Cinque mesi in Germania
Dopo cinque mesi in Germania credo sia il momento di fare un primo punto della situazione.
L’inserimento in questo paese, all’inizio, mi è sembrato un gioco da ragazzi.
Sono arrivata qua con un lavoro e una casa, buone condizioni economiche: cosa mai avrei potuto volere di più?
Col passare del tempo, però, l’entusiasmo iniziale è passato.
Vivere nella casa “del Grande Fratello” ha smesso di essere così divertente, soprattutto quando qualcuno si è preso la libertà di entrare in camera mia di notte, ubriaco marcio (potete immaginare le intenzioni)…
In quel momento il catcalling dell’Etiopia mi è sembrato una barzelletta e ho capito che vivere in una casa in cui non mi sentivo al sicuro non era esattamente tra le mie aspirazioni.
Lavorare col pacchetto “vitto e alloggio” può sembrare conveniente, soprattutto in una città in cui trovare un appartamento in affitto è un’impresa stoica. Ma poi ti ritrovi incastrato in una situazione in cui è più complicato cambiare lavoro se non sei contento, perché comunque devi trovare prima una casa.
In Germania i padroni di casa sono molto esigenti.
Richiedono molti documenti anche prima di farti vedere l’appartamento e, ovviamente, se sei nuovo e appena arrivato, non parli la lingua, non hai referenze da un vecchio padrone di casa, non hai la Schufa che attesti la tua affidabilità creditizia e un contratto stabile di lavoro, la casa la puoi vedere giusto col binocolo!
I primi mesi a Monaco di Baviera sono stati belli.
Non faceva tanto freddo e uscivo tantissimo, anche perché volevo stare in quella casa “tossica” il meno possibile.
In quella casa mi sembrava di essere sempre al lavoro perché vivevo, oltre che coi colleghi, anche coi capi.
Poi però sono arrivati il freddo, le restrizioni dovute al Covid, la cassa integrazione e tutta la situazione ha iniziato a spingermi verso le ciabatte della depressione.
Ho smesso di uscire, odiavo profondamente il quartiere in cui vivevo, il lavoro, la casa “del Grande Fratello” e mi sono rifugiata su Duolingo e i libri di tedesco, progettando di resistere in questa situazione fino al momento in cui avessi avuto più dimestichezza con la lingua.
A dicembre mi sono resa conto che la mia vita faceva schifo e che dovevo fare qualcosa per cambiarla. Subito. Prima che le ciabatte della depressione rimanessero attaccate al mio corpo in modo definitivo.
Il primo cambio è stato quello di iscrivermi al sito Internations e partecipare ai numerosi eventi organizzati tra gli expat.
Con loro mi sono sentita di nuovo nel posto giusto, in mezzo a una vivace comunità internazionale, e mi sono potuta confrontare sulle difficoltà che s’incontrano quando si arriva in questo paese. Bisogna armarsi di forza e pazienza.
A gennaio il ristorante in cui lavoro viene chiuso per via della situazione Covid e lì mi suona il campanellino: “Ines, è l’ora!”
Inizia contemporaneamente la ricerca di lavoro e casa. Anno nuovo, vita nuova: così si dice, no?
Quello che mi faceva più paura, viste le testimonianze di tutti, era la ricerca della casa.
Molte persone ci hanno messo anche 6 mesi prima di trovare un posto in cui vivere, quindi sono partita da lì.
Ho risposto a tutti gli annunci che rientravano nel mio budget per un monolocale, sperando che non si trattasse di truffe perchè, effettivamente, il mio budget era molto basso e gli affitti qua sono molto alti.
Dopo qualche giorno mi chiama una persona, accento francese, mi fa qualche domanda, io sono sincera e ammetto di non avere una gran busta paga a causa della cassa integrazione e di cercare un nuovo lavoro perché non sono contenta.
Questa persona mi dice ok, ti passo il numero dell’inquilino così ti fa vedere la casa… in video chiamata!
Ho pensato: ecco, aspettavo la truffa e la truffa è arrivata. Comunque decido di andare avanti, per capire le dinamiche anche delle truffe del mercato immobiliare tedesco, per non avere problemi in futuro.
Mi sento col fantomatico inquilino che propone di farmi vedere la casa in videochiamata, gli chiedo se c’è la possibilità di vederla di persona, nonostante il Covid, e il ragazzo mi accorda un appuntamento per il giorno seguente.
Allora, forse non è una truffa! Faccio una ricerca approfondita su google per capire qualcosa di più sul proprietario che risulta essere un consulente finanziario cui nome, faccia e numero di telefono compaiono su vari siti di compagnie tedesche e francesi. Ok, mi fido.
Vado a vedere la casa… è più bella e grande che in foto, dimostro all’ inquilino il mio interesse e lui mi dice di chiamare subito il proprietario per confermare che voglio la casa, prima che mi venga soffiata da sotto al naso da qualcun altro.
Chiamo e il proprietario neppure ci pensa, mi dice direttamente di andare a firmare il contratto il giorno dopo nel suo ufficio!
Ok, abbiamo esaurito le botte di culo per l’anno corrente! Ma sono felicissima di aver ottenuto in una settimana quello che per quasi tutti gli esseri umani è una missione impossibile in questa città.
E allora concentriamoci sul lavoro. Devo ammettere che in questo periodo non ci sono tantissime offerte nel mio settore, quello della pasticceria, ma per ora sono riuscita a fissare alcuni colloqui e sto già facendo degli extra in un laboratorio tedesco.
Il problema della lingua è abbastanza un ostacolo per me. Nelle cucine tedesche l’inglese non si mastica molto, o comunque la maggior parte delle persone deve aver paura di parlarlo perchè non ci crede nessuno che nelle scuola tedesche non insegnano l’inglese!
Oggi mi hanno chiamato da un ristorante asiatico e la telefonata con lo Chef è stata veramente divertente.
Quest’uomo mi ha raccontato delle sue esperienze lavorative all’estero e le domande che mi ha fatto non erano legate al mio lavoro quanto al mio viaggiare. E quando mi ha chiesto se sono venuta in Germania per il mio attuale lavoro, ho risposto di no.
Ho detto che ho accettato un’offerta che sembrava buona, ma poi mi sono resa conto che non era quello che volevo. Perché, chiaro, bisogna provare per capire! E lui si è messo a ridere e mi ha detto che comprende perfettamente.
Mi ha detto che conosce bene gli italiani in Germania, come si comportano coi lavoratori, del lavoro in nero, del non rispettare le regole, le condizioni e tutto il resto. Ha aggiunto che dal mio CV si capisce che sono una donna indipendente, che se sono andata fino in Etiopia a lavorare vuol dire che ho i “guts”, che mi merito di essere pagata per quello che valgo e non per quello che conviene a un datore di lavoro. Ho riso tanto anche io e quando ho detto che non sono venuta in Germania per vivere in un modo un po’ random come in Italia, si è messo a ridere lui!
Quello che ho capito in questi mesi è che la devo smettere di farmi fregare.
E quindi devo smettere di lavorare per gli italiani. In 5 paesi, negli ultimi 8 anni, indovinate un po’ con chi ho avuto problemi? Indovinate chi mi ha sempre pagato di meno? Indovinate chi proprio non mi ha pagato?
Va bene non generalizzare, va bene che non tutte le persone sono uguali, ma ho realizzato che preferisco non rischiare ulteriormente.
Continuo a non avere un lavoro, ma ho addosso tanta positività grazie a questa conversazione di oggi.
Come dicevano gli expat, ci vogliono forza e pazienza. Auguro a tutti un 2022 frizzante come questo mio primo mese dell’anno.
Ines
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