Ciao Elisabetta, come sei finita a Madrid?
Ciao a tutti! Sono finita a Madrid per amore! Sì, la mia è una lunga storia che inizia dal 1992, è continuata con l’Erasmus nel 1995 e, dopo anni e anni di viaggi tra Madrid e Roma, mio marito, madrileno di nascita, e io abbiamo deciso di sposarci nel 2002 e di metter su famiglia proprio nella capitale spagnola. Rischiavamo di rendere multimilionarie le già cospicue entrate delle compagnie aeree se continuavamo a vederci “al volo”!
Cosa ricordi del momento del tuo espatrio?
Ricordo le valigie strapiene, la mia vita dentro e quella lasciata a Roma; la vita nuova che iniziava a delinearsi, i sogni che diventavano realtà e le difficoltà nel proseguirne alcuni. L’emozione era il mio pane quotidiano, l’ignoto la mia speranza, la vita e dare la vita a due piccolini la completa realizzazione. Poi è arrivato il salto, il dover crescere insieme a mio marito e insieme ai miei piccoli, le responsabilità nuove e l’esigenza di scrivere di me, di noi, per noi; l’esigenza di lavorare impartendo lezioni private prima, facendo la traduttrice poi; l’esigenza di vivere e capire questa meravigliosa città. E quella di reinventarsi ancora a quasi 46 anni, lavorando per il Comites italiano.
Burocraticamente non ho avuto problemi, anzi è stato tutto semplice, ma forse dipende anche dal fatto che mio marito è spagnolo e quindi, in un certo senso, ho avuto più facilità nel muovermi all’interno di questa società. Trovo la Spagna e, in particolare Madrid, molto ben organizzate.
Parlaci di Madrid. Cosa offre in più rispetto alle altre città spagnole?
Considero Madrid la mia città, la mia seconda patria. Roma è Roma e non la cambierei per nulla al mondo, ma Madrid è straordinariamente facile e comoda. Molti, soprattutto i madrileni e gli spagnoli, si lamentano delle distanze imponenti di questa città piena di luci e di vita. Ma io, venendo da una realtà ben diversa, quella della caotica Roma, posso dire che Madrid è una città molto ben organizzata sia per quel che riguarda i mezzi pubblici e la sanità, che per quel che concerne la pulizia e il modus vivendi. Madrid è una vera metropoli che ti offre molteplici opportunità di lavoro e di vita, molte occasioni per stringere amicizie vere e durature e per fare conoscenze interessanti di lavoro e ti presenta anche una varietà immensa di offerte culinarie para chuparse los dedos (letteralmente leccarsi le dita – da noi sarebbero i baffi!)
Qual è il tratto inconfondibile che contraddistingue la tua città d’adozione?
Madrid è una città aperta, ricca culturalmente e piena di vita. Per me è una città davvero unica e mi reputo davvero fortunata a vivere in un posto in cui il must è proprio la parola VIVIR, ma vivere davvero e gli spagnoli lo sanno fare!
Ci sono altri paesi dove hai vissuto o dove ti piacerebbe vivere?
Sinceramente, a parte l’Italia e la Spagna, non ho vissuto in altri Paesi. Ho viaggiato, sì, e sono stata in altri Paesi europei, ma con l’ottica della turista, viverci è tutt’altra cosa, credimi.
Dove mi piacerebbe vivere? In Spagna sto benissimo, anche se mi piacerebbe varcare l’Oceano e arrivare negli Stati Uniti. Credo che sarebbe un’esperienza davvero fantastica per me e per la mia famiglia.
Tu lavori presso i Comites: vuoi spiegare a chi non lo sapesse di cosa si tratta?
Il Comites è un organo elettivo che rappresenta le esigenze dei cittadini italiani residenti all’estero nei rapporti con gli Uffici consolari, con i quali collaborano per individuare le necessità di natura sociale, culturale e civile della collettività italiana. Vengono promosse iniziative di qualsiasi genere e che vengono ritenute opportune e necessarie per sostenere l’integrazione nella società in cui sono (nel nostro caso quella spagnola), creando anche situazioni di aggregazione per la vita sociale e culturale dell’italiano all’estero. Lavoro nella segreteria da pochi mesi, e ho già potuto vedere che è un lavoro soddisfacente e ricco di spunti, anche per quel che riguarda la crescita personale
http://www.comitesspagna.info/
Sei anche una scrittrice: come lo scrivere ed il leggere possono aiutare noi donne nell’espatrio?
