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Eating disorder – parte 4

di Barbara-Bonn
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Eating disorder – parte 4

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Photo Credits: Reg Natarajan Flickr Museo Botero 31

Come dicevo nel precedente articolo la bulimia appare come l’opposto dell’anoressia.

In entrambi i casi ci sono problemi nel processo di individuazione e separazione del singolo individuo che presenta bulimia o anoressia. La cosa migliore in entrambi casi è parlare con qualcuno che ci possa aiutare, soprattutto se da genitori ci accorgiamo del fenomeno. Andare a parlare con qualcuno che ci possa aiutare è segno di forza e non di debolezza.

La vita è complicata e complessa ed uno consiglio in più ci aiuta a comprendere la situazione che viviamo da un punto di vista altro e diverso dal nostro. Gli interventi terapeutici nel caso di bulimia e anoressia di solito comprendono 4 tipologie: sono internistici, psicofarmacologici, psicofarmaci e psicoterapia e trattamenti integrati di solito sistemici.

Poi se ne vogliamo sapere di più dell’anoressia e della bulimia possiamo consultare i due manuali di riferimenti il DSM V e ICD 10. La sigla DSM sta per il Diagnostic and Statistical Manual edito dall’American Psychiatric Association.

L’anoressia si suddivide in due tipi con restrizione o con abbuffate seguite da eliminazione.

Vediamo il primo tipo: si raggiunge una diminuzione del peso corporeo mangiando di meno, diete, digiuni e anche molta attività fisica. Quindi attraverso un controllo alimentare e attraverso una frenetica attività fisica. Invece nel secondo tipo abbiamo grandi abbuffate seguite da vomito autoindotto uso inappropriato di lassativi. L’eliminazione del cibo avviene anche nel caso in cui il cibo ingerito sia poco. Le pratiche di autoeliminazione secondo il manuale devono avere una scadenza settimanale.

Insomma, sembra una cosa strana da leggere eppure è molto più comune di quanto si spensa.

Da parte di noi genitori non ci dobbiamo dare la colpa perché’ non si nasce “imparati”, per usare un’espressione colloquiale ma parlare con qualcuno ci può aiutare a caprie e a capirci. Flagellarci quando succede qualcosa del genere non porta a niente, siamo essere umani e nessuno e perfetto ma cercare di capire e capirci quello sì e necessario, quindi da amici, genitori, amici, fratelli e sorelle ci dobbiamo spingere a parlare con qualcuno e farci coraggio.

I criteri diagnostici usati per diagnosticare l’anoressia sono: il rifiuto di mantenere un peso corporeo normale, la paura forte e intensa di acquisire peso, il cambiamento di atteggiamento del modo in cui il soggetto vive il suo rapporto con il corpo; in maniera specifica l’ossessione del soggetto a mantenere il giusto peso, quindi la preoccupazione intensa e il focus intenso sul proprio peso corporeo.

Il peso e la forma corporea ha un immenso peso sull’autostima delle persone che soffrono di anoressia. Poi vi è anche il rifiuto di vedere la gravità della situazione in cui ci si trova.

Ci si rifiuta di vedere quanto sottopeso si sia e quanto possa essere grave per la salute fisica. Poi per le donne si presenta anche l’assenza di almeno tre cicli mestruali

Per quanto riguarda la bulimia nervosa Il DSM distingue fra due tipi: il comportamenti di eliminazione, quindi vomito autoindotto , lassativi e diuretici e nel secondo caso, un’eccessiva attività fisica dopo un’abbuffata o anche il digiuno.

Per avere bulimia dobbiamo avere ricorrenti abbuffate; per abbuffata si intende mangiare una quantità di cibo maggiore rispetto a quello che mangerebbe una persona comune nello stesso periodo di tempo e in simili circostanze. A questo si accompagna la sensazione di non poter smettere di mangiare e perdere il controllo durante l’abbuffata. Quindi è come se non si potesse smettere di mangiare o non si riesca a controllare cosa si sta mangiando.

Quindi abbiamo qui velocemente parlato del DSM anche un altro manuale utilizzato più in Europa ci parla dell’anoressia e della bulimia. Ne parleremo nel prossimo articolo.

In ogni caso, quello che si voleva far passare qui è che se si vedono questo sintomi su amici e parenti allora bisogna parlare con qualcuno e farsi consigliare il da farsi, che cambia da situazione a situazione. Insomma non sono fenomeni da prendere alla leggera.

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