Ormai e’ appurato, non ci si stanca mai di guardare la bellissima Singapore.
E’ una citta’ sorprendente e divertente, con caratteristiche peculiari davvero singolari se si pensa, per esempio, che e’ immersa nella foresta pluviale piu’ “curata” del mondo, oppure che riesce a mantenere livelli di pulizia altissimi pur essendo quasi sprovvista di cestini per i rifiuti, per non scordare che offre cinguettii di uccelli registrati laddove le vie del centro non fossero tropppo vicino alla foresta o ad uno qualsiasi dei suoi innumerevoli parchi; ed e’ affascinante, sia nella sua natura che nelle sue architetture, il business district e i suoi bellissimi landmarks sono costruzioni spesso futuristiche che, a loro volta, ombreggiano distintive architetture d’Heritage crogiolate fra i loro lussureggianti alberi e giardini nei quartieri circostanti.
Chi ha avuto la fortuna di osservare Singapore in una delle sue splendide giornate soleggiate, vibrante e rigogliosa, o di passeggiare godendosi tutte le sue inaspettate e colorate tipicita’, non puo’ davvero immaginarsela cosi oggi: grigia e spenta, avvolta nella triste e densa nebbia del fumo dell’Haze e nel fortissimo e nausenate odore di bruciato che molto spesso l’accompagna.
Singapore e’ stata colpita dall’Haze da due mesi ormai e la situazione non accenna a migliorare al momento, pare per una sfortunata coincidenza di situazioni: la stagione secca, che ha impedito le pioggie in tutti i territori dell’area a partire dal paese da cui hanno origine i costanti incendi che danno vita all’Haze, e i venti, che hanno spinto costantemente nella direzione di Singapore e dintorni; assieme, le due circostanze, hanno dato origine ad una situazione mai verificatasi prima che sta seriamente preoccupando tutti i cittadini della citta’ e per la quale, non si capisce ancora bene, quali siano le precauzioni che lo Stato abbia intenzione di attuare.
Alcuni paesi limitrofi, ma soprattutto l’Indonesia, con ricorrenza annuale da decadi oramai, bruciano illegalmente piantagioni di alberi di Palma per la produzione del suo noto Olio, e questo per dare spazio alle piantagioni della nuova stagione. Il fuoco viene usato per la velocita’ con cui elimina queste enormi quantita’ di legno che, altrimenti, sarebbero dovute essere smaltite diversamente e con ben altri costi, ma pare che lo sfruttino anche con la primordiale convinzione che le ceneri depositate fertilizzino i terreni, mentre invece, a lungo termine, queste terre non possono far altro che inaridire.
In questo scempio che colpisce principalmente e molto gravemente le popolazioni degli stessi paesi appestatori, diverse persone infatti sono gia’ morte in Indonesia e, al momento, una parte della sua popolazione sta muovendo altrove, sono coinvolte compagnie private ricercate sia dal paese in cui il reato viene commesso, sia dai paesi limitrofi che, a seconda della gravita’ di concentrazione dei fumi volati sui loro territori, si vedono costretti a limitare la liberta’ della vita quotidiana della loro popolazione suggerendo anche di non uscire di casa e di chiudere le scuole ai bambini.
Ma cio’ che quotidianamente si pretende di ignorare ormai e’ che alle spalle di tale situazione c’e’ il business mondiale di questo “Poor Man’s Oil” – l’Olio di Palma – cosi chiamato per via del suo costo molto economico e, senza dubbio, il maggior colpevole di questo disastro ambientale siamo noi, il consumatore finale, che avanza la continua richiesta di alimenti contenti questo prodotto in tutto il mondo; tutto cio’ senza tenere presente anche che ettari infiniti di foresta vergine vengono distrutti giornalmente per dare origine a nuovi terreni pronti alla coltivazione, oltre a quelli che gia’ sono coltivati, sradicando innumerevoli razze di flora e fauna dal loro habitat naturale e portando ad una piu’ veloce estinzione alcune specie particolari come gli Oranghi.
