Gertrude
Quando emigri in un altro paese, tra le prime cose che dovrai capire è come funziona il sistema sanitario nazionale.
Dovrai cercare delle strutture di referenza a cui rivolgerti per le necessità mediche e molto probabilmente i primi tempi andrai a tentativi.
In Irlanda la sanità è pubblica, ma con delle limitazioni che dipendono dal reddito della persona.
Se hai un reddito davvero basso, il GP (General Practice, l’equivalente del nostro medico di base) è gratuito; se invece sei nella fascia media di reddito, pagherai la visita con un GP. Le tariffe vanno dai € 50 a € 60 a prestazione; se lui si renderà conto che hai bisogno di ulteriori accertamenti, potrà farti rivolgere ad una struttura sanitaria più attrezzata, per esempio per fare un esame radiografico, oppure degli esami del sangue, o una visita più specialistica.
Se gli esami richiesti dal GP saranno fatti presso una struttura pubblica, come un ospedale, allora saranno gratis e non ci sarà da pagare nemmeno il ticket, come succede in Italia.
Avere un’assicurazione sanitaria conviene in Irlanda perché puoi chiedere un rimborso parziale delle spese sostenute, come la visita dal GP che, a questo punto, ti verrebbe a costare un po’ più della metà del costo originario.
Molte aziende e datori di lavoro, tra i benefit contrattuali, ti offrono un’assicurazione sanitaria che puoi accettare così com’è o che invece puoi ampliare, a tue spese.
Le assicurazioni sanitarie sono comunque abbastanza costose; quindi non conviene sempre sottoscriverla, a meno che non si soffra di una patologia cronica per cui si sa già di dover usufruire spesso di assistenza, o se non la offre l’azienda in cui si lavora.
Fatta questa premessa “tecnica” su come funziona burocraticamente la sanità in Irlanda, vorrei condividere con voi la mia esperienza in questi quattro anni di vita a Dublino.
Vorrei parlarvi di una persona davvero speciale che ho incontrato sul mio cammino: una di quelle che tra qualche anno, ripensando alle mie esperienze durante i primi tempi qui in Irlanda, ricorderò sicuramente con affetto, stima e gratitudine. Il suo nome è Gertrude Ronan.
Quattro anni fa, dopo poco che ero arrivata a Dublino, mi arrivò per posta la comunicazione che rientravo di diritto per età nello screening nazionale per la ricerca del tumore al collo dell’utero, e venivo invitata a rivolgermi ad una delle strutture sanitarie che aderivano gratuitamente al programma, per effettuare il mio pap test.
(Qui tutte le comunicazioni ufficiali arrivano per posta cartacea, portate da impavidi postini che sulle loro biciclette, incuranti del vento e della pioggia, ogni mattina puntuali ti consegnano le tue lettere.)
Iniziò così la mia ricerca su internet per capire a chi rivolgermi e mi si aprirono le porte del magico mondo del GP irlandese, questa figura mitica a mezza strada tra un medico di base ed uno specialista, un tuttologo ed un chirurgo.
Un GP, oltre alla normale visita di routine che fanno anche i medici di base italiani, può nella sua struttura fare prelievi di sangue da inviare ai laboratori, fare visite specialistiche come quella ginecologica, prelevare cellule per il pap test e fare micro interventi di chirurgia.
Il primo GP a cui mi rivolsi era un uomo. Lo scelsi perché aveva lo studio vicino a dove abito; ma se con il pap test non ebbi problemi, quando invece mi fece un prelievo di sangue, invece di prendere la vena beccò un nervo! La mia reazione fu di fuga in modo simile a quella che ebbe il Mostro del film Frankenstein Junior quando scappa dalla casa dell’eremita cieco, buttando giù la porta perché gli ha incendiato il pollice.
Purtroppo in quel periodo avevo bisogno di ulteriori visite mediche, poiché stavo passando un periodo di grande stress.
Avevo perso mio padre dopo appena otto mesi che mi ero trasferita all’estero e capirete che il mio corpo stava urlando tutto il mio dolore e me lo diceva con mal di schiena, bruciori di stomaco ed altri piccoli malesseri.
