La parola Gnawa è la resa araba, plurale di Gnawi, del termine berbero (a)gnaw, che indica le popolazioni dell’Africa Nera, a sud dei territori di lingua berbera. I Gnawa costituiscono un gruppo etnico formato dai discendenti di antichi schiavi neri provenienti dai paesi dell’Africa subsahariana. (Cit. Wikipedia).
Qui ad Essaouira si svolge il Festival di musica Gnawa, il più grande festival dell’Africa che ospita ogni anno decine di migliaia di visitatori.
Ero molto curiosa di vedere questo evento.
Il primo approccio con i musicisti Gnawa : ero in negozio e improvvisamente ho sentito avvicinarsi un suono di tamburi. Sono arrivati sulla piazza del nostro locale 5 o 6 musicisti suonando tamburi e qraqeb (nacchere in metallo) ed esibendosi nella loro danza tipica: fatta di balzi, flessioni, movimenti veloci e salti altissimi a gambe divaricate che mi ha lasciata stupita per l’ agilità di questi “musicisti”, dei veri e propri atleti.
Ogni confraternita era vestita con abiti tipici di colori differenti ed ha sfilato, in mezzo a migliaia di spettatori allegri e curiosi suonando, cantando e danzando. Ho trovato la parata magnifica.
Una sera abbiamo provato ad andare ad uno dei tanti concerti sulla piazza e devo ammettere che alla terza canzone ero già stufa: questa è una musica molto ripetitiva, una canzone può durare molto e in gran parte dei casi si ripete più volte lo stesso ritornello.
Torno a casa un po’ delusa ma il giorno successivo inizio a fare domande a chi mi sta attorno e vive qui da tanti anni per sapere qualcosa di più su questa musica. Mi spiegano che è una musica rituale, mistica, che viene utilizzata all’interno di cerimonie volte ad invocare spiriti, angeli e santi. Il maâlem (maestro) entra in contatto con l’aldilà.
Questa musica ipnotica, fatta di bassi molto ritmati ha il potere di far cadere in trance chi la ascolta.
Siamo andati a cena da amici, una coppia di italiani che vivono tra qui e l’Italia da più di vent’anni.
Dopo la cena sono arrivati tre Gnawa, invitati a suonare per gli ospiti.
Il maâlem, amico della coppia, è molto conosciuto in città, costruisce strumenti ed è uno dei 140 maestri di musica Gnawa del Marocco. È un personaggio ambiguo che fuma kif, beve vino durante le cerimonie, ride scherza, balla e suona il suo guembri (una sorta di basso a tre corde che ha costruito lui stesso) con una destrezza a dir poco disarmante.
Si è presentato con qualche battuta in inglese e francese e 5 minuti dopo ci stava dicendo che “Siamo tutti fratelli, perché Dio è uno solo, che lo si chiami Allah o in altro modo, lui è dentro al nostro cuore”.
Hanno iniziato a suonare e, complici l’ambiente familiare e la compagnia di ospiti che si era già molto ben amalgamata durante la cena, dopo pochi minuti ho cominciato a sentire la musica attraversarmi il corpo e la testa. Non riuscivo a non muovermi a tempo, come faceva ogni altro spettatore attorno a me, qualcuno infatti si è messo a ballare, altri a suonare i qraqeb ed altri ancora a ad accompagnare la musica battendo le mani.
Mi sentivo come ipnotizzata e carica di energia positiva. Una bellissima sensazione. Ovvio che non sono entrata in trance, non fa parte della mia cultura né del mio modo di essere, ma mi sembrava di capire che quella non fosse solo musica, che dietro ci fosse qualcosa di più. Il suo potere ipnotico, insomma, mi aveva completamente conquistata.
Dopo un paio d’ore che i nostri intrattenitori suonavano abbiamo sentito bussare alla porta. I padroni di casa sono andati ad aprire, sentivamo parlottare e dopo qualche minuto lui è venuto a chiamare il maâlem che lo ha seguito.
Ad un tratto sono tornati accompagnati da una donna in uno stato di “dormiveglia” che immediatamente è crollata davanti ai nostri piedi.
Il maestro ha ripreso a suonare, accompagnato dagli altri musicisti.
La donna si è alzata ed a iniziato a ballare freneticamente, qualcuno le ha coperto il volto con un velo e lei ha continuato a muoversi, ballare, stendersi per terra, rotolare, sbattere con forza le mani a terra, rialzarsi e girare su se stessa al ritmo sempre più veloce della musica.
Il velo le è caduto dal viso ed aveva un’ espressione animalesca, stravolta. Non so dire per quanto tempo sia rimasta in questo stato ma ad un tratto è ripiombata a terra, immobile.
I musicisti hanno continuato ancora per qualche minuto a suonare e quando hanno smesso la donna si è rialzata ed è scappata via.
Il padrone di casa ci ha spiegato che la signora è la sua vicina e sentendo la musica è entrata in uno stato di trance che l’ha guidata dal maâlem.
Ecco il vero potere e la bellezza della musica Gnawa. Un’esperienza molto intensa. Un tuffo in un mondo parallelo.
Chi sono
1 Commento
Che storia Francesca!! Ho visualizzato la scena, mi e sembrato come un rito vodoo, oppure le danze della Taranta dove la musica trascina e in alcune persone provoca la trance. Ho assistito a degli spettacoli di musica gnawa a Merzouga e anche ad Essaouira, e sono affascinata dalla musica, dalla danza, dai musicisti.