dalla famiglia di una mia amica per qualche anno ancora. Avevo ben chiaro quello che volevo fare nel futuro: migliorare la mia vita e le condizioni economiche sia mie sia quelle della mia famiglia.

Ma nel 1983, sotto la dittatura di Pinochet, sono tornata in Cile perché sentivo in maniera prepotente  il richiamo di mia madre.

Lei è stata una figura dominante nella mia vita, schiacciante e manipolativa.

In Cile, così come avevo fatto nei Paesi Baschi, mi sono subito reintegrata nella società lavorando in un negozio di abbigliamento . Ma il Cile non faceva per me, mi sentivo soffocare. Nel 1986, a 21 anni,  sono ripartita e sbarcata di nuovo in Europa, a Gran Canaria. Lì viveva una mia amica che mi ha accolto in casa. A gran Canaria ho lavorato con gli animali in uno zoo di Las Palmas finché una scimmia non mi morse, creandomi diversi problemi. Nel frattempo mi accorsi che la mia amica subiva abusi da parte di suo marito e io, una sera, l’ho picchiato a mia volta. Inutile dire che lui, dopo, mi ha cacciato di casa!

All’età di 24 anni mi sposai con  Fernando: non era il grande amore ma – oggi lo so – era la persona che mi illudevo potesse colmare le mancanze che avevo vissuto da piccola. Era molto ricco, si occupava di costruzione di strade, e finalmente potevo rilassarmi a livello economico. Ho vissuto anni di  agio a livello di denaro. Poi, scoprii che anche lui, come mia madre, era un maniaco depressivo.

Capii in quel momento che l’imprinting familiare è un segno permanente, difficile da superare.

Il matrimonio cominciò a sgretolarsi.

Alain-ducasse

Fernando oppose resistenza ma io lo lasciai per trasferirmi di nuovo in nord Europa, organizzando una vera e propria fuga. Mi ritrovai così a vivere per molti anni tra la regione spagnola dell’Asturia e i Paesi Baschi. 

Svolsi diversi lavori tra cui ricordo il più curioso: fondai una piccola ditta che forniva vestiario per chi lavorava nei club e nelle discoteche. Ho viaggiato in tutta Europa in quel periodo e la mia merce era apprezzatissima!  A livello economico cominciavo a vedere alcuni risultati.

Nel 1998, più matura e innamorata di Vincent – un uomo di alta estrazione sociale che mi ha fatto conoscere un mondo finora a me semisconosciuto – decisi di iscrivermi alla scuola di cucina di Biarritz e diventai una cuoca, mestiere che ho svolto da allora fino ad oggi. Ho fatto stage a livelli alti ed ho lavorato anche con Alain Ducasse.

Era il tempo in cui si stava affermando la cucina molecolare e gli Chef stavano diventando delle star.

Dopo qualche tempo avevo messo da parte del denaro e decisi di acquistare un terreno: la mia idea, allora, era di creare un ristorante rurale con orticoltura e a chilometro zero. Continuai invece a lavorare nei ristoranti di mezza Europa: Parigi, Bruxelles, Lussemburgo e, infine, approdai in Italia, stabilendomi nella città che ancora mi ospita:  Firenze. Non ho mai realizzato il sogno di quel ristorante con orto annesso e, ad oggi, quel terreno l’ho messo in vendita.

Sono più di 20 anni che vivo a Firenze e per tutto questo tempo, oltre che di cucina,  mi sono occupata di locare  camere e appartamenti nel Chianti ad so turistico. Trovo l’Italia un paese bellissimo, ricco di sole, di arte e di soldi.

Molti italiani si lamentano ma non si rendono conto della ricchezza vera e potenziale che esiste in questo paese, non sanno vederla.

Certo, la pandemia ha creato molti problemi anche di ordini economico: qua a Firenze, per esempio, non ci sono più turisti da molti mesi ormai e io ho dovuto dismettere l’attività di locazione appartamenti per mancanza di mercato. Riesco, però, ancora a lavorare un poco come cuoca – sforno  dolci e altri piatti da consegnare a domicilio – grazie al fatto che sulla piazza sono piuttosto conosciuta. Lo faccio in particolare per famiglie aristocratiche del posto, pensate che alcune mi chiedono la fornitura completa di torte di mele e croissant per la prima colazione!

Però oggi, cinquantacinquenne, sento  il bisogno di una nuova svolta e mi sto interessando di  percorsi olistici, mirati al mio benessere e a quello degli altri. In realtà, già da tempo mi occupo – in parallelo all’attività di cucina che amo e che non intendo abbandonare – di crescita interiore e mi sono già approcciata a discipline che studiano i campi energetici, come il Reiki.

Forse, questa è un’età in cui un po’ tutti, sazi di vita e di avventure , si sente il bisogno di ripiegare lo sguardo verso il proprio interno.

Oggi, pur continuando a sentire di non avere una vera appartenenza a nessun paese in particolare, sento che è in Italia che vivrò le mie prossime fasi di vita. Spero di diventare una brava operatrice olistica e massaggiatrice shiatzu come lo sono stata nell’ambito della cucina. Mi auguro anche che le mie conoscenze nel campo della chimica, studiata e approfondita  per quanto riguarda il cibo, la sua manipolazione e conservazione nonché i suoi effetti sul corpo umano,   possano essermi – in qualche modo – di aiuto.

Ho appreso, nella mia rocambolesca vita, che si sopravvive solo sapendosi reinventare.

Spesso, quelli che appaiono come problemi insormontabili diventano delle vere opportunità solo se impariamo a  trasformarli in preziosi nuovi  punti di partenza.

marisol primo piano

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