Avevo, insomma, urgente bisogno di un nuovo GP e che questa volta fosse affidabile.
Chiesi consiglio ad alcuni amici irlandesi e loro mi indicarono il nome della dottoressa Gertrude Ronan, dicendomi di lei “è un po’ rude, altri nostri amici l’hanno detestata, però noi ci troviamo bene perché è brava”.
Ci pensai un po’ su e mi dissi che un GP non doveva diventare il mio miglior amico, ma doveva sapermi curare, quindi avrei provato questa dottoressa perché ormai il mio bruciore di stomaco non rispondeva più ai soliti farmaci anti-acido e stavo iniziando a preoccuparmi.
Il giorno dell’appuntamento con Gertrude mi feci accompagnare da mio marito, perché non mi sentivo ancora sicura del mio inglese e comunque dopo l’ultima esperienza horror dal vecchio GP ero davvero terrorizzata dai dottori irlandesi.
Ad aprirci le porte del suo studio fu una signora dall’aspetto simpatico, di piccola di statura; portava gli occhiali, i capelli erano color castano cenere mischiati a del grigio, niente trucco, ma dall’aspetto ordinato, età indecifrabile, pensai sopra la sessantina.
Iniziò la visita come al solito chiedendo delle informazioni base, storia familiare, mi misurò la pressione e prese le misure della mia statura ed il mio peso.
Non so voi, ma in Italia il peso a me lo hanno preso solo quando sono stata visitata dai vari dietologi a cui mi sono rivolta negli anni per perdere i miei chili in eccesso; l’essere “misurata” da un medico di base e’ stata una cosa che mi ha lasciato letteralmente spiazzata.
Continuando la visita le spiegai che avevo diversi problemi: mal di schiena, bruciori di stomaco, le dissi rapidamente che stavo passando un momento di stress per la morte di mio padre e che quindi imputavo questi malesseri forse anche al mio stato emotivo.
Lei continuava a tenere la testa china sui fogli che stava compilando e sembrava non degnarmi di molta attenzione, sino a quando alzò gli occhi dai suoi appunti e mi disse: “condoglianze per suo padre, i suoi problemi sono dovuti al sovrappeso”.
Si alzò e mi mostrò un poster che aveva al muro, dove era ritratta l’immagine di un corpo umano in forte sovrappeso. Il corpo era visto in sezione e dentro si vedevano gli organi stipati in abbondante grasso che li circondava sino a comprimerli, quello stesso grasso che le persone in sovrappeso non hanno solo su fianchi, fondoschiena e pancia, come pensavo io, ma che hanno anche dentro al proprio corpo.
Rimasi perplessa a guardare quell’immagine.
Provai a replicare “ma io ho bruciori di stomaco”, “perché il tuo stomaco è immerso nel grasso”, “ma ho mal di schiena”, “perché sei grassa e la schiena si sforza troppo”, “ma ho perso mio padre”, “condoglianze, ma resti grassa”.
Guardai mio marito e gli dissi in italiano “ma a te non dice niente che sei in sovrappeso anche tu?”, “no: sta visitando te”.
Per farla breve, uscii con una sfilza di analisi del sangue da dover fare e, come motivazione di questi accertamenti, sull’impegnativa, in bella mostra “Motivo degli esami: Obesità”.
I giorni successivi pensai molto a quanto mi aveva detto la dottoressa.
Passai varie fasi; quella divertita ripensando alla visita surreale che mi aveva fatto, la fase dell’arrabbiatura con lei “che non aveva capito nulla di quello che io avevo!”, la fase dell’imbarazzo “mi ha pesata, nessuno può sopravvivere dopo che ha saputo il mio peso!”, la fase del “adesso cambio GP!”.
Nel frattempo però avevo fatto gli accertamenti del sangue da lei richiesti e, qui i risultati li comunicano al dottore che li ha richiesti che poi li girerà a te tramite posta cartacea, quindi, quando qualche giorno dopo la visita da Gertrude ricevetti una sua lettera, e non mi stupii più di tanto, poiché pensai fossero i risultati degli esami del sangue.
Non potevo sbagliarmi di più.
