Dopo 4 anni circa di Turchia, il luogo in cui mi sentivo a casa più che in Italia, il 16 luglio ho dovuto lasciare tutto quello che avevo costruito per la Germania. Un vero shock!
Ero già stata in Germania in vacanza un paio di volte e le impressioni erano state decisamente positive. Regole più ferree delle nostre, maggiore rispetto per le cose, burocrazia più veloce. Quindi, quando ho saputo che avrei dovuto trasferirmi qui, dopo le ore di pianto per la terra che dovevo lasciare, ho iniziato a pensare alle cose positive che avrei potuto trovare. Ma andiamo con ordine.
Il 14 luglio ho aperto gli occhi contenta perché da lì a poco sarebbe arrivato il mio ragazzo a svegliarmi dopo il turno di notte che aveva appena finito. Avremmo passato un paio di ore insieme e io poi sarei andata al lavoro. Ho richiuso gli occhi felice e mi sono riaddormentata. Un paio di ore dopo, più tardi del solito, ho sentito la porta che si apriva: Barış era arrivato. Mi sono però subito accorta che era strano: non mi è venuto vicino, non mi ha salutata, si è sdraiato sul letto a faccia in giù senza dire una parola. Qualcosa non andava.
Mi ha chiesto di uscire in giardino per parlare con più calma e ha iniziato a raccontarmi il perché della sua espressione disperata. Durante la notte appena trascorsa, per telefono, il padre lo aveva praticamente obbligato a lasciare la Turchia per trasferirsi n Germania. In pratica ci ha costretto a partire dicendo a Barış che se non fossimo partiti dalla Turchia, lo avrebbe diseredato. Il mio ragazzo non ha mai avuto un buon rapporto con il padre, ma negli ultimi due anni le cose erano peggiorate ulteriormente a causa delle pressioni del padre che voleva mandarlo in Germania. Barış ci era stato per qualche mese ma, non trovandosi bene, era tornato a casa. Così i rapporti si erano inaspriti e per di più suo papà non aveva rinunciato all’idea della Germania ed ora era tornato all’attacco. Non so bene il motivo per cui avesse scelto la Germania come paese dove inviare il figlio: lui stesso viveva in Turchia e non si era mai preoccupato di Barış. Forse per la migliore situazione economica, o per il fatto che la situazione politica turca stesse diventando sempre più instabile (proprio un paio di notti dopo questo ultimatum c’è stato infatti il colpo di stato). Sta di fatto che il mio ragazzo doveva partire e per quanto mi riguardava o rimanevo in Turchia ma lasciavo Barış, o lasciavo la Turchia e partivo per la Westfalia con lui.
Barış mi ha detto che se volevo lasciarlo mi capiva e non se la sarebbe presa per questo, ma lo ha detto sapendo quanto avessi faticato ogni volta per ottenere il permesso di soggiorno (per cui tra l’altro avevo iniziato le pratiche di rinnovo con lui due giorni prima pagando non pochi euro). Ovviamente gli ho risposto che a lasciarlo non ci pensavo minimamente e sono corsa al lavoro, dove ho iniziato ad avvertire che quello probabilmente sarebbe stato il mio ultimo giorno. Di fatto non avevamo ancora preso una decisione, ma non c’era molta scelta.
Dopo pianti al lavoro, litigi per ottenere lo stipendio nonostante partissi senza preavviso e tanti dubbi, la sera dopo il turno sono corsa in hotel da Barış (che lavorava come receptionist notturno) e durante la notte abbiamo prenotato il volo per Düsseldorf, l’hotel e il bus per Izmir, da cui avremmo preso il volo. Fare tutti questi biglietti mi ha ricaricata. Una grande energia positiva, l’adrenalina del viaggio, del nuovo cambiamento. Insomma, tristi ma un po’ più rincuorati abbiamo fatto i bagagli anche se ho lasciato il 50% delle mie cose a Fethiye, in Turchia e siamo partiti.
Il motivo per cui abbiamo dovuto fare tutto di corsa? Il mio permesso di soggiorno che scadeva il 16 luglio, esattamente due giorni dopo. Non potevo rimanere in Turchia oltre quella data, se non volevo penali.
Arrivati a Düsseldorf stracarichi di valigie, borsoni e zaini, è arrivato il panico. Non avevamo idea di come arrivare all’ostello e, cosa che non succedeva da quando avevo imparato il turco, non capivo nulla! Che brutto!! Per fortuna Barış aveva dovuto superare un test di tedesco per ottenere il visto in passato. Di conseguenza almeno lui capiva un minimo di quello che ci dicevano. Ad ogni modo, trovando un uomo che parlava turco e poi un tassista parlante inglese siamo arrivati all’ostello e da lì è iniziata la nostra avventura. Nei primi giorni siamo andati all’ufficio stranieri e, per fortuna, dal visto che Boris aveva ricevuto, ha ottenuto un permesso di soggiorno in zona UE valido 4 mesi. Fino al 1 novembre per intenderci.
