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Figli expat: una primula piccina

di Paola - Minneapolis
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FIGLI EXPAT

UNA PRIMULA PICCINA

Una primula piccina

spuntò fuori dall’erbetta

ma vedendosi soletta  

si nascose poverina…

Questo è il primo verso di una delle tante canzoncine per bambini che sto riscoprendo.

Melodie semplici e facili, che descrivono posti incantati.

L’immaginazione all’improvviso vola e si ritrova in un altro mondo, dove persone e animali convivono pacificamente e armoniosamente.

È il mondo del mio piccolo Lorenzo, che ha quasi 4 mesi.

Il suo universo è costituito da lunghe poppate, brevi sonnellini quotidiani, passeggiate nel parco e tante, tantissime coccole.

Le coccole occupano il primo posto tra le nostre attività quotidiane e aiutano a sentirsi meno soli.

Le nostre famiglie, i nostri amici sono lontani, vivono in Italia e io, Federico e Lorenzo siamo qui a Minneapolis.

Città meravigliosa, a misura d’uomo, ricca di parchi  e musei  dove tutto funziona bene e dove puoi trovare molti prodotti alimentari italiani.

Ma questo non basta, perché nulla può sostituire la vicinanza degli affetti.

I miei genitori sono stati ospiti da noi per un paio di mesi e hanno assistito al miracolo della vita: la nascita di Lorenzo la notte tra il 23 e 24 dicembre 2016.

Ci hanno aiutato tantissimo nei primi giorni, dandoci numerosi consigli e suggerimenti.

Mia mamma mi ha guidato nel trovare il modo migliore per allattare e accudire Lorenzo; mio papà mi ha insegnato a cantilenare le canzoni dei bambini.

Quando sono partiti, per me è stato come morire. Vuoto, terra che mancava sotto i piedi.

Federico è andato al lavoro e io mi sono trovata da sola per la prima volta con Lorenzo.

Una creatura di appena 6 settimane. Il primo pensiero è stato: e adesso cosa faccio?

Come trascorro il tempo? Arriverà mai sera?

Ho cominciato a guardare meglio il mio bambino e ho iniziato un rapporto esclusivo con lui.

Piano piano ho imparato a conoscerlo.

A individuare il momento del seno, l’interesse dei giochi e la pausa del riposo.

Piano piano ho cominciato ad abituarlo a rimanere per qualche tempo nella carrozzina mentre io preparo il pranzo o riordino la casa. E Lorenzo ci ha preso gusto.

Ho iniziato a parlargli sempre di più, a spiegargli minuziosamente tutto quello che succede, a coinvolgerlo. Lorenzo è felice, è curioso, è indagatore.

Poi ci sono momenti in cui piange disperato. Senza motivo apparente. Che fare? La soluzione sono le infinite coccole e le canzoncine che lo calmano e lo tranquillizzano.

E piano piano torna a sorridere.

Poi, c’è Federico, innamorato perso di Lorenzo. Stando da soli siamo diventati un team imbattibile, il lavoro di squadra infatti è fondamentale, ci diamo una mano in tutto.

Siamo sincronizzati. E nonostante il nostro tempo sia dedicato tutto a Lorenzo, riusciamo a gestire la nostra vita quotidiana. 

Anche la pizza la domenica sera e le tagliatelle il sabato.

Qualche volta vorresti avere più tempo, perché Lorenzo scandisce la nostra giornata e, nei momenti in cui lui dorme, selezioni le attività da svolgere per te.

Ti concentri a mandare una mail, a studiare un po’, oppure semplicemente cerchi di rilassarti con una doccia che duri meno di cinque minuti.

Riprendi il tuo lavoro come insegnante: giusto un paio di lezioni alla settimana, quello che basta per  sentirti realizzata.  

Aspetti Federico e poi parti tu. Il tragitto da casa al lavoro è un bluetooth non stop per sapere cosa stia facendo il tuo bambino, che già ti manca da morire.

E la cena? Alle 5.30 del mattino è già tutto pronto!

Una volta rientrata a casa il tuo cuore palpita e ti commuovi a vedere Lorenzo felice tra le braccia del papà.

Lorenzo è forza, è coraggio, è spinta a non mollare. Sì, perché qualche volta mi sento proprio stanca, mi sento tanto sola. Ma poi Lorenzo mi sorride e io mi sciolgo nel suo sguardo.

Crescere un figlio all’estero da soli è faticoso, sia dal punto di vista fisico che emotivo.

Fisico perché non ci si ferma un attimo, si dorme al massimo 5/6 ore per notte e poi ci si occupa interamente del piccolo.

Qualche volta si ha paura di non farcela.  Ci si sente sperduti. Si sente la mancanza di parenti  e amici con cui condividere la gioia immensa di vedere crescere il nostro bambino.

O magari si avrebbe solo bisogno di un po’ di compagnia e di una voce amica.

Ma poi, Lorenzo ti riporta alla realtà.

Lo prendi in braccio, gli canti una canzoncina e lui comincia a sorridere e tra le mani stringi il tuo amore grande grande che ti ripaga di tutto: la fatica, la stanchezza non esistono più e al loro posto solo una primula piccina, una gioia infinita.

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2 Commenti

Giorgia 09/05/2017 - 07:58

Ciao Paola!che bello il tuo articolo!anch’io sono una mamma expat, in Arizona.Il mio piccolo adesso ha 20 mesi, la stanchezza è la mia peggior nemica,ma l’amore che abbiamo per loro dà la forza per superare tutto!dobbiamo amare di più per compensare la lontananza dai nostri affetti.
Spesso,ho difficoltà e sto male quando devo lasciare il bambino con estranei per andare a lavoro,pensando che dall’altra parte del mondo,mia madre ed i miei parenti sarebbero lì a gioire nel poter trascorrere qualche momento col mio piccino!

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Mirta 09/05/2017 - 12:12

Ciao Paola! come sempre complimenti; mi fai commuovere. Rivivo nelle tue parole tutte le emozioni che ho provato con Sara. La lontananza è durissima soprattutto quando non si lavora perchè si ha più tempo per pensare. Tieni duro e se hai voglia di compagnia o di conforto scrivimi … io ne ho sempre bisogno. Un abbraccio forte dall’altro capo del mondo

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