6 aprile 2019.
- “Domani sera verso le sette siete a casa, amore?”
- “Sì, dovremmo esserci perché?”
- “No… proprio”, finge mia sorella, “così ci video-chiamiamo per il mio compleanno”
- “Va bene, ci sto”, dico io senza annusare il benché minimo sospetto.
Eppure sapevo che ci stavano provando da tempo, ma sono quelle notizie che ti cadono addosso come un acquazzone tropicale, quando il sole è ancora alto nel cielo. Non te l’aspetti, semplicemente non te l’aspetti. Arriva così, di colpo, anche se sai benissimo che ci stanno tentando da mesi.
Però arriva, la notizia. Ti coglie impreparata e ti strappa una, due, cento lacrime assieme a una risata sguaiata.
7 aprile 2019.
Bip, bip, vibrazione. Schermo che si illumina.
- “Allora, amo, siete a casa?”
- “Sì sì, appena tornati dal parco. Fa un caldo che si muore, oggi. Siamo buttati sul divano. Voi, siete già a casa di mamma e papà?”
- “Sì, vi video-chiamo”
- “Vai!”
Video-chiamata in arrivo su whatsapp. Che assurda la tecnologia. Ci penso spesso. Un click, un minimo, esiguo sforzo dell’indice destro su un aggeggio grande quanto il palmo della mano e posso vedere i volti che voglio vedere a montagne, fiumi, città, lingue, piatti di distanza.
Eccola lì, mia sorella! Bella come sempre, bella come il sole. Più invecchia, più è uguale a mamma. Che impressione. Quando dorme nella penombra nemmeno riesco a distinguerle. Sarà mamma o Tina?
Effettivamente la faccia è un po’ più rotondetta, ma lei è sempre stata formosa. E comunque, finché non te lo dicono, non ci sono segnali che ti possano indurre a pensare che è fatta, che ci siamo. Che è arrivato il fatidico momento. Quello che racchiude due parole e duecento grammi di felicità.
- “Allora fa caldo lì?”
- “Sì, Tì, oggi tantissimo. Auguri comunque!”
- “Augu(r)i Tina! – irrompe il mio vichingo con la sua “r” moscia, inesistente quasi.
Ed ecco che dietro lo schermo compaiono altre sagome, altre voci. Quella dolce di mia madre, quella dialettale e rauca per le secolari sigarette di mio padre.
- “Wout, hai il cellulare con te?” – chiede mia sorella Tina.
- “Sì”, dice lui.
<>, penso io.
- “Guardate la foto che vi ho mandato”
<> penso ora, << sarà una foto scattata a Mantova, visto che Tina e il ragazzo sono appena tornati da una gitarella in riva al fiume mantovano>>
Attesa
Wout prende prontamente il cellulare. Lo sblocca. Accede a whatsapp. Apre la chat sotto il nome Tina. Il tutto in quattro, effimeri secondi. Esattamente i secondi che ci separano da una gioia acuta che è difficile da spiegare.
Apriamo la prima foto:
Oh my God. Ancora non capisco, ancora sono stordita. Che vuole, mia sorella? Cosa vuole dirmi con questa foto? Che diavolo sta succedendo?
Pausa. Torna indietro nella chat. Apri la seconda foto:
Pianto, lacrime, risate isteriche. Mia mamma che ancora piange e urla: “non ci credo!”, e ha avuto la notizia due ore fa! Mia sorella che riesce solo a sorridere. Io e Wout che ci abbracciamo. E sì, caro Wout. Da novembre saremo zia Roxy e zio Wout. Ma ci pensi? Cominciamo a risparmiare che i regali da fare a un bambino sono tanti!
Che emozione ragazzi! È cambiato qualcosa nella mia vita. Nella nostra vita. È inutile. Ed è difficile da spiegare, se non ci si è passati. Ma è incredibile come una creatura che per ora è ancora un semino, possa spostare l’epicentro di tutto un sistema familiare e rendere le tue giornate un pizzo più frizzanti, più genuine, più felici.
E non importa se sarai Greta o Nicolò, se avrai i capelli color pece o se luccicheranno come il grano sotto il sole d’agosto. Non importa se il tuo nasino sarà all’insù o avrà la forma di una pallina da ping pong. Se la tua boccuccia avrà la forma di petali di rosa o di una mandorla. Non importa, davvero, quale saranno i tuoi colori e le tue forme. Perché ti ameremo con ogni cellula del nostro corpo. Perché ti amiamo già, anche adesso che hai le dimensioni di un bulbo di tulipano. E non vediamo solo l’ora che questo bulbo diventi una pianta, che cresce poco a poco, annaffiata dall’amore di una famiglia che hai reso ancora più unita, nonostante la distanza.
Chi sono
1 Commento
Che bello..anche il mio fagiolino arriverà a novembre, e mi piacerebbe tanto avere qualcuno che scrive delle parole così