Expat, nomade, vagabonda, giramondo
Testimonianza inviataci da Irene
Dopo quasi 10 anni fuori Italia e dopo aver vissuto e lavorato in vari paesi, non so bene che definizione mi si addice di più: expat, nomade, vagabonda, giramondo.
Direi che appartengo alla categoria ¨donne che emigrano all’estero¨ e vi ringrazio per avermi dato lo spazio di raccontare la mia esperienza.
Il primo passo è stato nella vicina Spagna, a Barcellona, dove mi sono trasferita a 23 anni per proseguire gli studi.
Ricordo ancora oggi la lacrimuccia che scende dal mio viso sull’aereo che decolla da Genova in un misto di emozioni tra tristezza nostalgica dovuta al lasciare famiglia, amici ed il mio mondo conosciuto, ed eccitazione timorosa per il mondo ignoto che mi aspetta all’atterraggio.
Emozioni e sensazioni che mi sembrano così simili ma, allo stesso tempo, così diverse in occasione di ogni partenza e arrivo.
Sia che si tratti di posti sconosciuti o di ritorno alle radici.
Nel 2013 il salto oltreoceano negli Stati Uniti per uno scambio culturale.
Le distanze con l’Italia si allungano e si fanno più pesanti: oltre a quelle logistiche, mi riferisco in particolare alla fase iniziale in cui imparo a convivere con la solitudine, a saper stare e fare cose da sola.
Finché mi sento pronta ad uscire dalla famosa zona di comfort e a superare le sensazioni di disagio, mettendomi in situazioni nuove e alla ricerca di persone ed amicizie con cui confrontarmi in una lingua e cultura diverse.
Gli Stati Uniti sono anche stati la prima prova per viaggi di più lunga durata: viaggiare ¨on the road¨ per un mese in solitaria, spesso in bus durante molte ore di giorno o di notte, mi ha dato infatti il coraggio di lanciarmi in nuove avventure in nuove terre.
Poi, la sognata America Latina dove ho vissuto, lavorato e viaggiato stile backpacker, zaino in spalla, per 3 anni.
Dapprima in America Centrale tra Costa Rica, Panama, Nicaragua, El Salvador, Guatemala e Messico; successivamente in Sud America dove ho percorso Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia, Cile, Argentina e Brasile.
Questa esperienza la definisco la mia vera scuola di vita e le persone e i paesaggi delle terre latine mi sono rimasti nel cuore.
Passo a passo mi rendo conto che riesco ad alternare periodi di vita stabile a viaggi anche di alcuni mesi.
Lavorando in ambito turistico-alberghiero, mi fermo in un paese per lavorare e per poi viaggiare tra un lavoro e l’altro in un luogo diverso.
Accettando lavori in posti che non avevo mai sentito nominare, mi sono ritrovata a vivere su un’isola nel Mar dei Caraibi in Colombia. Paesaggio paradisiaco ma praticamente senza elettricità ed acqua.
Infine, nel deserto di Paracas nel sud del Perù e nell’isolato e sterminato outback australiano.
Sono state esperienze che mi hanno dato tanto sia a livello umano che professionale, ed il viaggio prende per me una dimensione legata alla crescita personale.
Viaggiando con un budget limitato ed in paesi in via di sviluppo mi sono trovata a contatto con situazioni di povertà senza i comfort materiali a cui siamo abituati.
Vivere in prima persona realtà di questo tipo mi ha insegnato ad essere grata per ciò che ho e a non darlo per scontato.
Mi ha ricordato che è un privilegio viaggiare e vivere all’estero per scelta e non per necessità.
Un grazie particolare va a tutte le persone che sono state disposte ad aiutarmi ed a condividere. Molti perfetti sconosciuti con cui si è creato un vincolo di fiducia che solo la strada rende possibile e che mi hanno regalato alcuni dei momenti più significativi e divertenti di queste esperienze.
Penso a coloro che mi hanno ospitato a casa loro facendomi vivere così il luogo come un’autoctona.
O a coloro che, durante la traversata di migliaia di chilometri in Patagonia insieme alla mia compagna, vedendoci sul ciglio della strada con il pollice alzato a fare l’autostop, si sono fermati per darci un passaggio durato poi giorni interi.
Negli ultimi due anni sono emigrata invece in Oceania, in Australia e Nuova Zelanda, e ho viaggiato nel Sud Est asiatico.
Attualmente mi trovo nuovamente in Spagna e sento forse la voglia di una vita più stabile, anche se il desiderio di buttarmi in nuove avventure in futuro non mi abbandona. Mi porto comunque dentro un bagaglio di insegnamenti (ad esempio gestire i cambiamenti, abituarsi ad essere flessibili ed adattarsi, non farsi frenare troppo da paure e giudizi nella nostra testa ed altrui) e soprattutto la consapevolezza che basta uno zaino in spalla per sentirmi libera e felice!
Special Guest