Ritorno a Cusco. L’ombelico del mondo, secondo gli Andini.
Dopo più di un mese passato al mare, sto ritornando a Cusco da Lima, in aereo.
Sono le 11 di mattina.
Io scelgo sempre il posto al finestrino, perché voglio poter ammirare gli Apu, le montagne protettrici del Cusco. Il meraviglioso Salkantay in primis. Appare alla sinistra, con le sue cime bianche di neve. Poi vedi gli altri.
La voce del comandante dice “signore e signori, tra pochi minuti atterreremo nella città imperiale di Cusco”, è passata circa un’ora. Il pilota entra nello spazio aereo della città dalla parte nord ed atterra al lato sud, mentre io sto salutando gli altri Apu che ancora riesco a vedere.
Ed eccoci. Poco dopo sono già fuori l’aeroporto.
“Signorina, dove la porto?“, chiede gentilmente il tassista di turno. E io rispondo “San Pedro, per piacere.”
Ormai è un rituale: quando torno a casa dopo un po’ di tempo, mi piace andare alla panetteria San Pedro, che si trova appunto nel quartiere di San Pedro, e prendermi un’ottima cioccolata calda fatta di cacao vero, insieme a un buonissimo e cremosissimo dolcetto.
Allora, in panetteria apro il mio tablet e annuncio agli amici che sono di nuovo nell’ombelico del mondo: lo dico al mio ex vicino, alla mia migliore amica, al mio gioielliere.
Dopo la pausa, via! Lascio le mie cose in panetteria e vado a camminare per il centro storico della città.
Comincio per il mercato di San Pedro, poi l’Arco di Santa Clara, la Piazza di San Francesco, il passaggio pedonale che porta a Plaza de Armas. Mi leggo l’inno a Cusco, che trovo meraviglioso: “O Cusco, città dai raggi dorati, i tuoi raggi sono scolpiti dagli orfebri…” e con questo apprezzamento mi volto verso la statua dell’Inca nel centro di Plaza de Armas, come per dire “Hai fatto un buon lavoro, questa città è veramente tua e ti ringrazio per ospitarmi“.
Il giro continua, si va su per una delle stradine del quartiere di San Blas, che è il secondo quartiere più antico di Cusco. Nonché il più turistico.
Passo per chiese e per molti megaliti, arrivo fino al negozio dove lavora la mia amica Rosario, per sapere le ultime notizie.
Poi scendo per un’altra stradina fatta di ciottoli e arrivo dalla famiglia dei miei colleghi di lavoro. Chiacchiere, risa, mate caliente (un tè caldo a base di erbe). Guardiamo le novità nella gioielleria.
Torno a Plaza de Armas e mi siedo lì, sugli scalini della cattedrale. E rimango a guardare tanta bellezza.
Cusco, o Qosqo, è chiaramente un posto molto speciale, tanto è vero che il suo nome significa ‘ombelico del mondo’.
Resto su quella piazza fino all’ora del tramonto, quando il cielo fa tutto uno spettacolo di colori, fino a che non diventa buio e si accendono quelle luci tutte speciali che rendono il Cusco così affascinante di notte.
Allora torno a recuperare le mie cose alla panetteria e me ne vado a dormire in un ostello; perché la mia nuova casa non è proprio in centro e domani voglio svegliarmi che sono già in città.
Io ricordo i miei sogni e, dormendo all’ostello, sogno che continuo a camminare per Cusco e i grandi megaliti e le montagne, che mi dicono “ciao, quanto tempo, dove sei stata? Come stai, che c’è di nuovo?”
No, non sono matta.
È che il Cusco è magico e io sono contenta di esser ospite di una terra così magica.
Concorso Letterario per Racconti a tema Expat “Le paure ed il coraggio delle Donne” aperto fino al 31 luglio 2017.
Chi sono
2 Commenti
Non ci sono mai stata e se avro’ l’occasione di visitarla, ti chiedero’ di portarmici a prendere la vera cioccolata!
Non vedo l’ora di arrivare li! Bel racconto, farò sicuramente il giro e passo pure da Rosario per i pettegolezzi!