Direzioni di vita in espatrio
Direzioni di vita in espatrio: dov’è casa?
Sono passati più di sette anni dal nostro espatrio. Sette anni in cui il nostro mondo e le nostre vite hanno virato in direzioni diverse e in cui si è aggiunto uno splendido componente alla nostra famiglia.
Solo nell’ultimo anno, per la prima volta, ho riflettuto volontariamente sulla possibilità di ritornare in patria.
Era già capitato nel 2020, quando l’inizio della pandemia mi aveva lasciato senza lavoro, ma era un pensiero dettato dal sentirsi senza scelta, dai risparmi che si assottigliano e dallo stato di necessità.
Lo scorso anno il pensiero è partito da una considerazione differente: mio figlio cresce e i miei genitori non ringiovaniscono.
Da una parte i nostri unici spostamenti sono diventati verso l’Italia, dall’altra riconosco che la loro possibilità di movimento sia ormai limitata.
Ricerche
Così, nonostante non avessi mai desiderato ritrasferire la residenza nel mio Paese di nascita, mi sono messa alla ricerca di un lavoro, compatibile con la mia esperienza e senza il quale non potremmo comunque permetterci alcuno spostamento.
Ho passato per lungo tempo ogni pausa a scorrere gli annunci, applicare e leggere, quando va bene, le e-mail di rifiuto.
Niente.
Come l’ultima volta sto escludendo la mia amata Milano dalle ricerche, perché molto mi ha dato e troppo mi ha tolto, e nello stesso tempo sto dando priorità alle domande di lavoro a distanza: due fattori che senz’altro non aiutano.
Continuo la ricerca mentre lavoro full time e mi occupo nel tempo che mi rimane di Noah, ma il ticchettare inesorabile del tempo non si ferma davanti a nulla.
Nessun cambiamento
Un altro anno è passato e siamo ancora qui, con il contratto di affitto in scadenza, la mia azienda che posticipa ancora la decisione in merito al lavoro permanente da casa e nessuna idea di “cosa faremo da grandi”, nonostante i 41 anni compiuti da due mesi o poco più.
Sento che qualsiasi “scelta” compia (tra virgolette perché pare sia solo marginalmente nelle mie mani), rimanere-ritornare, sarà sbagliata e avrà ricadute su di me e sulla nostra famiglia che non desidero, anzi, non voglio affrontare.
Piango per le situazioni che sfuggono dalla mia possibilità di essere presente, perché non so cosa sia giusto, perché un passo fatto o non fatto ora avrà conseguenza di una gravità e pesantezza che non so se riuscirò a sopportare.
L’espatrio può essere anche questo. E come per la genitorialità, non esiste un manuale di istruzioni.
Chi sono
3 Commenti
Sono nella tua identica situazione….proverei a reinserirmi nella scuola, dopo 3 anni all’estero e un figlio che vuole fare il classico, a Firenze…sono in UK….non so che fare e ho 4-5 mesi per decidere…sono sola, peraltro.
E aggiungo….leggo che sei a Barcellona….ecco ci verrei a stare un paio di mesi da domani….mi incuriosisce molto….
Ciao Angela 🙂
Decidere passi che coinvolgono più persone è sempre un gran fardello…
Sono a tuo disposizione qualora volessi schiarirti le idee su Barcellona!