Non avevamo però le idee chiare: il nostro vecchio progetto era in realtà finire la stagione a Fethiye (Turchia) per poi tornare in Italia accanto ai miei per un annetto, per guadagnare meglio e mettere da parte, per poi prendere casa. Nel momento in cui è uscito “l’intoppo” della Germania il dubbio: Italia o Germania? Di fatto avremmo dovuto restare in Germania, viste le insistenze del padre, ma una volta fuori dalla Turchia potevamo trovare una scappatoia che ci portasse all’Italia. Sta di fatto che eravamo confusi, quindi abbiamo deciso di approfittare del periodo di “vacanze forzate” per andare a visitare la mia famiglia a Torino, prendendoci un po’ di tempo per decidere senza spendere ogni notte soldi a vuoto. A Torino almeno avremmo avuto una casa, e i miei genitori a cui chiedere consiglio!
Siamo così partiti con il bus: Düsseldorf – Torino, 13 ore e mezza di emozioni e pensieri.
Al nostro arrivo grandi emozioni, saluti e gioia.Ero combattuta, da una parte avrei voluto vivere in Germania per imparare una nuova lingua, per vivere una vita forse migliore. D’altro canto, per una volta mi sentivo a casa con la mia famiglia e Barış accanto. Ero felice. Lui però si sentiva più tranquillo al pensiero di vivere in Germania, sia per il visto che per il lavoro. Consultandoci anche con i miei, abbiamo optato per quest’ultimo paese. Siamo però rimasti in Italia più del previsto: 25 giorni. Non me la sono sentita di ripartire subito, dopo aver pianificato di vivere là per un anno.
Il giorno dopo Ferragosto la partenza, destinazione Düsseldorf, con la mia piccola Panda del 2000, Nina, che
oltretutto perde acqua! Stracarichi di vestiti, lenzuola e accessori per una casa che avremmo dovuto cercare, abbiamo viaggiato tre giorni sostando due notti in campeggio con la nostra canadese. Inizialmente ci siamo fermati a Colonia, una città molto grande non distante dalla destinazione iniziale. Pensavamo di poter trovare lavoro e casa più facilmente. Invece ogni richiesta, domanda, proposta per una casa, una stanza singola o condivisa, una roulotte in affitto addirittura, veniva rifiutata. “Colonia è piena dopo l’arrivo dei Siriani”, ci dicevano. Dopo quattro giorni siamo così partiti per Düsseldorf, ovviamente verso un campeggio.
Abbiamo iniziato a cercare di nuovo stanze, ostelli, hotel, appartamenti, camere, case.. Avevamo un budget ridotto quindi le agenzie immobiliari non ci potevano aiutare e quando in vetrina o su internet trovavamo un annuncio conforme al nostro budget la risposta era “mandate una mail vi ricontatteremo”.
Dopo una settimana nessuno ci aveva contattati e in tenda iniziava a fare fresco di notte. Stavamo perdendo le speranze. Barış voleva rimandarmi in Italia fino a che non avesse trovato una stanza per vivere. Ovviamente non ho acconsentito ma lui insisteva per il mio bene e finivamo per litigare…
Avevamo già guardato su Airbnb ma era tutto troppo caro. Provando a rivedere abbiamo invece trovato due proposte interessanti. Una delle due riguardava un appartamento indipendente, il secondo piano di una casa a Krefeld, a circa 25 km da Düsseldorf. Dopo averci invitato a vedere la casa, magnifica, al di sopra delle nostre aspettative più rosee, e averci spaventato dicendo che avevano altre due coppie tra cui decidere, ci hanno ricontattati. La casa era nostra! Il 26 agosto ci siamo trasferiti.. un sogno che diventava realtà!
Dopo la casa, ci aspettava la ricerca del lavoro, che abbiamo trovato nel giro di una settimana circa tramite un annuncio di oltre un anno fa su internet. Il titolare di una pasticceria olandese, cercava un dipendente che gestisse la filiale di Düsseldorf, proprio nel cuore della Altstadt, la città vecchia. Siamo andati a vedere il locale e abbiamo
conosciuto il titolare. Il ragazzo che ci lavorava attualmente era in partenza per Amsterdam, di conseguenza: assunto! Anche il lavoro -almeno per uno dei due – era stato trovato! Il 10 settembre “abbiamo” iniziato. Lo stipendio è buono e io posso aiutarlo e stare con lui tutto il giorno. Così per ora ho rinunciato alla ricerca del lavoro e lavoriamo insieme in questa pasticceria. Apriamo la mattina e chiudiamo la sera, puliamo, inviamo gli ordini, tutto insieme! Ci piace molto: quando vivevamo a Fethiye sognavamo di aprire in futuro un caffè/pasticceria tutto nostro di nome “Vanessa” . Questo è il nostro inizio inşallah!
