Venerdì 30 giugno il Bundestag ha approvato il disegno di legge sul matrimonio egualitario – in tedesco “Ehe für alle”, letteralmente “matrimonio per tutti”, 16 anni dopo la legalizzazione delle unioni civili.
Lunedì 26 giugno, in pieno clima elettorale (le elezioni si terranno il 24 settembre), il partito di estrema sinistra, i Verdi e l’SPD (il partito socialista) hanno approvato il via libera all’esame in aula del disegno di legge, spiazzando la Merkel che ha definito il gesto una forzatura non necessaria su un tema che necessiterebbe di ulteriori discussioni.
La cancelliera ha poi argomentato il proprio “No” dicendo: “Per me il matrimonio è fondamentalmente un’unione fra uomo e donna, e per questo ho votato contro. Spero che il voto di oggi non solo promuova il rispetto delle differenze, ma porti anche più coesione sociale e pace”. Una posizione un po’ controversa che però, a ben vedere, rispecchia le differenti opinioni in seno alla CDU (il partito di Angela Merkel).
Ieri pomeriggio il clima in università era effervescente: amici e conoscenti erano in vena di festeggiamenti e le organizzazioni LGBTQI* pronte a rilasciare dichiarazioni, comunicati stampa e quanto altro.
Nonostante ci sia ancora TANTO lavoro da fare (per la comunità transessuale, per quella inter- e asessuale, per le generazioni che verranno), fermarsi un attimo e sorridere era d’obbligo.
A prescindere dalle opinioni del singolo in materia di matrimonio – insomma – è bello sapere che ora non ci sono differenze tra l’unione di Paul e Gerhard e l’unione di Paula e Tobias; è emozionante rendersi conto della monumentalità di questo momento storico, è commovente e meraviglioso vedere come anni di battaglie, piccole e grandi vittorie – e sconfitte – abbiano portato a qualcosa di grande.
D’altro canto, per chi come me è nato in Italia, leggere che 16 anni fa sono state approvate quelle unioni civili che in Italia sono state approvate relativamente da poco tempo, ha un retrogusto un poco amaro.
Perché se da un lato è bellissimo poter vivere in un paese che fa delle differenze un punto di forza ed una ricchezza, che le tutela, in cui l’83% della popolazione intervistata si dichiara a favore del matrimonio egualitario, dall’altro è inevitabile pensare ad amici e conoscenti che hanno scelto di vivere in Italia e che non vedono riconosciuto il loro diritto di essere sposo e genitore, di potersi creare una famiglia senza aver paura del futuro.
Proprio per loro, nonostante la distanza e le capacità spesso limitate, non smetto di informarmi, spesso di indignarmi, di firmare petizioni, di sostenere associazioni come la Rete Antiomofobia o l’Arcigay. Perché se da un lato trovo l’istituzione del matrimonio un po’ obsoleta, dall’altro non vedo l’ora di dovermi prendere un paio di giorni di ferie per tornare in Italia e vederli sposarsi – non unirsi civilmente -, realizzando un piccolo grande sogno, sapendoli felici e sicuri come meritano di essere. In barba a convinzioni personali e/o religiose, cupoloni e quanto altro.
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