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Derry: la festa del mio amico

di Margherita Irlanda
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Mi piace festeggiare, mi è sempre piaciuto.

Non capisco chi non festeggia i compleanni, per esempio.
Fosse per me festeggerei qualcosa di diverso ogni settimana.
Qualche giorno fa ho festeggiato i 40 anni di un amico molto stretto.
La moglie, una carissima amica, gli ha organizzato una festa a sorpresa in un pub.
Inutile dire che è stato un successo nonostante lui non sia (o non era, ora chissà?) un grande sostenitore di questo genere di feste o forse di questo genere di sorprese. Dipende dai punti di vista, direi.
L’ansia della riuscita quasi si divorava la mia amica, che fino all’ultimo, si è impanicata che qualcosa andasse storto.
E invece tutto, tranne il lettore musicale che smetteva di funzionare se si surriscaldava, è filato liscio e il nostro amico neoquarantenne si è goduto una delle feste più belle della sua vita, per lo meno quella parte che ricorda.
Io ho ballato tutta la notte, anche quando la musica si interrompeva per via del lettore accaldato, grazie proprio al festeggiato e ad un altro amico che hanno improvvisato con le chitarre e le voci.
Amo ballare e, come in altre occasioni, nonostante la soglia alcolica io non la superi mai, gli irlandesi stentano a credere che tutte quelle ore a saltellare a ritmo o quasi io le faccia non sotto l’effetto dell’alcol.
È una questione culturale per loro, non riescono ad abbandonarsi completamente al divertimento se non dopo qualche pinta, e io mi camuffo quasi volentieri.
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Alla fine, per me, l’importante è ballare e divertirmi, possibilmente senza l’hang over del giorno dopo.
Comunque questa bellissima festa mi ha riportato indietro di qualche anno, a quando cioè mio marito Conor ne ha organizzata una, sempre a sorpresa, per me, per i miei primi 40 anni.
È stato uno dei momenti più belli della mia vita.
Conor è stato bravissimo nell’organizzarla e mi ha completamente sorpreso per ben tre volte in quella settimana.
Ma andiamo per gradi.
Il giorno del mio compleanno, mercoledì 8 febbraio, dopo aver lavorato per quasi 10 ore, torno a casa e trovo un pacco enorme ad attendermi.
Sappiate che oltre alle sorprese io adoro anche i regali: riceverli e anche farli.
Lo scarto, felicemente consapevole di cosa ci fosse dentro, il tanto desiderato Bimby. Per chi non lo conoscesse, è il migliore amico di una donna che cucina. Difficile definirlo, ma ci provo: è una sorta di robottino che può cucinare quasi tutto senza che sia necessaria la costante presenza del cuoco di turno.
Finalmente mi sarei sbizzarrita in risotti, zuppe, torte etc. Addio Dieta!
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Il regalo, però, precisa mio marito, include una clausola incondinzionabile.
Una rappresentante dell’azienda produttrice del macchinario sta arrivando a fare una dimostrazione pratica per un’oretta.
“Ma Comeeee? Proprio oggi, dopo dieci ore di lavoro, alle sei di sera?”
Faccio in tempo a borbottare qualcosa, prima che il campanello suoni.
Conor si fionda alla porta e lo sento accogliere qualcuno in inglese invitandolo ad accomodarsi.
Tempo cinque secondi per inserire la modalità Sopportazione persona indesiderata e la pseudo rappresentante appare alla porta della cucina pronunciando in italiano Buonasera.
La mia bocca si spalanca e contemporaneamente le lacrime iniziano ad inondare il mio viso.
Quel viso estremamente familiare, quella voce inconfondibile sono di mia sorella, che mi avvolge subito in un lungo abbraccio e lascia scorrere le lacrime per qualche minuto prima di comunicarmi che è lì solo per farmi vedere come cucinare il risotto ai funghi con il Bimby.
La cosa più scioccante in realtà in quel momento non è tanto la loro (di Conor e di mia sorella) bravura nel tenere questo arrivo nascosto ma, soprattutto, la capacità di mia madre, già in casa nostra da qualche settimana, di non far trapelare nulla, nemmeno un mezzo indizio, una parola in più. Niente di niente.
