La mia gravidanza in Germania ai tempi del Covid
Il 17 Marzo 2020 ho fatto il test di gravidanza ed era stato dichiarato da una settimana lo stato di lockdown in Italia.
Il risultato del test ci ha resi felicissimi, quello che stava accadendo nel mondo un po’ meno.
Da persona che cerca sempre di razionalizzare e mantenere i piedi per terra, mi sono detta che avrei potuto farcela, nonostante tutto, e che proprio durante quel periodo c’erano delle persone che stavano partorendo. Cosa avrebbero dovuto dire loro? “Io ho ancora un po’ di tempo”, mi ripetevo.
Nei giorni successivi è iniziata la ricerca di una ginecologa qui in Germania. Qualche amica mi aveva dato dei consigli ma non mi convincevano, allora ho fatto da sola. Ho semplicemente scritto su google e ne ho trovata una nella città in cui vivo.
Primo appuntamento preso. “Mi raccomando, deve venire da sola causa covid”.
Da sola? Come se non fosse già tutto così pesante, devo andare anche da sola? E se non capisco tutto? E se non so cosa fare? Mille paranoie ma la situazione è quella che è e purtroppo mio marito non potrà venire. “Devi andare da sola Daniela, mettiti l’anima in pace”.
Quel giorno arriva e, come succede sempre quando abbiamo l’ansia di qualcosa, passa più in fretta di quanto possiamo immaginare.
Le infermiere nello studio della dottoressa mi fanno compilare un questionario con tutte le informazioni ed è scontato dire che non capisco tutto. Ma thanks God, we have Pons! Il mio traduttore di fiducia. La prima visita procede bene e la dottoressa è dolcissima. Mi fa sentire subito a mio agio ed io chiarisco immediatamente che vivo qui da 3 anni e di conseguenza non capirò tutto di quello che lei dirà.
A dispetto dei luoghi comuni, i tedeschi sono sempre così gentili e cordiali. Certo il rispetto è la prima cosa, altrimenti vanno in bestia.
Ma se tu sei corretto ed esatto con loro, loro lo saranno ad occhi chiusi con te.
Le visite successive sono state una novità per me. Non solo perché ero in attesa del mio primo figlio ma anche perché lo ero in un paese straniero e soprattutto durante una pandemia mondiale.
La gioia di questa notizia non mi ha però mai abbandonata. Certo, avrei voluto che mio marito mi accompagnasse quando ho fatto la prima ecografia o quando ho sentito per la prima volta il battito di una vita che cresceva dentro di me. Non c’era lui lì a tenermi la mano come nei classici film americani quando il dottore comunica se sarà maschietto o femminuccia.
Ci siamo dovuti adattare facendo i video delle ecografie, emozionandoci ed abbracciandoci nel parcheggio in cui lui mi aspettava quando, uscendo dallo studio medico, gli ho detto: “Arriva la nostra principessa, come avevamo sempre pensato”.
Abbiamo dovuto comunicare tutto ai nostri cari per telefono, provando una gioia indescrivibile anche se il modo in cui lo abbiamo fatto era diverso dal solito.
Le visite mi sono state pagate tutte dall’assicurazione sanitaria, a parte qualche controllo extra che ho scelto di fare io.
Ma, anche in quel caso, ho potuto fare richiesta per ricevere un rimborso. In più ho avuto la possibilità di scegliere un’ostetrica che mi ha seguita durante tutti e nove i mesi e che viene ancora a casa a controllare la piccola, fino alla sua dodicesima settimana. Sempre tutto compreso nell’assicurazione.
La Germania ti offre o questa possibilità oppure quella di avere un’ostetrica solo durante l’ultimo mese di gravidanza e nel periodo successivo che ti verrà però assegnata in ospedale quando andrai a fare la registrazione per il parto. Ovviamente, anche lì sono dovuta andare da sola.
Mi hanno fatto vedere le sale parto, la sala operatoria per un eventuale cesareo, stanze per i controlli, i tracciati, bagni con doccia e vasca per il parto in acqua… insomma una vera e propria oasi della maternità, così come c’era scritto all’entrata del reparto.
Ho partorito il 18 Novembre ed il diffondersi della pandemia, che sembrava essersi attenuato un po’ in estate, permettendoci anche di scendere in Italia dalle nostre famiglie, si è ripresentato proprio all’inizio di Novembre, dividendo l’Italia in zone in base alla gravità della situazione ed iniziando a spaventare lo stato tedesco che, anche con meno contagi rispetto all’Italia, iniziava a chiudere bar, ristoranti, piscine e tutti i luoghi che prevedevano assembramento.
Le mie ansie più grandi erano due, quella che i miei genitori non sarebbero potuti venire e quella che mio marito non avrebbe potuto assistere al parto. Per fortuna non si è avverata nessuna delle due. I miei genitori sono arrivati con l’ultimo volo previsto da Napoli, facendosi i tamponi e non potendoci nemmeno abbracciare quando sono arrivati. Ma la cosa più importante è stata la loro presenza qui per me, a prescindere da tutto. Non ce l’avrei fatta senza.
