Una matassa di pensieri che, scrivendo, provo a sbrogliare.
Da qualche mese mi capita spesso di farmi questa domanda alla quale, però, non so dare risposta.
Dove voglio vivere davvero?
Il mondo è immenso e le possibilità sono pressoché infinite. Come faccio a sapere dove voglio stare? Oppure dove voglio fermarmi?
Ma soprattutto: voglio fermarmi?
Da quando vivo nel Regno Unito, la mia vita si è divisa in due. Ho due case, due famiglie, due posti dell’anima.
Sento che il mio cuore non sarà mai più pieno. Oppure è troppo pieno ed esplode. Uno solo non riesce a contenere tutta la mia vita.
C’è una ferita che, se mai guarirà, diventerà una cicatrice profonda, visibile, che mi cambierà per sempre. Una di quelle che vedi ogni giorno, la sfiori e ti investe di ricordi, immagini, pensieri.
Da quando la mia vita si è sdoppiata non so più dove voglio vivere. Non mi so decidere: da che parte sto?
L’Italia, con la famiglia, gli amici, il sole, la bellezza, casa.
Oppure il Regno Unito, la semplicità e la facilità delle cose, la bellezza, una vita più sicura.
Forse non ho sperimentato abbastanza né l’uno né l’altro. Ho solo assaggiato un pezzetto di torta, troppo piccolo per poter dare un giudizio all’insieme.
Su cosa devo basarmi poi per scegliere?
Il cuore?
Il cervello?
L’istinto?
Provo ad ascoltarmi, ma non so mai se sto dicendo la verità.
Ma è una questione di verità poi? O di coraggio?
Ci vuole coraggio, sai, per dire “lascio casa mia, le mie radici, tutto quello che conosco e so”. Si tratta di dover scegliere, e scegliere non è mai facile. Ci vuole coraggio!
Si lascia sempre indietro qualcosa, quando si sceglie. È un compromesso.
Dove voglio vivere?
Continuo a chiedermelo. Questa domanda mi ronza in testa e non mi dà tregua.
Dovrei fare un passo indietro. Prima di tutto devo imparare a “stare”. Ma come si fa? Qualcuno ha delle indicazioni, un libretto delle istruzioni? Ho bisogno di istruzioni.
“È ora che ti fermi, devi scegliere dove stare. Non puoi continuare così per sempre.”
Lo so, lo so, ma ora non lo so. E “non lo so” va bene. Me l’ha detto la terapista. In fondo, sono per strada, sto camminando. Non so a quale velocità e forse non conta neanche veramente. Quello che conta è non fermarsi. Vedo l’orizzonte davanti a me, senza forme precise. Vedo il mare, il cielo, il sole.
E voglio andare avanti.
Voglio vedere cosa viene dopo.
E dopo ancora.
E dopo ancora.
L’idea di cambiare mi emoziona, mi eccita, mi tiene viva.
D’altronde, sono un’expat nomade, no? Mi hanno sempre definita “spirito libero”. Un motivo c’era, ci avevano visto chiaro. Forse più chiaro di me, all’epoca. Sai, ero una ragazza come tante altre. Andavo a scuola, lezione di danza, uscivo il sabato con le amiche, avevo un ragazzo, andavo in vacanza.
Poi un giorno qualcosa è cambiato.
Un viaggio in Tailandia, poi un weekend a Bruxelles da sola. Per la prima volta. Viaggiare ti cambia, dicono. Cavolo se è vero. Quel semplice weekend mi cambiò definitivamente. Decisi di partire per Bristol a tempo indeterminato. Da lì non mi sono più fermata.
La decisione di lasciare il nido, prendere il volo, da sola. Poi l’amore oltre oceano e le opportunità di lavoro
Tutt’ad un tratto, quel nido non lo riconosci più.
Torni, ma non è più come prima. Tu, non sei più quella di prima. E allora riparti, perché lì non puoi stare. E ricominci da capo. Cammini. Vedi. Scopri. Ti innamori.
Poi, un giorno qualsiasi, la risposta arriverà, tutto sarà chiaro quasi fosse sempre stato palese. Ne sono certa. Ma per ora cammino, non forzo le cose, non forzo le scelte.
La vita è un percorso, un viaggio, io sono in viaggio.
Imparo mentre vado. Guardo, osservo, mi approprio, cresco. Un giorno capirò il senso di tutto questo andare. Tutto prenderà forma e io sarò pronta ad accoglierlo. Ma per il momento, cammino.