Per posta, Gertrude mi aveva invece mandato un biglietto di condoglianze, ed uno spillino da lutto, accompagnato da un depliant esplicativo in cui trattava il lutto, cosa comportava affrontarlo sia a livello emotivo che fisico, quanto fosse storicamente ed importante l’elaborazione del lutto per ogni essere vivente e di essere pazienti con se stessi, dandoci il tempo necessario per affrontarlo.
Ne depliant c’era anche il significato simbolico dello spillino, dove il cuore rappresentava il centro del nostro cuore e del nostro amore per il caro estinto; i dodici puntini intorno adesso invece erano i mesi dell’anno.
Fui totalmente commossa da quel gesto, perché non mi aspettavo che avesse dato attenzione alle parole che le avevo detto, anche perché davvero glielo avevo detto in maniera rapida e quasi sussurrata perché non mi andava di parlare in maniera più approfondita di quell’argomento ancora troppo doloroso per me.
Gertrude, invece, con un gesto, mi aveva mostrato tutta l’empatia che possedeva e con quel biglietto aveva conquistato la mia fiducia.
Non è comune che un medico senta la necessità di farti le condoglianze per una perdita, a meno che tu non sia tra i suoi amici. Questa delicatezza, questo prendersi cura di me, in tutto, corpo ed animo, mi colpì davvero molto.
Dopo quella lettera iniziai a prendere seriamente in considerazione il mio problema di obesità, come non avevo mai fatto in vita mia, dandogli la giusta attenzione come problematica a livello della mia salute e non solo a livello estetico, perché Gertrude era riuscita con un gesto, una carezza all’anima, a scalfire la corazza piena di paure che mi ero costruita e che mi faceva negare di avere un problema serio con il mio sovrappeso.
Cercai allora una soluzione per dimagrire e la trovai nelle riunioni di auto aiuto della Weight Watchers, ma di questo vi racconterò in maniera più approfondita in un altro post, grazie alle quali sono riuscita a perdere circa venti chili.
Lo scossone per iniziare questo mio cammino di benessere fisico lo devo però tutto a Gertrude ed alla sua schiettezza. Ed oggi, più di prima sento la necessità di ringraziarla e di far conoscere questa piccola, grande donna irlandese anche a voi, perché purtroppo Gertrude ha un cancro allo stadio terminale.
Se n’era accorta circa un anno fa, da alcune analisi di routine che si era prescritta, il cui risultato non la convinceva appieno. Così ha approfondito la situazione e le è stato diagnosticato un cancro al fegato.
E’ stata operata ed era anche tornata a lavoro, tant’è che quando andai per un controllo al suo studio, alla fine di Settembre, dopo il suo rientro dalla malattia, la trovai molto bene e mi fece molta tenerezza il vedere il suo studio pieno zeppo di biglietti di saluti e di bentornata da tutti i suoi pazienti. In quell’occasione mi raccontò delle sue vacanze lo scorso agosto in Italia, in Toscana, di quanto l’avesse amata di quanto le fossero piaciuti l’arte ed il cibo italiano.
Qualche settimana fa un’amica irlandese mi ha detto che Gertrude è andata in pensione.
Il cancro è prepotentemente tornato e lei ha bisogno di tempo per prendersi cura di se stessa. Da bravo medico sa benissimo che allo stadio in cui è non servirebbero le chemioterapie a rallentare il processo, così ha rifiutato le cure se non quelle che l’aiuteranno a gestire al meglio il dolore.
Ha lasciato nello suo ex studio un cartello di spiegazione per i suoi vecchi pazienti, anche quello commovente, come tutti i piccoli gesti che ha fatto per noi questo medico, per me straordinario per la sua empatia, la vicinanza emotiva ad un altro essere vivente.
Perché magari puoi essere rude e sbrigativo nei modi, ma se sei una persona sensibile esce fuori sempre e comunque, e quella frase “It has been a pleasure and a priviledge to have taken care of you” lo ha dimostrato ancora una volta.
Ciao Gertrude, il piacere ed il privilegio di averti incontrato è stato mio.
Grazie per tutto.
Chi sono