I giorni successivi io e mia sorella li trascorriamo a fare spese pazze da Primark, brindando con la cioccolata calda nel café che nostro padre adorava quando veniva qui in vacanza, e chiacchierando tanto aggiornandoci sulle nostre rispettive vite.
Il sabato pomeriggio poi propongono una cena fuori in famiglia ma senza bimbi, la nonna irlandese li terrà per qualche ora, quindi solo io, Conor, mia sorella e mia madre.
Accetto di buon grado la proposta.
Poco prima di uscire la mia amica Magda mi chiama per chiedermi di passare in un pub a bere un drink prima della cena.
Quando arriviamo e ci accingiamo a salire al piano superiore del pub, dove ci aspetta la mia amica, una cameriera ci chiede “Siete qui per la festa a sorpresa?”
Guardo Conor quasi interdetta e non sicura di aver capito bene.
Lui mi tira per la mano e facciamo due piani di scale.
Entriamo in una sala mezzo buia e subito un boato di urla, trombette di carnevale, flash di macchine fotografiche mi travolge e le gambe cominciano a tremarmi mentre con gli occhi faccio una panoramica veloce delle persone che sono lì e che urlano cose poco comprensibili alla mia mente in puro stato di shock.
Poi comincio a ricevere abbracci, baci e mi giro a cercare lo sguardo di mia madre e mia sorella.
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Sapevano tutto, erano parte di questo piano, complici di quest’altra bellissima sorpresa, la seconda in una settimana, una settimana a prova di coronarie direi.
Ma non è finita ancora.
Durante la serata viene proiettato un video.
I miei più cari amici italiani avevano separatamente mandato dei video di auguri perché volevano essere presenti in qualche modo ai festeggiamenti.
Conor poi li ha montati tutti ad arte in maniera molto professionale con tanto di effetti speciali e colonna sonora che si è preoccupato di scovare su Internet, tale “Chitarra suona più piano” di Nicola di Bari che pare fosse prima in classifica proprio nel giorno in cui io venivo alla luce.
Ed eccole lì le lacrime di nuovo pronte a inondare il mio viso. Una collezione di sorprese e relative emozioni una dietro l’altra.
La festa è stata un autentico successo.
Abbiamo fatto l’alba e ricordo di non aver chiuso occhio, poi, in quelle poche ore passate sdraiata nel letto.
Mia sorella comunque ripartiva la mattina successiva molto presto, il tempo di lasciarla in aeroporto e poi tornare a casa a ripercorrere attimo per attimo quei momenti e interrogare gli organizzatori della festa su tutti i retroscena delle varie sorprese.
L’indimenticabile adrenalina di quei giorni mi ha accompagnato per qualche settimana; a dire il vero, anche adesso, quando riguardo le foto sento qualche brivido e mi si riempie il cuore di gioia per quelle bellissime sorprese, per l’affetto degli amici e dei familiari presenti fisicamente e non, per la gioia, e per quell’amore incondizionato da parte di mio marito, mia madre e mia sorella che non smetterò mai e poi mai di ringraziare.
Perché io amo festeggiare, ve l’avevo già detto?
Alla prossima sorpresa…
festeggiamenti

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2 Commenti

Karin 18/10/2017 - 10:25

Ho rivissuto ricordi di quando ancora vivevi c me è Paola in drury hall e avevi da poco iniziato a frequentare Conor gia li facevate delle belle serate e si vedeva che eravate una bella coppia equilibrata e piena d energia. Se vedo voi posso dire che l amore esiste???bacini a tutti e due

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Margherita 18/10/2017 - 17:22

Karin ti ricordi quante feste abbiamo organizzato pure li tutte insieme. Che figata. Ero molto piu giovane, ma sempre circondata da bella gente. Ti aspetto qui per la prossima festa in febbraio. Dai. Un abbraccio enorme. Margherita

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