Sebbene viva qui già da diversi anni, di solito non trascorro le feste in Catalogna, ma in Italia con la mia famiglia. Quest’anno, come qualche anno fa, farò un’eccezione.
Le giornate di festa a Barcellona sono belle anche se non sono mai innevate.
In città la neve non c’è mai e un Natale con la neve per me continua a essere un miraggio. In questi giorni, inoltre, sta facendo un po’ freddo, ma non è niente confrontato all’umidità di Milano o alle giornate grigie della “Mitteleuropa”. Passeggiare sul lungomare in una splendida giornata di sole si può fare tutto l’anno, proprio come nel Sud Italia, ma forse a Barcellona il clima è ancora più mite.
Ecco come si vivono le feste in Catalogna.
Natale
Oltre a un brulicare di negozi e offerte commerciali, per Natale Barcellona e i paesini vicini si riempiono di mercatini, di alberelli e di presepi.
Nei mercatini natalizi si vendono il “caganer”, il “caga tió” e il “ramo de la suerte”.
Il “caganer” è un omino che si abbassa i pantaloni per defecare e che si colloca sui presepi catalani. Ce ne sono di tutti i tipi e di tutte le dimensioni, ci sono anche quelli con la maglietta del Barça o con la maglietta che riprende i colori della bandiera catalana.
Nelle famiglie con bambini non può mancare il “caga tió”, un tronchetto di legno che piace tanto ai piccoli. Il giorno della vigilia i bambini devono batterlo con un bastone e cantare una filastrocca per invitarlo a fare la cacca. Il tronchetto, il giorno dopo, “defecherà” i loro regalini.

Caga tió classico
Il “ramo de la suerte”, altrimenti detto “muérdago”, è una pianta con fiori giallognoli e con rami verdi come le foglie. Era conosciuta sin dai tempi dei celti e dei druidi, è di buon augurio e porta fortuna, salute e prosperità. Si regala nel momento del solstizio d’inverno, a Natale e per augurare un felice anno nuovo. Va bruciata prima dell’arrivo dell’anno successivo. Se la compri devi regalarla, non puoi tenerla per te. Se la ricevi, la metti vicino alla porta di casa per allontanare gli spiriti malvagi. A me l’ha regalata la vicina di casa un anno fa, ma dovrò bruciarla entro l’anno se voglio rispettare la tradizione e se non voglio avere guai nel 2018.
Capodanno
Per tradizione, in Spagna si mangia l’uva, che corrisponde alle nostre lenticchie. La notte di Capodanno porta fortuna mangiare dodici acini d’uva (“las doce uvas de la suerte”, ovvero i dodici acini d’uva della fortuna). Bisogna mangiare un acino per ogni “campanada” allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre (nochevieja).
Ingoiare dodici chicchi d’uva (circa uno al secondo) non è un’impresa semplice e io sto ancora praticando però ci sono due strategie che aiutano, ovvero comprare uva senza noccioli e prepararsi ogni acino in anticipo aprendolo e togliendone la pelle.
Il 6 gennaio
In Spagna non esiste la Befana. Il 6 gennaio è la festa dell’Epifania e il giorno 5 gennaio vi è la Cabalcada de los Reyes Magos. I re magi sfilano per la città e e distribuiscono caramelle ai bambini. Qui a Barcellona i Re Magi arrivano verso le 16:30 su una barca che ormeggia nel Port Vell e poi scendono in città facendo “una ruta”, un percorso, acclamati da grandi e piccoli. Nei giorni precedenti, i bambini devono aver scritto le loro letterine e averle consegnate nei vari punti di raccolta sparsi per la città. Il 6 gennaio, si svegliano e trovano i regali.
La città in cui vivo è piena di famiglie multiculturali.
A volte, bisogna scegliere tra troppe feste e tradizioni. Se, per esempio, sei italiana, hai un compagno tedesco e vivi in Catalogna con i tuoi bambini, dovrai probabilmente fare una selezione tra Babbo Natale, caga tió, San Nicola (tradizione tedesca), Reyes e la Befana.
Conosco molte famiglie così. Non possono comprare troppi regali e devono scegliere una o due storie da raccontare ai piccoli. Oppure le cambiano ogni anno a seconda di dove trascorrono le feste. Questo è senza dubbio un arricchimento e predispone alla flessibilità, ma che confusione a volte!
Amo il mese di dicembre, perché si fanno pranzi e cene natalizie con amici e colleghi di lavoro nei tanti ristoranti della città. Negli ambienti di lavoro, inoltre, spesso si condivide la spesa del biglietto della lotteria di Natale (un biglietto vale 20 euro) il cui sorteggio avviene il 22 dicembre.
Nei ritrovi vari che si organizzano in questi giorni con gli amici, a volte, mi è capitato di giocare all’“amigo invisible”.
Si tratta di una tradizione spagnola e latino-americana in cui i partecipanti si scambiano regali senza sapere chi l’ha fatto a chi. Si decide che ognuno compra un regalo di massimo 5 euro, per esempio. Durante la cena, si fanno sorteggi ed escono i nomi delle persone a cui si regala ciascun regalo.
Ci sono tante varianti di questo gioco: per esempio, l’“amigo guarrete” (amico sporcaccione), in cui si fanno regali tipicamente sessuali per scatenare l’ilarità del gruppo; l’“enemigo invisible” o “diablito” (nemico invisibile o diavoletto), che consiste nel regalare oggetti inutili sparsi per casa e di cui ci si vuole liberare, l’“amigo invisible temático” (amico invisibile tematico), in cui i regali da comprare devono rispettare un determinato tema.
Per concludere, qui non ci si annoia mai e gli spagnoli, come gli italiani, sanno come divertirsi sia in famiglia sia tra amici, sia a lavoro.
Buone feste a tutti da Barcellona!
Chi sono