Mi chiamo Elisabetta. Sono una viaggiatrice, una traduttrice e un’insegnante di Kundalini Yoga siciliana.
Mi faccio sempre un sacco di domande, ma se spunta il sole me le scordo nelle mie scorribande fra scogli, mare e nuove avventure. Sono alla ricerca di un posto nel mondo in cui sentirmi a mio agio, al momento vivo a Berlino, ma non è detto che io rimanga qui. Il mio sogno è quello di viaggiare, insegnando yoga e scrivendo, le mie passioni.
Mi piacerebbe suggerirvi piccoli tip yogici per affrontare i cambiamenti, la fatica dello spostarsi, dell’entrare in contatto con nuove culture e stili di vita, senza perdere la bussola e rimanere se stesse, sane, felici e spirituali. Praticare il Kundalini Yoga, molto prima che insegnarlo, mi ha salvato la vita. Mi ha aiutata a rimanere salda nei momenti bui e difficili, ad affinare l’intuito e ad ascoltare i suggerimenti che provenivano dal mio cuore, a darli per buoni, dandomi le chiavi per raccogliermi in me stessa ed avere la mente lucida per concretizzarli.
Per fortuna mi prendo anche molto poco sul serio: per me le persone spirituali sono persone spiritose, che riescono a rompere con una risata il ritmo a volte pesante dei vicoli chiusi in cui ci infiliamo da sole.
A volte il nostro corpo ci manda dei segnali, siamo tristi e ci ammaliamo, per esempio. Andiamo nel panico perché siamo in un paese lontano, con cibi diversi, e pensiamo di star perdendo le redini. Lo yoga fornisce anche delle mappe molto pratiche per ascoltarci e curarci. Respirare, mangiare meglio, fare una passeggiata ad un ritmo umano, rialzare gli occhi e goderci un momento la vita che stiamo percorrendo. Senza diventare fanatiche di nessuna scuola in particolare, ma semplicemente connesse a noi stesse, a ciò che ci va davvero, a ciò che sentiamo nutriente per noi stesse.
In fondo l’obiettivo finale di tutti i cambiamenti a cui ci sottoponiamo, come l’emigrare per un buono stipendio, uno stile di vita migliore in un paese lontano, un riconoscimento professionale, non solo in definitiva solo degli strumenti per godere meglio e appieno della nostra vita e dei nostri talenti?
Cosa rimarrà un giorno se non la gioia che abbiamo provato, l’amore che siamo riuscite a manifestare, le persone che abbiamo aiutato? La novità è che quella prima persona da aiutare siamo noi stesse: se non coltiviamo amore e attenzione, se non impariamo a prenderci cura di noi, vivremo molto probabilmente una vita piena di stress e quello stress guiderà le nostre azioni. Scambieremo quell’essere busy col fine, invece è solo un mezzo. Come si fa a fare buone scelte se siamo arrabbiate, tristi, frustrate, col sistema nervoso iperstimolato?
C’è una poesia di un’autrice americana, Mary Oliver, che mi guida in questo momento:
Who made the world?
Who made the swan, and the black bear?
Who made the grasshopper?
This grasshopper, I mean-
the one who has flung herself out of the grass,
the one who is eating sugar out of my hand,
who is moving her jaws back and forth instead of up and down-
who is gazing around with her enormous and complicated eyes.
Now she lifts her pale forearms and thoroughly washes her face.
Now she snaps her wings open, and floats away.
I don’t know exactly what a prayer is.
I do know how to pay attention, how to fall down
into the grass, how to kneel down in the grass,
how to be idle and blessed, how to stroll through the fields,
which is what I have been doing all day.
Tell me, what else should I have done?
Doesn’t everything die at last, and too soon?
Tell me, what is it you plan to do
with your one wild and precious life?
E voi, che pensate di farci?
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