Il giorno del parto poi, non è andato esattamente come immaginavo.
Dopo una sofferenza durata tutta la notte per contrazioni forti dovute ad un’induzione che mi è stata fatta perché mi si erano rotte le acque ma non c’era dilatazione, hanno optato per un cesareo. Ero stremata e la mia piccola anche.
Ma per qualunque cosa medici, infermieri ed ostetriche erano lì. Venivano a controllare il mio stato continuamente e mi ribadivano che potevo chiamarli sempre.
Anche la mia seconda ansia fortunatamente non ha avuto conferma perché ho potuto chiamare mio marito che si è precipitato in ospedale per poter assistere al parto, dopo il suo secondo tampone.
Non so come io abbia fatto a parlare tedesco sotto anestesia.
Continuavo a ripetere al dottore che mi sentivo confusa e che non avevo più sensibilità alle gambe, ovviamente, e che avevo formicolio alle braccia. “Das ist ganz normal” mi ripetevano.
Me lo sono sempre chiesta. Come farò a parlare tedesco in una situazione del genere, in preda ai dolori? Ed invece ce l’ho fatta.
Ho sopportato i dolori del prima e del dopo, ho parlato in tedesco, li ho capiti e loro hanno capito me. E poi sono rimasta sola in ospedale, per 3 lunghi ed interminabili giorni. Non vedevo l’ora di tornare a casa perché è stata dura, sì. Soprattutto all’inizio.
Chi è che sa come comportarsi con un bambino piccolo? Come si dice da noi “Nisciuno è nato ‘mparato” e cioè che nessuno è nato già istruito ma c’è sempre tempo per imparare qualcosa.
Non ci credevo quando mi dicevano che noi donne possiamo tutto, che il dolore è forte ma possiamo sopportarlo e soprattutto superarlo.
Certo, se una cosa non la vivi sulla tua pelle non puoi capire.
Io di sicuro ne sono uscita più forte ed ho pensato a tutte quelle donne, o meglio a tutte quelle persone, che durante questo periodo si sono trovate da sole, a vivere una malattia sconosciuta, senza una cura precisa e senza le persone care accanto. Mi sono sentita fortunata ad avere mia figlia, la mia gioia più grande, con me.
Perciò Amore mio, vorrei raccontarti tante cose.
Vorrei poterti dire che sei nata in un periodo bellissimo, in cui si cammina per strada felici, ci si abbraccia e ci si bacia senza un reale motivo.
Vorrei dirti che nel momento in cui sei nata ci sono i mercatini di Natale un po’ dappertutto che regalano quell’atmosfera magica che solo a Novembre e Dicembre si può avere. Le famiglie e gli amici si riuniscono, chiacchierano felici sorseggiando una tazza di Glühwein.
Ma non è così.
Quello che però ti prometto è che per quando crescerai tu il mondo sarà migliore. Mamma e papà ti faranno viaggiare, perché viaggiare apre la mente ed il cuore, e ti porteranno dai nonni, gli zii, i cuginetti, perché è questo il bello della vita, saper apprezzare le cose semplici.
Se c’è una cosa che tutta questa situazione ci ha insegnato è che non abbiamo bisogno di chissà cosa se accanto a noi ci sono le persone che amiamo.
Chi sono
6 Commenti
Che bello rileggerti! Bell’articolo e bello anche il modo in cui descrivi la sanità tedesca. In tempi come questi è importanti sentirsi capiti e tutelati. E poi, se hai potuto parlare tedesco durante un’anestesia, ormai nessuno ti fermerà più 😀 Tanti auguri per la nascita della piccola Dora ❤️
Chiara – Parigi
Grazie mille Chiara <3
Hai perfettamente ragione. La situazione è quella che è e vedere l'attenzione ed il rispetto che hanno avuto per me in quella occasione è confortante.
Un abbraccio e spero di poter portare presto la mia piccola a vedere Parigi <3
Ciao Daniela, leggere il tuo articolo è stato emozionante. Per il racconto positivo, sebbene in un periodo così critico come la pandemia.
Mi rivedo in te-sono nata a Dortmund, e ti confermo che tutto il sistema è efficiente-mio marito è napoletano e aspettiamo per fine gennaio la nostra principessa, sebbene siamo in Belgio, non tanto distanti. Fino ad ora, la mia esperienza è stata simile alla tua, vi aggiornerò circa il parto ed il post nella terza ondata.
Intanto, auguri e complimenti (se hai parlato in tedesco sotto anestesia, puoi tutto!).
Manuela – Bruxelles
Manuela grazie mille per le tue parole e augurissimi anche a te per l’arrivo della tua principessa <3 Si, aggiornaci. Sono curiosa di leggere la tua esperienza in Belgio.
Un abbraccio grande :*
Anch’io mi sono commossa! Bellissimo articolo e tanti auguri a te e alla tua bimba 🙂
Grazie Maria Luisa <3
Un abbraccio a te e un saluto alla bellissima Barcellona!