Ho sempre letto moltissimo e quindi, nel momento in cui mi sono trovata a Madrid, possedendo anche la facilità di comprendere, scrivere e parlare la lingua del Paese che mi ospita, è stato gioco forza iniziare a interessarmi della letteratura spagnola più da vicino, leggendo direttamente in castigliano, anche come forma di integrazione con il mondo che mi circonda. La scrittura è venuta dopo, o forse è stata contemporanea alla lettura, ma ancora non riesco ad aver chiaro questo punto, perché è vero che ho scritto da sempre, ma la “chiamata” mi è arrivata solo intorno al 2011, quando pubblicai il mio primo libro di poesie “Voce”. Scrivere è stato catartico, è vero: le emozioni, i ricordi e le speranze si sono riversate nei versi delle mie poesie e credo che non abbandonerò mai questo tipo di scrittura che in un certo senso trovo terapeutica. Ma non si scrive solo per questo. Anzi, ora più che mai sento la necessità non solo di dire la mia in relazione a me stessa, ma in relazione al mondo che mi circonda e vari sono i tipi di tematiche che sto affrontato, a volte anche di tipo sociale: la violenza di genere e gli immigrati. Con la scrittura si può molto.
Lasciaci con un brano a scelta da uno dei libri che hai scritto che possa fornire un momento di riflessione per tutte le donne che ci stanno leggendo e che sono in procinto di prendere una decisione importante.
Grazie mille per la vostra disponibilità e per queste domande molto interessanti.
Vi lascio con la poesia “Scrivere/Escribir”, una delle primissime che ho scritto e che è presente nel libro “Voce”/”Voz” che è un inno alla scrittura e al suo effetto liberatorio anche quando si è lontani dalla terra natía.
Con la scrittura si dona conforto e, a volte, dolore (sono arrivata anche a scrivere piangendo), sia nel momento in cui si scrive che nel momento in cui si rilegge, ma alla fine il regalo della scrittura sta proprio nei momenti unici e intimi che ci offre, momenti che non necessariamente devono essere conosciuti dal mondo intero se non si vuole.
Rimangono lì, nel nostro cassetto, nero su bianco, pronti a essere letti e riletti ancora, pronti a essere vissuti di nuovo. Ognuno ha i suoi processi interiori assolutamente da rispettare e sono tutti validi se volti al raggiungimento del benessere personale, non bisogna mai dimenticarlo.
“Scrivere”
da Voce di Elisabetta Bagli
Scrivere per comunicare,
per far sentire, attraverso il tuo cuore i tuoi sentimenti, il tuo amore.
Scrivere per rappresentare la tua vita,
per riempire quelle pagine bianche che ancora non hai vissuto.
Scrivere per dare un senso ai tuoi sogni,
alle tue illusioni, alle tue speranze.
Scrivere per sfogare la tua rabbia,
il tuo odio, il tuo disprezzo.
Scrivere anche quando non vuoi,
anche quando hai paura di perdere per sempre chi non vuoi perdere.
Scrivere per toccare l’essenza più alta della tua esistenza,
per sentirti vivo.
Non scrivere più è morire dentro
e tu non puoi.
“Escribir”
Desde “Voz” de Elisabetta Bagli
Escribir para comunicar,
para hacer sentir a través de tu corazón tus sentimientos, tu amor.
Escribir para reflejar tu vida,
para llenar esas páginas blancas que aún no has vivido.
Escribir para dar un sentido a tus sueños,
a tus ilusiones, a tus esperanzas.
Escribir para desfogar tu rabia,
tu odio, tu desprecio.
Escribir aunque no quieras,
aunque temas perder siempre a quien no quieres perder.
Escribir para tocar la esencia más alta de tu existencia,
para sentirte vivo.
No escribir más es morir por dentro,
y tú no puedes.
2 Commenti
Grazie di cuore per avermi dato voce!
Bellissima poesia e concordo che smettere di scrivere è un po’ come morire dentro. In bocca al lupo per il resto! 🙂