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Una città spaccata in due: Berlino est e ovest

di Agnese D´Alfonso

Una città spaccata in due: Berlino est e ovest

Frankfurter Tor, Friedrichshain

Vivo a Berlino da un bel po’ ormai, ma c’è un aspetto in particolare che fatico a capire. Il muro è caduto più di trent’anni fa, ma è ancora una città spaccata in due: Berlino est e ovest.

Le differenze tra i due lati della città si notano facilmente.

Da un lato c’è Friedrichshain, con i suoi palazzoni sovietici e le famose torri, le case occupate, gli hipster che vanno in giro con il tappetino da yoga, i negozi di ceramica e la gente seduta sull’erba a Boxhagener Platz.

Dal lato opposto Charlottenburg, con i grattacieli, lo zoo, il centro commerciale all’ultimo grido – il Bikini – e la via dello shopping più importante della Germania, Kurfürstendamm.

Ku’damm, la via dello shopping, Charlottenburg

Berlino ha facce molto diverse tra loro, forse di una diversità più estrema che in altre città e c’è chi sostiene che alcune parti siano più autentiche di altre, che alcuni quartieri non siano davvero Berlino. Io dico che sono aspetti diversi della stessa città, che sicuramente possono piacere o meno – io, come tutti, ho delle preferenze, ovviamente – ma ognuno di questi è vero.

Architetture a parte, quello che risulta difficile da capire riguarda le persone, e nello specifico Ossi e Wessi (tedeschi dell’est e tedeschi dell’ovest).

Questo articolo non ha la pretesa di affrontare tematiche economiche, sociali o antropologiche: l’argomento è molto complesso e io voglio soltanto condividere le mie impressioni, niente più di questo. Per un approfondimento vi invito invece a cliccare qui.

Friedrichshain

Detto ciò, le due parti della Germania – e quindi di Berlino – prima del 1989 erano caratterizzate da molte differenze, e il sistema economico era una tra queste. Quello che è capitato a me di sentire a riguardo, da quando vivo qui, è stato principalmente una sorta di disprezzo in alcuni casi, senso di superiorità in altri, da parte dei tedeschi dell’ovest nei confronti di quelli dell’est, che considerano invece i primi arroganti e attaccati ai soldi. Andando ad informarmi, ho letto che questo sentimento affonda le sue radici, in gran parte, nel drastico cambiamento che ha riguardato la Germania dopo la caduta del muro: la Germania della DDR, nel garantire un lavoro a tutti, aveva una produttività molto bassa e dopo la caduta del muro quella dell’ovest ha quindi dovuto fare da motore trainante.

La prima persona che mi ha parlato dell’argomento è stata Verena, l’insegnante di tedesco che ho conosciuto appena arrivata in città.

Orgogliosa di essere nata e cresciuta a Berlino ovest, mi ha raccontato di aver avuto “la possibilità, a differenza di quelli dall’altro lato, di studiare filosofia, di ricevere un’istruzione come si deve. Quelli rimasti ad est non potevano studiare come noi, erano controllati in tutto e ancora hanno questa mentalità da regime, hanno addirittura paura della polizia. A Berlino est non si potevano neanche portare i jeans, perché erano simbolo del capitalismo e anche tanti altri prodotti erano proibiti”.

Cerco di affrontare l’argomento anche con una collega tedesca dell’ovest, e quello che ne ricavo è “quelli dell’est sono noiosi, non sono cosmopoliti, non sono tipi interessanti… io non ci uscirei mai con uno di Berlino est!”.

Schwartzkopffstraße

La persona che mi ha dato maggiori spunti sull’argomento dal punto di vista opposto, è Dirk, un povero diavolo che vi avevo già nominato qui.

Dirk, invece ritiene che “non è vero che siamo meno civilizzati di loro! Parlano come se dall’altro lato ci fosse stato chissà che e qui invece no, ma anche di qua si poteva studiare e si viveva bene, c’erano le stesse possibilità e la gente poteva tranquillamente ricevere un’istruzione!”.

Felix, un mio amico di Dresda, non si esprime sull’argomento. È nato nel 1982 e al liceo ha studiato russo. Lui e la moglie si sono separati – lei se n’è andata con un altro – e lui si limita a dirmi che il fatto che lei fosse dell’ovest e lui e dell’est era stato un problema fin dall’inizio. Non è il momento di insistere sull’argomento, mi limito a versargli un altro bicchiere.

Quello che è certo è che in alcune catene di supermercati, ad esempio, si respira ancora una certa aria di parsimonia e sacrificio – se così si può dire – è facile trovare prodotti a bassissimo costo, meno facile trovarne di altissima qualità. Ancora sul mercato lo spumante Rotkäppchen e la senape Bautzner, tanto per citare i più famosi superstiti della DDR.

Come avrete intuito dal modo estremamente autorevole con cui ho utilizzato le fonti, lo scopo di questo articolo non è la ricerca della verità. Piuttosto, quello di cercare di fare una fotografia di questa città, ancora spaccata a metà, dopo tutti questi anni. Quello che rimane di più tangibile oggi è il tripudio di colori della East Gallery, il pezzo di muro più grande rimasto ancora in piedi e trasformato in opera d’arte.

È importante tramutare in gioia quello che, in un passato ancora molto recente, ha significato morte e terrore, senza però perdere mai di vista i fatti che sono stati e non cadere nella tentazione di dividerci ancora.

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2 Commenti

Solare 15/02/2021 - 11:08

Davvero interessante questo tuo articolo. Avrei voluto non finisse mai. Non avevo mai letto niente a proposito di questo aspetto della città di cui tutti sappiamo quanto sia cool e vivace ecc. ma di questa duplicità non si parla mai.

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Agnese D´Alfonso 15/02/2021 - 12:52

Grazie, che belle parole, arrossisco!

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