Cinque cose che la vita in Cina mi ha insegnato
Rientro a Shanghai da un bellissimo viaggio e cerco di rimettere un po’ a posto quella confusione di biglietti, post-it, cartoline, foto, tovaglioli con mappe disegnate e memorabilia vari che custodisco nel secondo cassetto del mio comodino.
Ritrovo, così per caso, la prima mia carta d’imbarco Airchina Milano – Shanghai, datata ormai quasi quattro anni fa.
Mi siedo sul bordo del letto e un vortice di immagini, ricordi delle avventure vissute, inizia a proiettarsi a velocità supersonica nei miei lobi temporali; quasi ne vengo sopraffatta.
Mi pervade un sentimento di gratitudine infinita per questa mia meravigliosa vita in Asia, poco convenzionale forse, ma mai monotona. Sempre e comunque libera.
Ho la fortuna di vivere a Shanghai, una località ideale per chi ama viaggiare, perché collegata comodamente con tutte le destinazioni asiatiche, ma devo ammettere che la maggior parte dei viaggi fatti negli ultimi anni sono stati in Cina continentale.
La Cina è vastissima e offre la più spettacolare varietà al mondo di paesaggi, dialetti, culture, etnie e cucine locali.
Attraversandola si rimane affascinati, quasi non bastano gli occhi a contenere tutte le meraviglie e stranezze che si susseguono le une dietro le altre. E allora non resta che togliere dallo zaino i preconcetti, per fare spazio ad ogni cosa nuova che si impara lungo la strada.
Tuttavia non è solo viaggiando per il Regno di Mezzo che si acquisisce esperienza, ma è proprio la quotidianità a cambiarti. O, almeno, ha cambiato me.
Ecco allora una lista delle cose che la vita in Cina mi ha insegnato.
1. Umiltà
Non importa quanto si possa pensare di essere preparati alla vita in Cina, quanto se ne sia studiata la lingua o la cultura.
Una volta spogliati della corazza di turisti, quando effettivamente si decide di restare, ci si rende presto conto che niente è assolutamente come pensavamo, che nessuna delle nostre audaci esperienze all’estero precedenti ci avrebbe potuto preparare alla serie di incredibili avvenimenti che in Cina succedono ogni giorno ancora prima di pranzo.
E non importa nemmeno quanti anni si trascorrono qui, quanti amici si hanno o lo stato sociale: non si sarà mai emozionalmente equipaggiati a sufficienza.
L’unica cosa da fare è allenare la propria curiosità e mantenersi mentalmente elastici.
2. Pazienza
Solitamente, si perde la pazienza quando le cose non risultano essere come le vogliamo, quando non rispecchiano il nostro ideale di perfezione.
Prima della Cina ero una maestra della frustrazione auto-inflitta, mi arrabbiavo immensamente per ogni piccola sbavatura.
La vita in Cina ti rende invece estremamente paziente, grazie al traffico perenne, alle sgomitate per salire in metro, alla lentezza della connessione internet, a quell’attitudine 没办法 (pron. méibànfǎ, significa “non c’è niente che si possa fare”) che molte delle persone da cui avresti davvero bisogno di aiuto hanno verso gli stranieri, ad ogni fastidiosissimo procedimento burocratico che va affrontato per visti, conti bancari, contratti d’affitto, bollette da pagare etc…
Alla fine, per sopravvivenza, si è costretti a diventare più realisti e a infischiarsene delle seccature minori.
3. Ingegnosità
Mi ricordo ancora quando, ai tempi dell’università, io e le due mie coinquiline condividevamo un appartamentino di circa 60 metri quadri e quasi ci stavamo strette, eppure ci sembrava di esserci trasferite con solo il minimo necessario.
La mia prima stanzetta in Cina era di 4 metri quadri, il bagno di 2mq, lo spazio comune di altri 6mq. E ci vivevamo in cinque persone.
Oppure, a volte capita di aver bisogno di utensili o attrezzi, “cosi”, insomma, che neanche in italiano saprei come si chiamano. Non potendo tradurre il nome di quella roba lì non la si può neanche trovare, e allora via di invenzioni improbabili che neanche MacGyver.
