Dopo aver parlato dei piccoli viaggiatori, di bambini differenti (oppure no?) ecco le ultime considerazioni di una mamma che ha viaggiato e vissuto all’estero. Parleremo di figli unici e non, di scuole ma anche di consigli non richiesti. Buona lettura!
I fratellini, le sorelline e la gelosia
In Guatemala, quando un bambino diventa improvvisamente lagnoso, sonnolento, fastidioso, mammone, lo si definisce “chipe”. Questo, spesso, costituisce anche diagnosi di gravidanza per la madre. I bambini, secondo loro, diventano
lagnosi e simil-cozze con le madri quando intuiscono (spesso prima della stessa madre) che non saranno più a lungo i sovrani incontrastati. Io non lo so se siano così sensitivi, ma mentre ero incinta trovavo che gli altri figli fossero più pesanti, questo sì. Per la paura che non accogliessero con benevolenza il fratellino o la sorellina, ho sempre ripetuto loro che il nuovo arrivato sarebbe stato un enorme vantaggio. Chi non è figlio unico, infatti, sarà un adulto più equilibrato, avrà appreso sin dalla tenera età molte skills sociali, conoscerà l’empatia. O almeno così dicono.
Ho addirittura fatto coincidere la nascita dell’ultimo arrivato con un regalo per tutti i fratelli/sorelle maggiori. Quello che ho ottenuto è che i fratelli/sorelle erano talmente presi dal nuovo regalo che hanno proprio ignorato il bambolotto umano che cercavo di presentare loro. Tanto poi appena ne hanno avuto l’età lo hanno schiavizzato, preso in giro, gli hanno tirato i capelli, lanciato i giocattoli, fatto i dispetti lo stesso. Come è sempre stato nei secoli dei secoli fra fratelli. Comunque sappiate che, se dopo il primo figlio decidete di non farne seguire altri, io vi capisco. Vi capisco, vi capisco, e ogni tanto forse vi invidio pure.
La scuola
Asilo nido oppure è troppo piccino ed è meglio che stia a casa? Me lo godo io o se lo gode la nonna? Scuola dell’infanzia oppure solo all’ultimo anno perchè proprio non si può fare a meno? Dove lo mando alle elementari? E alle medie? Oppure alle superiori?
Io all’asilo nido dico sì, perchè per me tornare prestissimo al lavoro è stato l’unico modo di ricordarmi che esistevo a prescindere da mio figlio. In questo modo non dimenticai che avevo bisogno di lavarmi tutti i giorni e mettermi dei vestiti presentabili. E’ stato insomma un aiuto alla mia autostima, alla mia salute mentale, salvo poi piangere e sentirmi in colpa ogni volta che ce lo portavo per i primi mesi (e con tutti e quattro si è ripetuta la stessa storia!).
Poi però vedevo le attività che facevano, la serenità con cui ci stavano, i progressi motori e cognitivi e la socialità. Ammiravo l’affetto con cui le maestre svolgevano il loro lavoro e mi congratulavo da sola con me stessa
per l’ottima scelta, che rifarei. Lo stesso discorso vale per la scuola dell’infanzia. A casa con i nonni vivranno in un ambiente pieno di amore, ogni tanto vivranno anche delle avventure seguendo le loro attività. Ciononostante, fondamentalmente gli mancherà lo stare assieme ai coetanei. Inoltre vi assicuro che tante fisime per mangiare, dormire, fare la pipì e via discorrendo quando sono tra coetanei non le fanno! Le elementari vi consiglio di fargliele fare dove vi assicurino che non verrà creata una chat whatsapp fra genitori, dove non vi costringeranno ad acquistare candele e cioccolata a natale e tazze con i nomi dei bambini a giugno per le maestre.
Le medie e le superiori già non dovrebbero essere più affare vostro. Potete esprimere un’opinione sapendo che i vostri figli sarà la prima cosa di cui non terranno conto nella scelta.
I consigli non richiesti
Se è vero che tutto il mondo è paese, in ogni ma proprio ogni angolo della terra troverete qualcuno pronto a darvi un consiglio game changer, che fa la differenza, quello furbo a cui voi proprio non avevate pensato. Alle volte dopo averlo appreso, veramente penserete “ma era tutto qui? e pensare che mi sono fatta tanti problemi!”. Altre volte invece
sarà solo l’ennesimo, ulteriore, microcarico sul vostro già pesantissimo senso di colpa e di inadeguatezza come madre. Poco importa se la maternità ancora non si sia concretizzata, il senso di inadeguatezza e i consigli altrui sul come dovreste fare, lievitano a prescindere.
E per finire: ma siamo sicuri d’avere imparato qualcosa?
Quarant’anni, quattro figli (venuti al mondo come conigli…) e ancora guardo crescere questi bambini/ragazzi e mi sorprendo, mi chiedo come abbiano fatto a sopravvivere alla mia incapacità di maternage. Con ognuno di loro ho sperimentato cose diverse, in primis perché ero io diversa, e posso dire che con ognuno di loro sono maturata, certo, ma non tanto da poter stilare un decalogo e consigliare o dare risposte a qualcuno. Le risposte cercatele tra i professionisti, che vi daranno un parere asettico ma certamente verificato. Cercatele dentro gli occhi del vostro bambino. Perchè sono certa che possiate essere le persone più incasinate al mondo dentro, ma quando si tratta dei vostri pargoli saprete cosa sia giusto fare, magari non al primo tentativo ma sicuramente al secondo e terzo. Lo conoscete al meglio, dopotutto. Per fortuna, infatti, non siamo tutti uguali, perciò le tecniche e i manuali lasciateli pure sullo scaffale.