La guerra e le trattative di pace alle donne
Di nuovo guerra. Ci risiamo. 2022.
Dopo missioni su Marte, treni ad alta velocità, videochiamate tra persone che collaborano tra i due estremi del globo.
Dopo robot che ti cucinano e ti puliscono il pavimento, mani bioniche, chirurgia robotica, assistenti digitali che ti spengono e ti accendono le luci di casa, computer quantici e sistemi di riconoscimento facciale.
In questi giorni, convogli di soldati impauriti giocano al piccolo chimico attorno a centrali nucleari pericolosissime ubicate alle porte d’Europa.
Oggi, che si discutono misure per ridurre la plastica negli oceani e si studiano modelli di dieta sostenibile per consumare meno carne.
Bambini prematuri e altri con dialisi, atterriti, devono nascondersi nei sotterranei e, quelli più fortunati, camminare per giorni con temperature sotto lo zero, senza sapere se rivedranno il padre rimasto a combattere.
Hanno i volti di chi ha conosciuto il terrore da un giorno all’altro e saranno traumatizzati per sempre.
Oggi, che nelle scuole si insegna l’intelligenza emozionale, che maestre e genitori si impegnano a gestire i conflitti tra bambini col dialogo e senza la bacchetta dei primi del ‘900.
Adesso che siamo poliglotta, che parliamo di apprendimento per tutta la vita, che abbiamo viaggiato tanto.
Ora che ci siamo mischiati e abbiamo creato famiglie multiculturali.
Oggi che impariamo a respirare con yoga e mindfulness, che facciamo coaching e pratichiamo tecniche di rilassamento per gestire lo stress, oggi che la medicina tradizionale e quella orientale dialogano.
Oltre all’assurdità della guerra in genere, di cui non ci siamo ancora liberati, ci sono altre cose che non funzionano e che sono molto collegate tra loro e alla guerra stessa. Una di queste è la produzione forsennata di armi che di tanto in tanto devono essere smaltite per arricchire i signori della guerra. L’altra riguarda l’iniqua distribuzione delle risorse nelle mani di pochi potenti che hanno poco a cuore la propria stessa vita ma che possono decidere delle sorti del mondo intero. Il progresso vero non può esserci se non arriva una rivoluzione dal basso in cui tutta la popolazione sia rappresentata.
Quando, in una guerra, ci sono “negoziazioni di pace”, chi si siede al tavolo delle trattative sono sempre uomini molto potenti.
L’altra metà del genere umano non è rappresentata, io non mi sento rappresentata.
Se mai sopravvivremo a questo periodo e una guerra nucleare e radioattiva non ci annichilerà prima, fra cinquecento, duecento, cent’ anni, o magari anche prima, in caso di conflitti (perché ce ne saranno) voglio vedere al tavolo dei negoziati gruppi di donne.
Per par condicio solo donne, in questi giorni (anzi, millenni) ho visto solo uomini, trogloditi.
Immagino donne incinte, altre senza figli e altre con bambini (non troppi, gli altri col papà) che corrono attorno al tavolo dei negoziati, che deve essere rotondo, con tè, caffè e pasticcini. Dopotutto, in questi due anni di pandemia, ci siamo abituati a fare riunioni tra cambi di pannolini e canzoncine.
Questi due anni ci siamo uniti contro un nemico comune e abbiamo guardato negli occhi i nostri vicini sui balconi di casa mentre si applaudiva ai medici, prima questi vicini erano degli sconosciuti.
In questi due anni ci siamo fermati a riflettere in solitudine tra quattro pareti, mentre cinghiali e oche ripopolavano le arterie principali delle grandi città! E poi che è successo? Ci siamo divisi di nuovo?
Assurdo quello che dico? E perché? Non è assurdo quello abbiamo vissuto negli ultimi due anni?
Non è assurdo quello che sta accadendo in questo momento? Perché non possiamo auspicare che siamo noi donne a prendere decisioni così importanti a livello mondiale? Non voglio la first lady dietro al presidente né la prima vicepresidentessa degli Stati Uniti. Questo è un contentino per tenerci buone. Io penso in grande. Nei prossimi decenni voglio vedere governi di donne in tutto il mondo, team interi di donne per la prima volta nella storia, moltissime donne sui tavoli dei negoziati. Immagino un’atmosfera distesa e un po’ caotica, ma anche creativa e produttiva. Gli uomini devono essere al nostro servizio come noi lo siamo oggi per loro. Perché ho la sensazione che si arriverebbe ad accordi migliori e in tempi brevi?
Qualche giorno fa, ascoltavo che tra un anno, in primavera, Plutone entrerà in Acquario, poi tornerà retrogrado in Capricorno per qualche mese, e poi, nel 2024, si riposizionerà sull’Acquario per i prossimi vent’anni. Plutone indica trasformazioni profonde e cicli di morte e rinascita, l’Acquario è un segno collettivo che rappresenta i popoli, le organizzazioni, i governatori e le società.
Gli astrologi, nei prossimi anni, si aspettano rivoluzioni e grandi cambiamenti sull’organizzazione della nostra società.
Al di là dell’astrologia (c’è a chi piace e a chi no, chi ci crede e chi no), è lampante che l’assetto geopolitico mondiale è cambiato in modo considerevole.
Io credo che il pendolo della storia si muova verso una progressiva e lenta evoluzione del genere umano, nonostante momenti di arresto e di tenebre come quello che stiamo vivendo. Voglio sperare che nessuno prema nessun bottone nucleare, che supereremo questa crisi mondiale e che getteremo le basi per un mondo più giusto in cui le donne, per la prima volta, siano davvero protagoniste.
Chi sono