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Come la Germania mi ha scelto

di Katia

Ricordo la prima volta che sono partita, destinazione Polonia, nel lontano 2014.

Avevo una fifa addosso perché non avevo mai preso l’aereo da sola e l’idea di stare un mese e mezzo lontana dagli affetti mi elettrizzava e spaventava al tempo stesso.

Da quel momento in poi, però, non mi sono più fermata. Un po’ avevo già previsto che avrei trascorso spesso periodi all’estero e questo l’ho capito quando, a 13 anni, avevo già scelto di studiare Lingue all’università.

Probabilmente è stata l’unica scelta della mia vita per la quale non ho mai nutrito dubbi.

Non sapevo bene, però, quali lingue studiare. O, meglio, ero certa che avrei studiato l’inglese, un po’ perché mi è sempre piaciuto da impazzire, un po’ perché sono sempre stata bravina per la mia età, un po’ perché le professoresse d’inglese erano sempre gentilissime con me. Ero, indecisa, però, sulla seconda lingua da scegliere.

Ero molto affascinata dalla cultura giapponese, quindi per un periodo avevo preso in considerazione l’idea di studiarlo all’università.

Poi sono ritornata al mio primo amore, il tedesco, che avevo tentato di imparare invano all’età di dodici anni. Questa è la mia storia, la storia di come io abbia scelto il tedesco ed il tedesco abbia scelto me.

Dopo un primo Erasmus nel Regno Unito e un viaggio fallimentare a Vienna, mi sono ritrovata per la prima volta in Germania ad ottobre del 2015.

Avevo finito il mio primo Erasmus alla University of Warwick nell’estate di quello stesso anno.

Il tempo di tornare a casa e fare gli esami della sessione invernale, che ho subito rifatto le valigie e sono partita per il mio secondo Erasmus.

Forse è stato lì che ho capito che avrei passato la mia vita sempre a fare e disfare le valigie.

A Berlino ho avuto la possibilità di studiare alla Freie Universität Berlin, un’università modernissima e dall’ambiente aperto e multiculturale. Dell’università mi ha colpito, a livello di infrastrutture, soprattutto una delle biblioteche, la Philologische Bibliothek.

Un mio amico messicano la chiamava “the brain”, perché in effetti quando ci entravi ti sembrava di entrare in un enorme cervello metallico. Un’altra cosa che mi ha colpito è la grande mensa, che offre pasti a prezzi davvero vantaggiosi.

Dell’ambiente universitario mi ha rallegrata il fatto che i miei colleghi fossero interessati alla mia storia, al perché fossi lì e mi hanno sempre dato una mano con il tedesco quando ero in difficoltà.

Berlino mi ha insegnato che tutto è possibile, se solo ci si crede.

Ho imparato ad amarla, a visitarne ogni singolo angolo. Penso che Berlino la capisca solo chi ci vive, un po’ come Napoli.

Se ci passi come turista, non puoi coglierne tutte le bellezze e sfumature. Berlino è più uno stile di vita che una città vera e propria.

Forse è la città meno “tedesca” della Germania, ma è stato il ponte che per la prima volta mi ha portata qui e sono sicura che rimarrà sempre nel mio cuore.

Un po’ per istinto, un po’ per convinzione, sono sicura che un giorno qualcosa o qualcuno mi riporterà lì, ma non voglio fare piani.

Perché, secondo me, la vita ti stupisce sempre e non puoi mai pianificare nulla. Devi solo cogliere l’attimo.

La cosa più bella della Germania è che mi ci sono sempre sentita a casa. L’ho sempre percepita come una seconda Heimat. Pur essendo straniera, non mi sono mai sentita un’estranea, ma parte della sua cultura.

Questa terra accogliente ha deciso di ospitarmi una seconda volta, pochi mesi dopo la mia Laurea. Era ottobre del 2016 e non avevo per niente l’intenzione di rimettermi sui banchi in Italia.

Ed è per questo motivo che ho preso la decisione di continuare i miei studi in Germania.

Prima ancora, però, avevo voglia di fare un’altra esperienza lavorativa.

L’idea originaria, lo ammetto, era di andare in Spagna, perché nel frattempo avevo fatto un corso di spagnolo di base e mi sarebbe piaciuto fare uno stage lì. Ancora una volta, però, la Germania mi ha chiamata a sé.

Nel Destino non ci credo, neanche in Dio in realtà, ma qualcosa deve avermi riportata qui.

Qualcosa che sfugge al mio controllo, ma che in qualche modo mi ha scelto. Ed è così che mi sono ritrovata ad Amburgo come stagista per un’importante start-up tedesca, bab.la, che fornisce dizionari online, oltre a numerosi altri servizi, per varie combinazioni linguistiche.

Sono contenta del mio lavoro, perché ho la possibilità di curare il dizionario e mi occupo anche di marketing.

C’è da dire, però, che il mio trasferimento ad Amburgo non è stato privo di stress. Se tornassi indietro, probabilmente ci avrei pensato due volte prima di rifare le valigie a due mesi dalla Laurea.

Eh sì, perché sapevo che questo trasferimento sarebbe stato diverso.

Adesso ho la consapevolezza che in Italia non ci tornerò più, il che è triste ma vero. Perché ho intenzione di mettere le mie radici qui, di costruirmi un futuro e di essere parte integrante della società tedesca.

Sono stati mesi stressanti e mi accorgo che solo ora, a meno di un mese di distanza dal termine del mio stage, di essermi totalmente ambientata.

All’inizio, tra faccende burocratiche, il lavoro e un corso di tedesco serale, avevo poco tempo per me.

Purtroppo o per fortuna, però, per studiare in Germania, che è il motivo principale che mi ha portata qui, ho bisogno di una certificazione di lingua tedesca di livello C1. Ed è così che ho passato questi mesi a lavorare e a studiare.

E, adesso, aspetto speranzosa i risultati dell’esame. Per il resto, si può dire che io mi sia reinventata in questi mesi.

Ho conosciuto tantissime persone. Io, che sono di norma molto timida, sono andata ad incontri, ad eventi, mi sono data da fare per costruirmi una cerchia di amici.

Ho capito anche di essere discotecara, cosa che mai avrei pensato in Italia.

Il consiglio che vi do se avete intenzione di trasferirvi all’estero? Seguite il vostro istinto! Non sarà sempre facile, ma ne varrà la pena!

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