Confesso di aver avuto bisogno di parecchio tempo per capire come gestire al meglio le mie giornate, per decidere cosa potesse essere gestito in maniera flessibile e cosa – invece – dovesse rimanere una costante.
Io, ad esempio, ho bisogno di organizzare i miei pasti e le mie pause snack, in modo da esser sicura di mangiare a sufficienza e di non dimenticare qualche pasto per strada. Sì, mi è già successo…
Ma procediamo con ordine…
La mia giornata tipo, se non ho impegni di primissima mattina, mi alzo sempre intorno alle 7:00, 7:30. Come potete vedere ho cercato delle tende che – oltre a garantirmi un po’ di privacy – mi permettono di svegliarmi con la luce, perlomeno d’estate. Mi sciacquo velocemente il viso e – cercando di non inciampare mentre mi dirigo in cucina – preparo il caffè, faccio colazione e poi approfitto della casa ancora relativamente tranquilla per farmi una doccia e vestirmi. Sì, avete indovinato: quando ho provato uno dei due outfit dovevo ancora asciugarmi i capelli. Ops. 😉
Cerco sempre di vestirmi in maniera semplice e pratica, senza però rinunciare a quel tocco in più che regala carattere. Vestendo principalmente di nero e utilizzando pochi gioielli, insomma, diventa un po’ una necessità. Fatto questo vado in biblioteca oppure – come in questo caso – lavoro da casa.
Facendo ricerca per un dottorato e insegnando in una scuola allo stesso tempo – nemmeno a dirlo – a volte occorre essere un po’ più flessibili e gestire le giornate in modo da conciliare proprio tutto, ma fintanto che lo si fa col sorriso sulle labbra perché no? Insomma… prendo appunti, butto giù schemi, a volte correggo qualche compito volante dei miei allievi e ben presto è ora di fare pranzo.
Un piatto di pasta, un’insalata o della frutta e via di corsa: pur avendo il tempo relativamente contato cerco di approfittare della pausa pranzo per fare una breve passeggiata – la collina che vedete si trova esattamente dietro casa mia.. tre minuti a piedi – per riordinare le idee, eventualmente meditare e poi via al lavoro! A volte in autobus, spesso in treno.. la vita del pendolare ormai non mi molla più e confesso che avere quei 30-40 minuti di tempo per ascoltare musica, leggere un libro o buttare giù qualche riga ha contribuito a fare del viaggio per o dal lavoro una sorta di rito. Poi, ovviamente, ci sono anche le corse, i minuti di ritardo, gli scioperi (per fortuna questa volta pochi), gli ombrelli dimenticati e quanto altro ma – sorpresa! – preferisco pensare positivo. 😉
Lavoro con tre VHS diverse: si tratta di università popolari che offrono corsi di lingua, informatica, ikebana, yoga e chi più ne ha più ne metta… questo significa che oltre a preparare le lezioni – spoiler alert: seguire il libro NON basta, se si vogliono dei risultati efficaci e degli studenti soddisfatti – è tutto un controllare eventuali esercizi, preparare input di discussione (ho anche un gruppo che fa principalmente conversazione) e poi segnare tutto sui miei mini-registri e apporre la mia firma. So che nell’Istituto dove studia mio cugino ora utilizzano registri elettronici e quanto altro… confesso che l’azione di scrivere ancora tutto a mano mi riporta ad alcuni momenti memorabili del mio percorso al liceo e a tutto quello che ho imparato. Non necessariamente dietro i banchi.
Concluso il lavoro mi dirigo di nuovo in stazione e da lì a casa. Di norma trovo la cena che avevo preparato – meal-prep… questa salvatrice! – e almeno una delle mie due coinquiline. Ergo tra una chiacchiera e l’altra mangiucchio qualcosa, prima di rimettermi al lavoro per un’oretta, poi guardare un film (meglio: tentare di non addormentarmi entro la prima decina di minuti) o leggere ancora qualche pagina. Al momento sto leggendo “Eva dorme”, un romanzo di Francesca Melandri e devo ammettere che nonostante un inizio un po’ lento non è niente male, come lettura. Verso le 23:30 – a volte anche prima – spengo la luce, mi stendo, medito ancora una decina di minuti (se non crollo prima, s’intende) e ahem… buonanotte.