Dubai: la scelta della scuola!
Questa mattina ho incontrato sul ponte di Al Gharbi la mamma di Olivia, una compagna di asilo di mia figlia.
Dopo i convenevoli che ci scambiamo spesso sempre nello stesso punto, mi ha chiesto se ho deciso di iscrivere Martina a scuola o tenerla ancora alla nursery. Secondo il sistema britanno o americano, a 3 anni si può iniziare la pre-school che corrisponde alla scuola materna italiana ma molto più strutturata ed impegnativa. E li la mia mente è tornata indietro al 2019, quando ci siamo trasferiti a Dubai e ci siamo imbattuti, io e mio marito, nella prima grande difficoltà che si trovano ad affrontare le famiglie con bambini: la scelta della scuola.
La domanda “cosa farne del 5enne?” me l’ero posta appena confermata la data della partenza e per questo mi ero subito iscritta ai gruppi facebook di mamme e genitori a Dubai, italiani e non. Benissimo. Anzi no. Ne sono uscita ancora più confusa. Mi si è aperto un mondo fatto di mille quesiti ed elementi da mettere nel calderone della scelta che mi hanno colta totalmente impreparata.
Dubai: la scelta della scuola! In Italia a quell’età si frequenta la scuola materna, pubblica o privata che sia, ma c’è poco da riflettere.
Al massimo, dove possibile, si anticipa la scuola. Ma anche li, scuole pubbliche o private, vicino casa o meno, il cervello non deve considerare mille variabili, e la scelta è presto fatta.
Negli Emirati Arabi in generale e a Dubai nello specifico, ci sono molteplici variabili da valutare. Prima di tutto la scuola è bene sceglierla vicino alla zona in cui si abita, o dove si va a lavorare, per ovvie ragioni di traffico. Se poi si hanno scuola, casa e lavoro vicini, beh, tombola! Ma noi all’epoca non avevamo ancora stabilito dove prendere casa poiché volevamo vedere e valutare i quartieri con i nostri occhi invece che fidarci di foto da cartolina in cui tutto sembra assolutamente perfetto.
Altra questione spinosa: che curriculum scegliere? Britannico, americano, IB, canadese, e chi più ne ha più ne metta.
Purtroppo la scuola italiana non c’era – e non esiste tuttora – altrimenti non avrei avuto dubbi ad inserire il pargolo in un sistema educativo e culturale con cui io e mio marito siamo cresciuti.
Poi c’era la non meno importante questione fees, ossia la retta. La scuola pubblica, riservata agli emiratini, non sarebbe comunque presa in considerazione dagli expat essendo in arabo, lingua sconosciuta alla maggior parte degli occidentali, il che renderebbe impossibile il supporto ai figli da parte dei genitori.
Allora, che fare? Cominciai a guardare i siti web di tutte le scuole cercando quelle che mi sembravano più carine. Poi mi resi conto di quanto fossero tutte meravigliose, con aule nuovissime, decorate con tanta creatività, e poi facilities da sogno, piscine, campi di calcio, tennis, basket, aule di musica, di meditazione, laboratori di chimica e scienze, biblioteche. La scuola che avevo sempre sognato! Peccato che dovessi sceglierla non per me ma per mio figlio, 5enne, non automunito, senza conoscenza alcuna della lingua inglese.
Rimettendo assieme i pezzi del puzzle, io e mio marito considerammo tre zone in cui prendere casa e io tracciai il percorso che avrebbe fatto da li a lavoro e identificai alcune scuole. Eliminai subito quelle le cui rette mi facevano venire un coccolone perché altamente insostenibili e mandai le email alle scuole papabili chiedendo se avessero disponibilità. Si, perché alcune scuole qui hanno liste d’attesa secolari.
“Book a tour!” era lo slogan di molte scuole nonostante fossimo ormai già a settembre, e qui l’anno scolastico inizia a fine agosto.
E io questo tour lo prenotai, restringendo il campo ed esaminando tre diversi curricula.
Ora, per un’italiana che ha fatto le elementari con un super vecchio sistema in cui si leggeva e si scriveva fino alla nausea, e la scuola media dove gli zaini pesavano più degli alunni, il liceo che ti ammazzava di compiti a casa, e l’università che ti chiedeva il sangue per superare gli esami, e tutto il resto che ne è conseguito non è stato una passeggiata, capire sistemi scolastici tanto diversi, con orari molto lunghi, pochi compiti a casa, con la comprensione delle attitudini del bambino, e insegnanti sempre sorridenti che non capisci se hanno inalato elio prima di andare a lavorare o davvero insegnano con gioia, ecco, tutto questo non è stato immediato per me.
Long story short, di tre scuole rimaste in elenco abbiamo trovato la scuola adatta per Alessandro.
Con curriculum britannico, e uno staff in grado di gestire le ansie di una madre italiana preoccupata per il cambio di ambiente e di lingua e in panico per lo school bus. Alla fine, cercando di capire il sistema e studiando assieme a mio figlio, ho trovato tanti aspetti positivi in questo pezzo di diversità e sono diventata anche un governor della scuola di Alessandro. Così, tanto per riempirmi ulteriormente le giornate nel caso in cui tre figli, la casa, la scrittura, il badminton e il book club non fossero abbastanza. Ma questa è un’altra storia.
Cosa ho risposto alla mamma di Olivia?
Che Martina farà ancora un anno di nursery, di giochi e di sp ensieratezza, almeno fino ai 4 anni, e poi si vedrà.
Chi sono