Ero atterrata da poco a Singapore, mio marito era venuto a prendermi all’aeroporto ed io, che avevo appena concluso le ultime burocrazie a Dubai e salutato la mia vecchia vita, mi accingevo a guardare il mio nuovo futuro attraverso il finestrino di un auto.
L’ East Coast Parkway, il viale alberato lungo circa 20 km, che da Singapore Changi Airport conduce verso il cuore dell’isola è uno spettacolo inaspettato e i Rain Trees che lo adornano e lo riempiono da entrambi i lati sono stupefacenti: rami robusti, dinoccolati e lunghissimi si aprono a ombrello e con le loro fronde avvolgono lo spazio in un grande abbraccio lungo tutto il percorso del viale lasciando senza fiato. Arrivando da quasi dieci anni di deserto il verde che caratterizza la Città Giardino di Singapore è stato un forte impatto, la natura cosi ben distribuita e sapientemente mantenuta comunica la sua sovranità e questa, a mio avviso, è la cosa più ammirevole nella città che si vanta d’essere all’avanguardia, se non addirittura futurista, dalle tecnologie alla scienza, dall’architettura alle infrastrutture che percorrono l’isola in superficie distribuendo il forte traffico di auto, mentre un’organizzatissima metropolitana, per la maggior parte sotterranea, fa fluire le migliaia e migliaia di persone che si muovono per i loro impegni giornalieri.
La città brulicava di vita in ogni dove, le nuvole si alternavano al sole che si alternava alla pioggia più o meno copiosa, le persone andavano, correvano, passeggiavano e, mentre tutte queste immagini mi apparivano in veloce sequenza dal finestrino dell’auto, non potendo riflettere ma solo guardare ed osservare quanto più potevo, con mio stupore della musica mi è scoppiata in testa anziché pensieri, una melodia forte, meravigliosa, dolce e a tratti dura, il perfetto anello di congiunzione fra il passato di questo popolo e persone con in mano le ultime corde di grandi tradizioni ed il futuro oltre il futuro, che in quel preciso momento la città stava vivendo.
Avanguardia e nostalgia, ammirazione e severità, verde e mattoni, dove avrei messo e come avrei sistemato tutte quelle emozioni.. Mi sono lasciata andare alla melodia che mi trascinava in quel momento e che mi ha accompagnato per tutto il lungo percorso senza parole: Merry Christmas Mr. Lawrence del maestro giapponese Ryuichi Sakamoto si adattava cosi bene alla bellezza della natura come a quella di certi meravigliosi palazzi e complessi architettonici come il Reflections at Keppel Bay dell’architetto Daniel Libeskind, agli Hawker Stalls degli innumerevoli Hawker Centres dove migliaia di persone ogni giorno si riversano a mangiare piatti tradizionali ed economici come ai ristoranti più moderni sparsi per tutta la città, musei d’arte antica e moderna, vecchi templi e moderni centri finanziari.
Alla fine della corsa, la mia conclusione è stata: “Grazie Singapore, la tua è una bella promessa di vita e d’avventura, sei una grande occasione e mi regali entusiasmo. Son felice di ricominciare con te.”
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