Fra i mestieri che ho svolto con competenza, vi è quello dell’insegnante.
Non essendo più tanto giovane ho varie carriere alle spalle e, essendo vissuta in paesi diversi fra loro, ho una panoramica interessante, seppur incompleta, del mondo dell’istruzione.
Qui troverete considerazioni sparse, note che trovo importanti e che spero siano anche utili.
Va detto, per prima cosa, che i bambini bilingue sono una fonte di ricchezza per la società in cui vivono, per la scuola in cui studiano e per i compagni con cui condividono il tempo, i giochi e le lezioni. La differenza, in sè stessa, è una ricchezza per i bambini che apprendono per analogia o, se si vuole usare un concetto più in voga, “mimesi”.
I bambini bilingue, inizialmente, se sono ancora nel processo di imparare la lingua del paese in cui vivono durante il primo anno di scuola, non possono essere veloci come gli altri nel compiere i loro vari compiti, nello scrivere le letterine, per esempio.
Non ci vuole uno psicologo o un insegnante esperto per spiegare questo concetto ma penso che sia comune buon senso: come potrebbe essere altrimenti? Se sono impegnato a imparare nuove parole mi rimarrà difficile seguire le istruzioni dei miei insegnanti.
La lentezza è normale e non solo va giustificata, ma va apprezzato lo sforzo che il bambino o la bambina sta compiendo.
Insomma, tanto di cappello a chi si sta muovendo tra due culture, sta imparando una nuova terminologia, nuovi modo di comportarsi e di essere.
Se vedete che l’insegnante non apprezza questo sforzo, anzi, si lamenta della lentezza di vostro figlio o vostra figlia, bene, sapete con chi avete a che fare.
Non credo che abbia bisogno di “spell”, qualcosa che è chiaro come il sole.
In ogni caso, è meglio essere cristallini: è una persona poco empatica (l’empatia non va data per scontata), che sa poco di pedagogia e che, forse, dovrebbe anche cambiare mestiere.
Ora, forse non è il caso di dire queste cose apertamente, perché “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire” e, soprattutto, perché l’insegnante in questione è con vostro figlio e figlia varie ore al giorno. Allora, che fare?
Osservare, tenere le considerazioni per sé e dire a chiare lettere al vostro pargolo o alla pargoletta che è bravissimo/a, apprezzare il suo sforzo, fargli e farle sentire tutta la vostra ammirazione. Cercherei anche storie simili su Youtube o riassumerei in parole comprensibili al bambino e alla bambina pezzi giornalistici che sottolineano le abilità dei bilingue. Insomma i bambini bilingue sono speciali e vanno fatti sentire tali.
Sono una fonte di ricchezza e va sottolineato.
Un’altra considerazione riguarda certi commenti che ho sentito dire da personale docente e non riguardo ai bambini che entrano in una scuola primaria senza conoscere bene la lingua, commenti del tipo: “tanto imparano! Non hanno bisogno d’aiuto!”
Well! Certo che imparano, ma perché non avrebbero bisogno di aiuto? Secondo quale logica?
L’unica risposta a questa domanda è che la logica di sottofondo è un mancato rispetto dell’infanzia, un sottovalutare gli sforzi di un bimbo/a che viene a contatto con un nuovo mondo e una nuovo cultura e, logicamente, una lingua di cui deve diventare un “master” per ottenere il successo che si merita.
Allora, in Italia, per quanto si dica male dell’Italia, almeno formalmente i bambini stranieri sono rispettati, sono considerati “bambini con bisogni speciali”: la terminologia non mi piace, ma ciò che si vuol comunicare è che hanno bisogno di un’attenzione particolare.
E perché dovrebbe essere il contrario?
Ho sentito dire a presidi e a personale docente tedesco, ritenuto qualificato, che non vi è bisogno di un’ attenzione speciale.
Bene, questo è pedagogicamente sbagliato.
Poi, a livello di opinione personale, penso che queste persone hanno anche poco buon senso e, lasciando parlare l’insegnate in me, dico che si sta giocando con il futuro del bimbo o della bimba.
Il primo contatto con la scuola è importantissimo, i bambini devo sentirsi apprezzati, si devono divertire e non devo sentirsi inferiori.
Altrimenti siamo fritti!
Da madre e da insegnante vi dico: se vedete che la scuola non aiuta, rimboccatevi le maniche il più possibile, aiutate voi i vostri bimbi, se è possibile pagate insegnanti madre lingue per dar loro una mano con la grammatica e portateli da un logopedista per ampliare il vocabolario (in Germania il logopedista o la logopedista dovrebbe essere pagato dalla Krankenkasse a questo scopo).
I miei pensieri itineranti di oggi sono terminati.
Vi sarebbe altro da dire e da aggiungere ma spero che questo poco possa essere utile a qualche lettore.
Concorso Letterario per Racconti a tema Espatrio “Le paure ed il coraggio delle donne” aperto fino al 31 luglio 2017. Leggi il bando.
Chi sono
2 Commenti
Grazie per queste considerazioni davvero interessanti!
Grazie a te che le hai lette!