La Germania per ora ci ha dato parecchio, siamo stati fortunati. Ora il dubbio è: “gli rinnoveranno il permesso di soggiorno dandogli quello di cinque anni”? Se glielo danno allora resteremo qui. Stiamo imparando un po’ di tedesco, piano piano. Una lingua che non piace né a me né a lui, ma per fortuna tra inglese, turco, italiano, francese e un po’ di spagnolo ci facciamo capire, imparando intanto i nuovi vocaboli tanto ostici.
Ci manca l’Italia, a Barış forse più che a me. Ci manca molto la mia famiglia, che per Natale, se staremo qui, verrà a vedere la nostra nuova casa. Ci manca sua mamma, che sentiamo spesso per telefono e che vorremmo far venire qui presto.
Ci manca un sacco (anche a me ve lo assicuro) suo figlio Çağatay, di 4 anni. Ci manca la Turchia, ci mancano le persone così calorose, così sorridenti. Ci manca sgarrare qualche volta: quando avevo visitato la Germania in vacanza, apprezzavo il fatto che i limiti di velocità venissero rispettati, che i pedoni non passassero con il rosso, che le regole fossero così ferree..beh, ora non lo sto apprezzando così tanto. Non si può mai sgarrare. Non sono una che sgarra in genere, ma la Turchia (opposto della Germania) mi ha un po’ cambiata. Il fatto è che i tedeschi sono davvero freddi. Per carità non dico cattivi: per esempio i nostri padroni di casa sono adorabili e gentilissimi e non troppo freddi. Ma in genere i tedeschi, almeno per quanto ho visto fino ad ora, sono più seri, più controllati. Che siano felicissimi o arrabbiatissimi l’espressione sembra restare sempre quella. Non perdono mai il controllo – se non i giovani il venerdì e sabato notte quando escono a bere e spaccano bottiglie per le strade fino all’alba! Generalmente sono gentili, cordiali, ma instaurare un’amicizia è difficile. E non avendo alcun amico qui, questo loro aspetto non ci facilita la vita. Per fortuna qui ci sono molti turchi e quindi la battuta con loro a volte ci sta. Eppure ci siamo accorti che persino i turchi che vivono qui da diversi anni si sono germanizzati: li si riconosce, sono diventati anche loro freddi e seri quasi come robot.
I tedeschi non sono male, la Germania è bella, il tedesco è meglio di quanto pensassi, gli stipendi sono migliori di quelli italiani e di quelli turchi senz’altro. Abbiamo una casa e un lavoro, siamo insieme e felici. Se Dio vuole daranno a Barış questo permesso di soggiorno. Altrimenti dovremo tornare in Italia ricominciando tutto da capo un’altra volta.
La Germania non è il paese in cui vogliamo vivere nel futuro, ma se ne avremo la possibilità, restare qui per qualche anno potrebbe essere per noi una buona base per iniziare, guadagnare e mettere da parte un po’ di soldi.
Se state pensando di venire a vivere qui, sappiate che senza tedesco lavorare anche solo come cameriere o lavapiatti è molto difficile. E cominciate a cercare una casa per tempo, per quanto difficile. Noi ci abbiamo provato già dall’Italia e non ci siamo riusciti. Ma trovare casa qui senza avere un appoggio è davvero arduo. Tutto pieno o tutto caro. Anche gli ostelli sono cari, se ci resti più a lungo che per una semplice vacanza.
Per ora non ho deciso se mi sono pentita di essere venuta o meno. Suppongo di no, presumo di essere felice di questa scelta.
Ma vedremo…vi terrò aggiornati!! 🙂
Chi sono
2 Commenti
Ciao Federica,
Mi ha colpito molto il tuo blog. Io adoro la Turchia, la gente, il cibo e la sua cultura e ora vivo.. A Bonn!?
Che coincidenza! Spero si aggiusti tutto con voi. In bocca al lupo!
Ciao Marzia.
Sì, davvero una bella coincidenza.. Se capiti da queste parti fammi sapere e magari ci beviamo una cioccolata calda insieme (ti avrei detto un gelato, ma visto il clima…. 😉 ).
Grazie mille e crepi il lupo!!