L’Haze sono fumi densi di pulviscolo infinitesimalmente piccolo, composti di particelle chiamate PM2.5, con un diametro inferiore ai 2.5 micron appunto, che, se respirate in quantita’ si depositano nei bronchi e nei polmoni fino a penetrare nel sangue, causando diversi problemi come allergie, asma, dolori alla gola, agli occhi, nausea e vomito, fino a patologie piu’ serie nei casi di grave esposizione e alla morte. I fumi, spinti dal vento, volano dai focolai Indonesiani fino ai paesi limitrofi accecandoli, perche’ la visibilita’ e’ spesso ridottissima, e soffocandoli, perche’ l’odore di bruciato e la densita’ dei pulviscoli sono spesso irrespirabili, costringendo, a volte, la popolazione a cercare di respingere l’Haze anche all’interno delle proprie case, con asciugamani ammucchiati alla base di porte e finestre per non farla entrare, e a munirsi di macchine per filtrare e migliorare la qualita’ dell’aria che si respira.
Il Governo di Singapore provvede i suoi cittadini con siti web continuamente aggiornati che, in particolare, informano sulla concentrazione delle particelle PM2.5 presenti nell’isola.
A parte i rischi per la salute che sono la prima preoccupazione in assoluto di tutta la popolazione di Singapore, in quanto, oltre all’Haze stesso, il non poter cambiare aria nelle case e nei locali della citta’ non fa altro che potenziare il possibile prolificare anche di altre malattie, basti pensare che l’umidita’ di questo paese, infatti, funge facilmente da incubatore, questo Haze condiziona davvero anche la vita quotidiana di ogni individuo: i bambini che normalmente possono giocare all’aperto sono costretti a vivere in casa, specialmente quando le scuole vengono chiuse, ma anche gli adulti preferiscono limitare le loro uscite, nessuno fa piu’ sport all’aperto e si preferisce comprare gli alimenti nei supermarkets online, tutti sono a disagio e la citta’ si spegne.
Incredibilmente, una volta spenti i fuochi l’Haze si dissipa e sparisce riportando la citta’ e la vita della sua popolazione alla piena normalita’, anche se in verita’ c’e’ chi sostiene che l’aria a Singapore non e’ mai pulita tanto quanto quella di altre capitali. Ma e’ anche vero che alcune altre citta’ nel mondo, come Sanghai invece, presentano un vero e altissimo grado d’inquinamento persistente, che non puzza di bruciato come l’Haze, ma che e’ sempre presente, e li davvero la vita e’ condizionata tanto da dover decidere se si vuole vivere in quel luogo o meno.
Sono stati mesi difficili questi ultimi due a Singapore, in particolare noi, mamme di piccoli amori e persone con una grande coscienza davvero dentro al nostro cuore, ci siamo ritrovate a discutere vivamente la situazione, il nostro futuro, la salute nostra e dei nostri bimbi, cio’ che sta accadendo alle popolazioni vicine, il nostro comportamento quotidiano come consumatrici, e anche la possibilita’ di lasciare il paese e il lavoro per preservare la salute a scapito della sicurezza attuale, insomma, fra tante divergenze e necessita’ diverse, alla fine ci siamo ritrovate a confermare che le nostre paure sono le medesime e, personalmente, mi sono compiaciuta d’essere circondata da donne in gamba, pronte come me a discutere ed ad agire in caso di necessita’, e non solo.
Nel cielo, un piccolo cerchio di sole appannato spinge con fatica i suoi raggi dietro all’Haze questa mattina, numerose rondini si rincorrono giocando sopra il parco del Keppel Golf Club in Telok Blangah Road e nel vicino Labrador Nature Reserve Park.
Noi siamo fortunati, sempre e nonostante tutto, e la splendida natura che guardo rapita dalle finestre del mio appartamento nel condominio Reflections At Keppel Bay, non me lo fa mai dimenticare. L’Haze se ne andra’ anche quest’anno, e noi torneremo alle nostre routines, alle nostre mille avventurose. Guardo fuori dalla finestra e mi rassereno.
Chi sono
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2 Commenti
Carissima,
A pechino nebbia costante e attenzione perenne alle pm 2.5 ! Siamo tutti muniti di purificatori d’aria a casa, nelle scuole e negli uffici!
Comprendo bene lo stato d’ansia
Grazie per il messaggio Valentina! Mi era gia’ capitato di vivere l’Haze durante questi anni di permanenza, ma mai cosi prolungato nel tempo come e senza davvero essere a conoscenza dele azioni del Governo in merito. Non sappiamo se si riverifichera’ in questi termini o se l’anno prossimo tornera’ una situazione “normale” di due o tre settimane, il cui valore pero’, potrebbere essere anche piu’ intenso di quest’anno. Una situazione difficile che investe buona parte dell’Asia e di cui non si e’ a conoscenza finche’ non ci si ritrova davvero coinvolti. Tanti cari auguri a te a Pechino e speriamo tempi migliori per tutti a questo riguardo.Ciao!