Oppure, finisci l’aspirina e ci vorrebbe un medicinale cinese equivalente, vai in farmacia e ti rifilano le pillole “del Drago Viola”.
Poi, magicamente, senza sapere come né perché, guarisci. Dopo aver raccolto una serie di disagi seguiti da positive risoluzioni dello stesso problema, si può decisamente asserire di essere diventati delle persone dotate di ingegno e praticità.
4. Resilienza
In fisica, il termine resilienza indica la “capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi“, ed è tradotto in psicologia come “l’abilità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà“.
A mio avviso, chiunque abbia vissuto in Cina abbastanza a lungo diventa come di gomma. Le insormontabili paure e i terrori fissi di un tempo si ridimensionano e ridicolizzano da soli, si va avanti, oltre le avversità e si accettano i capovolgimenti come fossero la regola.
Insomma, vivere qui non ci regala certo il lusso di una vita perfetta e non possiamo prendere due-tre ore di volo Ryanair per allontanarci da ciò che non ci piace, ma possiamo imparare a farci le capriole sopra.
5. Fiducia
Infine, vivere in Cina rende più consapevoli dei propri limiti e fiduciosi delle proprie possibilità.
Parliamoci chiaro: chiunque sia arrivato fino a qui ha una personalità esuberante e un’anima flessibile e adattabile, ma chi lo avrebbe mai immaginato di finire a fare quel lavoro che tanto volevi e per il quale in Italia non avresti mai avuto sufficiente esperienza anche solo per pensare di inviare un curriculum?
Chi avrebbe mai creduto possibile comprendere e riuscire a esprimersi in una lingua che non ha proprio somiglianza o relazione con nessun sistema linguistico occidentale?
Chi avrebbe pensato di riuscire ancora a stupirsi e imparare qualcosa di nuovo ogni giorno? Ci vuole un briciolo di follia e fiducia in se stessi per camminare nella vita come i funamboli sulla corda.
Forse avrei imparato le stesse cose in qualsiasi altro posto nel mondo, ma sono profondamente convinta dell’unicità della sfida che ho accettato.
In futuro, ripensando a questi anni e a tutti i ricordi colorati, la mia gioia più grande sarà essere riuscita a diventare una versione migliore di me stessa. E avere ancora la voglia di lavorarci su.
Chi sono
7 Commenti
Meravigliosamente vero Giulia !
<3 <3 <3
Dopo 12 anni vissuti a Shanghai..sono infinite le cose che la vita in Cina mi ha insegnato. Per sempre con me.
Wow, 12 anni!! Mi piacerebbe davvero ascoltarti 🙂
Ben detto, chi vive in Cina ha bisogno di un briciolo di follia (o anche di più). Io dopo un anno e mezzo tra Pechino e Canton sono ancora ferma su “imparare la pazienza.” Ahah
tesoro … così vivevano i miei NONNI ! Non serve andare in Cina . Ma io sinceramente di TORNARE indietro non ne ho bisogno !
Loro hanno lavorato e si sono sacrificati X la nostra libertà e il nostro benessere … e non ho intenzione di rinunciare ! Ho vissuto in una cameretta di 6 mq con mia sorella e ora i miei figli ne hanno una di 12 ciascuno! Perché dovrei tornare indietro ?
Cara Donatella, io la ringrazio per il suo commento. Purtroppo però non lo comprendo: in nessun punto dell’articolo (che spero vivamente lei abbia letto fino infondo) può trovare menzionato il desiderio di “tornare indietro”.A me hanno solo insegnato ad andare avanti: infatti mi sono trasferita in Cina, dove non per arretratezza del Paese ma semplicemente per la natura spartana della vita da studenti si condividevano piccoli spazi. Ma aldilà di questo quante sono le emozioni che chi non ci è mai stato non potrà mai capire! Hai ragione, non serve andare fino in Cina ma personalmente sono proprio contenta e fiera di averci vissuto.