I soliti pensieri un poco ribelli e poco asfaltati, nel senso che “selvaggiamente” mi inseguono e mi mostrano contraddizioni tra agire e pensare che non credevo mi appartenessero.
Mi ricordo che, quando vivevamo nel Nord dell’Irlanda, un ragazzo spagnolo mi disse che frequentava Spagnoli che “a casa” avrebbe evitato.
“Wow” – avevo pensato – “che cosa poco sensata, perché passare il proprio tempo con persone della propria nazionalità se non se ne condividono idee o se non ci si sta bene?”
Bene: oggi, mentre percorrevo la strada verso casa, mi sono resa conto che mi sono comportata ugualmente, senza accorgermene, e per più di una volta.
In entrambi i casi non è stata una bella esperienza anche se niente di tragico: una piccola fregatura che la vita mi ha regalato, come tante che ancora ne prenderò.
Quando mi trovavo nel Nord dell’Irlanda ho accolto e condiviso il lavoro con una ragazza italiana che mi aveva chiesto poco velatamente aiuto.
Mi ricordo distintamente che, anche se mi ero affezionata, non mi sentivo sempre a mio agio.
Ricordo ancora che consideravo le sue parole “acqua fresca”, ovvero mi scivolavano addosso ma non si fermavano; ho pensato, distintamente, che era poco affidabile e, nonostante ciò, ho continuato a frequentarla perché Italiana all’estero.
Insomma sono stata una “fagiana”, per così dire; il mio istinto mi diceva che era poco coerente, a lavoro non produceva i risultati voluti, anzi era poco professionale, ed io ho continuato nell’amicizia perché eravamo tutte e due fuori Italia: ragione questa completamente insensata, perché le persone vanno rispettate per quel che valgono e non frequentate per la loro nazionalità.
Non sto qui a raccontare i dettagli ma ho lasciato sia l’istinto e la ragione fuori di tutto e mi sono comportata come il mio amico spagnolo a cui ne avevo dette quattro.
Ho, come lui, sprecato tempo ed energie con chi non le meritava. Perché?
Non so, non lo ho ancora capito ma sono qui a scriverlo per dirvi l’ovvio, ovvero anche se una persona è Italiana, la si deve guardare come persona, non per la sua nazionalità.
Insomma, anche se lasciar il beneficio del dubbio è importante, preservare se stessi ed evitare persone poco serie di qualsiasi nazionalità esse siano è necessario.
Confessione per confessione, sono stata ancora un poco “fagiana” in Germania: diversa persona ma stessa impressione con una signora di seconda generazione italiana.
Allora forse una considerazione un poco scontata ma che vale la pena ribadire: non facciamo le carciofe, aiutare va bene, è giusto e sano anche per noi, ma se sia l’istinto sia i fatti ci dicono che chi è di fronte a noi è poco coerente o una persona di poca dignità, bisogna evitare contatti inutili.
Qui voglio dire che in entrambi casi non è successo nulla di particolare, ovvero non si trattava di poco di buoni in toto.
Vi è stato un poco di sfruttamento da parte loro di alcune mie abilità: nel primo caso anche qualche crisi isterica quando ho fatto presente che si viene pagati per lavorare e non per non far nulla.
Insomma roba da poco, che era nel dimenticatoio, magazzino, cose vecchie del mio cervello.
Quello che, però, mi ha colpito oggi mentre camminavo è stata la contraddizione chiara e ma sfuggente al mio pensiero razionale di me su di me: predicare bene e razzolare male.
Forse abbiamo o molti di noi hanno l’istinto di aiutare le persone della propria nazionalità così, anche per motivi poco consci.
Ecco, qui direi che vanno aiutate le persone in quanto tali a prescindere dalla nazionalità: vanno fatte entrare nella nostra vita le persone che ci piacciono ed evitate le mezze cartucce da qualsiasi luogo del mondo provengano.
Chi sono